Comando Unico Eccidio di Bosco di Corniglio PR 17-10-1944

Tratto da Antifascismo e Guerra di Liberazione a Parma Primo Savani

Comando Unico Eccidio di Bosco di Corniglio PR 17-10-1944

Immagine che contiene Viso umano, uomo, vestiti, persona

Il contenuto generato dall'IA potrebbe non essere corretto.   Pablo Giacomo  di  Crollalanza

L’esigenza. di una maggiore collaborazione delle brigate, in ispecie dal punto di vista militare, era ormai condivisa da tutti i comandi, oltre che da larghi settori dei partigiani. In questo senso erano anche le sollecitazioni del C.L.N. pro­vinciale. Nella seconda metà dell’agosto 1944 il comandante della 31ª brigata Garibaldi: «Pablo» (Giacomo di Crollalan­za); della 12ª Garibaldi: «Dario» (il dott. Giuseppe Mar­chini); il commissario Mario (avv. Druso Parisi); della lª Julia: l’avv. Giorgio Mazzadi, « Libero» (Primo Brindani) e Dragotte (Giuseppe Delnevo), furono convocati da « Bel­lini» (Giovanni Vignali) e da « Ferrarini » (avv. Enzo Co­sta) del Comando nord Emilia, a Pian del Monte, per addi­venire alla costituzione del Comando unico provinciale.

Vennero eletti: comandante: «Pablo »; commissario politico: «Mauri» (Primo Savani); capo di stato maggio­re: «Ottavio» (Fernando Cipriani; ten. colonnello del ge­nio); vicecomandante: « Libero », vicecommissario: «Poe»(prof. Achille Pelizzari). Al convegno non intervennero la Beretta e la 2ª Julia; la 47ª Garibaldi e la Giustizia e libertà erano dislocate nella zona est. « Libero» ebbe incarico di ottenere, come ottenne, la adesione degli assenti.

Pian del Monte è una località a 850 m. sul livello del mare, o meglio un gruppo di povere case, sopra Lavachielli di Tiedoli, tra boschi e dirupi. Poco distante, in direzione del Barigazzo e della Val Mozzola, vi è il passo della Ta­gliata (m. 1231). Verso mezzogiorno la famiglia di contadini che abitava a Pian del Monte portò della polenta e della pattona dove era in corso la riunione. La prima sede provvisoria del c. v. fu Caneto sul Ba­rigazzo. Presenti: «Pablo», « Mauri » e « Ottavio », ospiti del distaccamento della 12a Garibaldi comandato da Virginio Barbieri.

Sulla cima del Barigazzo c’erano ancora le baite inter­rate alte non più di un metro che servirono di rifugio ai primissimi partigiani del «Betti». Dalla cima del Barigazzo si vedeva lo strapiombo e la vallata del Mozzola, sino al Taro.

Vennero eletti: comandante: «Pablo »; commissario politico: «Mauri» (Primo Savani); capo di stato maggio­re: «Ottavio» (Fernando Cipriani; ten. colonnello del ge­nio); vicecomandante: « Libero », vicecommissario: «Poe»(prof. Achille Pelizzari). Al convegno non intervennero la Beretta e la 2ª Julia; la 47ª Garibaldi e la Giustizia e libertà erano dislocate nella zona est. « Libero» ebbe incarico di ottenere, come ottenne, la adesione degli assenti.

A mezzanotte una colonna tedesca forte di 150 uomini, proveniente da Fornovo, mosse da Berceto con l’obbiettivo di piombare di sorpresa, alle prime luci dell’alba, sul co­mando partigiano. Un carbonaio, che i nazisti avevano prelevato a Berceto e costretto a fare da guida, fingen­do di avere smarrito il cammino, riuscì, attraverso lunghi giri viziosi, a fare compiere ai nemici un percorso più che doppio di quèllo necessario, sperando che nel frattempo qualcuno mettesse sull’avviso i partigiani. Infatti un quarto d’ora prima che i tedeschi arrivassero, una staffetta raggiun­se la sede del comando e concitatamente riferì che la sera prima alcuni ufficiali nazisti avevano cercato una guida per il passo del Cirone in prossimità di Bosco. Purtroppo era ormai troppo tardi ed i patrioti non riuscirono ad allonta­narsi. G. Menconi era in procinto di ripartire per la città e stava predisponendo le carte nella sua busta a doppio fondo.

Savani e «Ottavio », stavano ascoltando radio Londra. Gli altri membri del c.v. erano nei pressi del co­mando o nell’albergo Ghirardini. « Pablo » il comandante del c.v., dispose l’invio di una pattuglia al comando di Pri­mo Brindani in perlustrazione. Piovigginava e c’era una fitta nebbia. Verso le 10 circa del 17 ottobre, una raffica di arma automatica colpì la porta del Comando unico, al primo piano della ex sede della milizia forestale. I tedeschi erano giunti sul posto, avevano circondato l’albergo e la sede del comando. Menconi e Savani si avviarono sul pianerotto­lo d’accesso al comando per vedere che cosa stava acca­dendo. Quivi un’altra raffica colpì Menconi al fianco sinistro. Retrocedette barcollando: «Sono colpito, aiutami ». Savani lo trascinò all’interno. Mentre continuavano le raf­fiche contro la porta d’ingresso, altre investirono le fine­stre. Un attimo dopo Menconi cadde sul pavimento ordi­nando: «Salvati ».

