Comandante “Facio” Dante Castellucci

Facio

Facio è una figura leggendaria ed emblematica della nostra resistenza.

Nato a Sant’Agata in provincia di Messina ma vissuto nella giovinezza in Calabria, maestro, musicista, forse pittore, parlava perfettamente il francese avendo trascorso la giovinezza esule in Francia.

Papa Cervi lo ricorda come un ragazzo intellettuale, melanconico e riflessivo.

La  famiglia, di tradizioni antifasciste e socialiste, era dovuta emigrare in Francia all’evento della dittatura.

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Verbicaro Cosenza Inaugurazione Sala della Memoria – 07-07-2012 Vincenzo Errico – Vitto – Luigi Bozzia – Guelfo –

Il Cippo Si trova sulla Strada del Bratello al bivio per Grifola sabato 06-07 2013

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Video Commemorazione Battaglia del Manubiola – Cippo Frascara Boceto Borgotaro PR

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Sul Passo del Santa Donna

6 Gennaio 1945

Il 6 Gennaio sul S. Donna

Nonostante  questo avvertimento, il 6 gennaio, un’altra tragedia si abbatte sulla I° Brigata Julia, avvenimento  che lascerà uno strascico profondo e causerà lacerazioni all’interno del movimento resistente borgotarese.

È il grande  rastrellamento che coinvolge tutta la zona  ovest della Provincia a cui partecipa una grossa colonna di alpini della Monterosa, valutati in 500 uomini, perfettamente equipaggiati per i combattimenti invernali., con tute mimetiche dotate  di pattuglie  di sciatori.

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Un Orologio Speciale

Un Orologio << Speciale >>

La storia ricostruita attraverso un orologio. Un orologio da taschino con un foro di pallottola, visibilissimo. Chi lo portava, il 20 luglio del 1944, è stato barbaramente fucilato.

Si trattava di  Girolamo di Brugnoli il quale, insieme al fra­tello Giovanni, alla notizia che i tedeschi avevano rag­giunto Strela, nel Compianese, ha abbandonato «I Ghirardi», ove erano sfollati, per portarsi sui monti e si è ritrovato a Sidolo (Bardi). Qui ha incontrato un concittadino borgotarese, Francesco Bozzia, insieme ad altri: Bru­no Benci, Don Francesco Delnevo, parroco di Porcigatone, Italo Sulacchi, un seminarista, Giuseppe Ruggeri, Don Giuseppe Beotti e Antonio Brugnoli. Si sono riuniti in chiesa per assistere alla funzione religiosa, ma all’uscita, si sono imbattuti in un manipolo di tedeschi e fascisti, provenienti da Strela, cui si sono rivolti con un fazzoletto bianco. Sono stati fatti prigionieri e allineati davanti al cimitero di Sidolo, sotto il mirino dei mitra, in attesa di ordini. Ordini, che arrivarono chiari: fucilazione!

L’unico a salvarsi, grazie a una rocambolesca fuga, èstato Antonio Brugnoli (oggi pensionato di 76 anni), la cui av­ventura ha trovato posto in diverse pubblicazioni. Comun­que, Girolamo Brugnoli teneva il suo orologio nel taschino del << gilet >>. La sorella Maria lo ritrovò, al momento del ri­conoscimento della salma, Oggi l’orologio èconservato dalla figlia Anna che ci ha cortesemente permesso di fotografarlo.