Partendo dall’alto a sinistra – Gino Parenti – Giuseppe Tendola (Vilmo) – Luciano Righi – Luigi Amedeo Giannetti – Nino Gerrini – Ubaldo Cheirasco -Angelo Trogu – Domenico Mosti –
INTRODUZIONE
di M. T. Mori
I fatti di Valmozzola del Marzo ’44 costituiscono uno dei primi avvenimenti di larga risonanza nella storia dello sviluppo delle formazioni partigiane in provincia della Spezia (1). L’episodio si svolse in due tempi, di cui uno fu la drammatica conclusione dell’altro: l’assalto al treno nella stazione di Valmozzola da parte dei partigiani del gruppo Betti il 13 Marzo, e la rappresaglia nazifascista che ne seguì, portando qualche giorno dopo alla fucilazione di sette «ribelli ».
Al Valore Militare il Gonfalone del Comune di Borgotaro
Introduzione
L’Associazione Partigiani Cristiani ho voluto curare la pubblicazione del discorso del 21 settembre 1985 del dott. Giuseppe Costella alla presenza della Repubblica e delle più alte cariche dello Stato, della Regione, delle provincie dei Comuni in occasione della consegna del Gonfalone del Comune di Borgo Val di Taro della Medaglia d’oro al valore militare per rendere un riconoscente omaggio all’entusiasmo ed al tenace impegno coi quali l’amico Costella, prima come Sindaco di Borgotaro poi consigliere regionale, ha perseguito l’obiettivo di far ottenere la più alta ricompensa della Patria per onorare l’olocausto di tante vite, le sofferenze dei feriti e dei mutilati, il valore delle formazioni Partigiane e il sacrificio delle popolazioni e del clero dell’Alti Valli del Taro e del Ceno.
Il contenuto del discorso non ha voluto essere soltanto una carrellata retrospettiva dei tanti momenti ed episodi di cui è costellata la Resistenza delle nostre valli, ma ha voluto affermare che quel “passato” come direbbe quel grande resistente e maestro che fu per tutti noi don Giuseppe Cavalli – è stato “ un motivo perenne di prospezione in avanti, un impegno di vita, un momento di cosciente e vigorosa ripresa, un ricordo annunzio che si stacca dal passato, freme nel presente e si proietta nel futuro, perche abbia da risplendere più alta, più viva, più lucente la fiaccola della Resistenza”.
Ecco questo è il significato del discorso pronunciato dall’amico Costella nella esaltante occasione della consegna Medaglia d’Oro ed un messaggio che affettuosamente viene affidate ai giovani di oggi affinché dalla storia scritta col sangue dei giovani d’allora, i loro padri, ne traggano insegnamento ed esempio.
Sergio Giliotti Presidente dell’Associazione Partigiani Cristiani di Parma 25 Aprile 1986.
I fatti di Valmozzola ( Gruppo di Monte Barca ) 13 – 17 Marzo 1944
Cippo a Valmozzola vicino alla stazioneLapide Stazione di ValmozzolaAngelo Trogu nato a S. Terenzo di Lerici nel 1924Domenico Mosti nato alla Spezia nel 1924Gino Parenti nato alla Spezia nel 1924Giuseppe Tendola ” Vilmo” nato a Sarzana nel 1922Luciano Righi nato alla Spezia nel 1924Luigi Amedeo Giannetti nato a nel 1923Nino Gerrini nato a Lerici nel 1926Ubaldo Cheirasco nato alla Spezia nel 1922Essiccatoio dove furono catturatiProssimità dell’essiccatoioValmozzola Luogo della FucilazioneManifesto X Mas
INTRODUZIONE
di M. T. Mori
I fatti di Valmozzola del Marzo ’44 costituiscono uno dei primi avvenimenti di larga risonanza nella storia dello sviluppo delle formazioni partigiane in provincia della Spezia (1). L’episodio si svolse in due tempi, di cui uno fu la drammatica conclusione dell’altro: l’assalto al treno nella stazione di Valmozzola da parte dei partigiani del gruppo Betti il 13 Marzo, e la rappresaglia nazifascista che ne seguì, portando qualche giorno dopo alla fucilazione di sette «ribelli ».