La sorpresa non permise agli assediati di organizzare una resistenza efficace. I due componenti la missione « Roschester »: Piero Boni e l’operatore della radio « Sergio », reso inservibile l’apparecchio della radio e distrutti i cifra­ri, riuscirono, insieme con Savani, Ferrari, Pelizzari, Cipriani, Parisi, Domenico Zammarchi ed altri, a salvarsi miraco­losamente gettandosi dalle finestre, tra il sibilo delle raf­fiche di mitra che imperversavano ovunque. Delle 15 persone che si trovavano sparse nei diversi lo­cali, od in prossimità del comando, sei perirono nell’im­pari combattimento. Giacomo di Crollalanza, Gino Menconi, il conte Giuseppe Picedi-Benettini (Penola) ufficiale di collegamento, e tre partigiani di guardia: Enzo Gandolfi, Domenico Gervasi e Settimo Manenti.

Nel timore della reazione partigiana, il nemico razziò in gran fretta quanto si trovava negli uffici del comando, poi incendiati i locali e quattro case del villaggio, batté in riti­rata, portando con sé alcuni prigionieri. Subito dopo soprag­giunse un distaccamento di partigiani che, con alla testa Giacomo Ferrari, inseguì i tedeschi in direzione del passo del Cirone, con l’obiettivo di prenderli alle spalle. Soprav­venne la sera, calò la nebbia e malgrado i razzi che squar­ciavano la foschia, i tedeschi riuscirono a dileguarsi; im­possibile contare le loro perdite.

Durante la notte i sopravvissuti del comando raggiun­sero Castello di Graiana e si procedé al tragico bilancio. In una stanza dell’albergo su una rete metallica giaceva il cadavere di Menconi. Era stato trasportato dai tedeschi all’albergo, ferito mortalmente e la stanza era stata cospar­sa di materia infiammabile e incendiata. Morì tra le fiamme ed i vicini udirono i suoi urli strazianti. Sul pavimento di un’altra stanza dell’albergo giaceva il corpo carbonizzato di Picedi. Il nostro «Penola», redu­ce da una lunga camminata notturna, quando irruppero i tedeschi, impugnò il mitra e sparò fino all’ultimo colpo. I tedeschi appiccarono il fuoco anche alla sua stanza, dopo averlo colpito. Si rovesciò prono sul pavimento.

I cadaveri di Renzi e Penola erano irriconoscibili, così deformati e consunti dalle fiamme. Coloro che si erano salvati, raccontavano avventure rac­capriccianti. Il prof. Franco Franchini, che era in albergo, aveva indossato … una camicia nera, che i tedeschi avevano rie­sumato rovistando un armadio in cerca di rapina. Venne fatto prigioniero. Quando nel pomeriggio i tedeschi furono attaccati, il prof. Franchini ne approfittò per fuggire. Fu il primo a tornare a Bosco ed ebbe la tragica visione dei nostri caduti nei vari posti di combattimento.

Alla centrale di Bosco i tedeschi avevano sorpreso un camioncino condotto dalla partigiana Tedeschi Argia (<< Bru­na »), (che sposò poi il dott. Bruno Casa dirigente dell’in­fermeria). Stava dirigendosi al c.v. per ritirare del mate­riale sanitario. Sul camioncino erano saliti un partigiano ed il brigadiere dei carabinieri Ugo Ugolotti che si recava a Bosco per mettersi a disposizione del c. u. I tedeschi. uc­cisero il partigiano ed arrestarono l’Ugolotti e la Bruna. Vennero trasportati a Neviano dei Rossi. L’Ugolotti venne rilasciato qualche giorno dopo. La Bruna venne liberata dopo un mese in occasione di un cambio dei prigionieri.

Soltanto in epoca successiva si venne a sapere che il carteggio asportato dai tedeschi era stato affidato per il trasporto al sottufficiale dei carabinieri Ugolotti. Costui nell’attraversare il torrente Baganza in piena, … volontaria­mente scivolò; abbandonando alla deriva le carte, scompar­se così nei flutti della corrente. Le salme furono allineate in una stanza al pianterreno dell’albergo. Vennero accesi dei ceri. Quivi i superstiti so­starono in religioso raccoglimento. Non si fecero discorsi. Pelizzari disse: «Sono morti per la nostra idea », e Mauri: «Vi vendicheremo».