Il gruppo Betti era nato nella Val Ceno spontaneamente, e in un primo tempo senza alcun intervento diretto da parte di partiti antifascisti, essendosi formato intorno alla figura di Mario Betti, uomo di cui ancor oggi è sconosciuto il vero nome, quasi sicuramente proveniente dal Piacentino e che si trovava nella zona fin dal mese di Dicembre. Valmozzola è precisamente in provincia di Parma; ma l’episodio di cui si tratta si inserisce a buon diritto nella storia delle formazioni partigiane che avevano come riferimento politico e organizzativo gli esponenti antifascisti e il C. L. N. della Spezia. Mario Betti aveva già partecipato allo scontro che si era svolto ad Osacca contro reparti fascisti qualche tempo prima.
Era il giorno del mio settimo compleanno, il primo che festeggiavo fuori casa, la mia comoda casa di Borgotaro. Infatti, a causa dei frequenti bombardamenti aerei che avevano come bersaglio il ponte ferroviario, i miei genitori avevano deciso di trasferirsi in una piccola casa nei boschi di Frascara, lontana e nascosta dalla strada provinciale. Vi si arrivava da un sentiero sterrato che partendo dalla strada per Berceto s’inoltrava nel bosco.
Sarebbe bene, prima di narrare la cruda cronistoria di numerosi fatti d’arme della Prima Brigata Julia, illustrare il periodo precedente il primo aprile 1944 per far presente le lunghe fatiche, le gravi privazioni ed il grande spirito di abnegazione sopportate e dimostrato dai primi patrioti, da coloro che, con il loro coraggio e la loro indomita fede, seppero resistere, combattere e con l’esempio formare quelle prime bande che poi si trasformarono in Brigate ed infine – nei giorni della riscossa – costituirono quel potente ed organizzato esercito della Libertà.
Se è vero che il rastrellamento ebbe il suo culmine il 20 Gennaio, è pur vero che i partigiani della Brigata « Centocroci » già da tempo avevano avuto avvisaglie delle intenzioni del nemico. Infatti, fin da dicembre, i nazifascisti avevano fatto diverse puntate per saggiare le forze partigiane e mettere a prova la maturità della Resistenza. « …Pochi giorni dopo Natale, il 28 dicembre, c’era un distaccamento della «Centocroci» dislocato nei pressi di Albareto. Ero nella piazza del paese quando incontrai Beretta che andava al telefono. Ci avvertivano che nel Piacentino era già in atto il rastrellamento. Pochi giorni dopo, infatti, cominciarono ad arrivare i fuggiaschi ».
Tratto dal Libro Primo Savani Antifascismo e Guerra di Liberazione a Parma
Edito da Guanda
Dal 9 settembre al 25 dicembre 1943
9 settembre 1943
Alle tre squillò il telefono: era Dante Gorreri: «La città è accerchiata, i tedeschi hanno concesso al nostro comando di presidio 10 minuti di tempo per capitolare. Telefona a Foà, Micheli e Bernini che si mettano in salvo. Tu sai dove andare». Micheli era a Roma. Foà si mise in salvo; Bernini rispose che la moglie era molto malata e non poteva lasciare l’abitazione. Appena fuori di casa si sentì la prima detonazione. I dieci minuti erano trascorsi.
Giorno fatale per l’Italia e gli italiani il 9 settembre 1943. Armi tedesche sparavano ancora contro gli italiani come al Piave. Alle ore 16 di quel giorno la nave ammiraglia della Marina militare italiana, diretta a Malta, al largo della Corsica, veniva affondata da aerei tedeschi. Con la nave perivano l’ammiraglio Carlo Bergamini con 1352 uomini. Nel pomeriggio dello stesso giorno a Cefalonia la divisione Acqui era in linea contro i tedeschi. Dopo 13 giorni di resistenza disperata 9000 soldati italiani venivano falcidiati dai tedeschi, compresi gli ufficiali e il comandante generale Antonio Gandin.
Gek: la seconda pàrte lo fece il distaccamento di Bill e insiame a quel distaccamento c’era mio fratello, Fanfulla, Tognela, L’Istriano;
Dragotte: comunque è successo così: io avevo disposto questo sohieramento al passo e un altro schieramento a Tasola (erano le due vie di probabile accesso di questa corriera di tedeschi e fascisti che ci avevano segnalato, insomma avevo disposto gli uomini come per una imboscata (doveva arrivare la corriera all’ Anzola ed erano presi in trappola).