L’attacco al Comando unico fu reso possibile dalla de­lazione di uno sciagurato, Mario « lo Slavo », che pagò poi con la vita, come si vedrà in appendice al presente capitolo. Mario «lo Slavo» non solo diede indicazioni precise ai tedeschi sulla località nella quale in quel momento il Co­mando si trovava e sulla inesistenza nelle immediate pros­simità di brigate, ma addirittura condusse i tedeschi sul posto

Dopo la liberazione il prof. Pelizzari dettò per i Caduti la seguente epigrafe, impressa sul marmo murato nella fac­ciata dell’albergo Ghirardini:

17 OTTOBRE 1944

TRADIMENTO MERCENARIO E AGGUATO TEDESCO

EBBERO IN QUESTE CASE RAGIONE

DEL COMANDO UNICO PARTIGIANO PARMENSE

PABLO (G  DI CROLLALANZA)

            RENZI (GINO MENCONI)

PENOLA (GIUSEPPE PICEDI)

 ENZO (ENZO GANDOLFI)

BOERI (DOMENICO GERVASI)

SETTIMIO (S. MANENTI)

 COL SUPREMO SACRIFICIO ATTESTARONO LA SANTITÀ DELLA FEDE.

I SUPERSTITI

TRADUSSERO IL FIERO AMMONIMENTO NELLA VITTORIA

 CHE FRA IL 7 E IL 24 APRILE

REDENSE QUESTA TERRA DALL’ONTA INDEGNA E STRANIERA

LA RICONSACRÒ LIBERA E CIVILE.

Secondo Pietro Secchia e Filippo Frassati (Storia della Resistenza, Editori Riuniti, 1965, pago 817), l’attacco al Comando unico parmense fa parte della seconda offensiva generale contro i partigiani ordinata dal maresciallo Kesserling il l° ottobre 1944:

Giacomo di Crollalanza «Pablo»

In un baleno sei caduti, sopraffatti da una valanga di fuoco. Tra essi il comandante della Piazza di Parma e il comandante dei partigiani della provincia. Ad uno dei carabinieri di guardia alla sede del Comando, colpito al termine della scala, sul pianerottolo della quale venne colpito Menconi, con un pugnale fu messo a nudo il cuore, mentre una belva, in divisa nazista, ma che parlava bene !’italiano, diceva al gruppo di contadini che erano stati catturati e messi al muro contro l’albergo con mani in alto: «Ecco cosa ne facciamo noi dei partigiani ». Il giovane Giuseppe Picedi Benettini, di una vecchia famiglia della Lunigiana, aveva la nobiltà nel cuore: bel­lo, leale, modesto, pronto al sacrificio, chiedeva solo di ubbidire.

Il dr. Gino Menconi, comandante della Piazza di Par­ma, vecchio militante comunista, già condannato a 17 anni di carcere dal Tribunale speciale, venne poi confinato a Ventotene sino all’agosto 1943. Dopo l’armistizio era stato uno dei primi organizzatori della Resistenza a Firenze, e si era poi trasferito in Emilia. La perdita che più preoccupava, ai fini della continuità della guerriglia, era quella di Pablo, il prestigioso coman­dante del Comando unico. L’8 settembre, al momento dello sfacelo dell’esercito regio era a Parma tenente dei granatieri, lontano dalla fa­miglia, senza mezzi e conoscenze. Per istinto rifiutò di ade­rire al nuovo ordine. Ebbe occasione di conoscere Giuseppe Guatelli, commesso viaggiatore, vecchio militante del­l’antifascismo che aveva conosciuto il carcere e il confino. Non vi era altra via d’uscita per vivere. Giacomo di Crolla Lanza venne assunto come agente produttore, e andò in giro per le città dell’Emilia, con una pesante valigia di minute­rie metalliche e coltellerie di ogni genere.

Cadde ben presto nella rete spionistica e venne incarcerato. Gli fu offerta la libertà a condizione che accettasse di assumere servizio nell’esercito nazi-fascista. Nell’occasione fu percosso a sangue. Il suo desiderio era quello di uscire per cominciare « sul serio », come diceva lui, la lotta con­tro i nemici della Patria. L’evasione tanto sospirata fu fa­vorita da un’incursione aerea che nel giugno 1944 danneg­giò il carcere di S. Francesco. Rimase a Parma qualche giorno per riordinare le sue poche cose, consegnò la divisa da ufficiale ad una famiglia di conoscenti, e munito di una rivoltella, prima di recarsi in montagna, salutò gli intimi: « Da oggi se verranno a prendermi dovranno fare i conti con questa ».

Tratto da Antifascismo e guerra di Liberazione a Parma  -Guanda-

81° Anniversario Eccidio del Comando Unico Partigiano 17- Ottobre 1944 – 19-10-2025

Bosco di Corniglio PR

Nell’agguato dei nazisti (guidati da una spia) vennero uccisi con il comandante Giacomo di Crollallanza “Pablo”, il responsabile del Comando di Piazza di Parma, Gino Menconi “Renzi”, ferito e bruciato vivo in una stanza; l’ufficiale di collegamento Giuseppe Picedi Benettini “Penola”, e tre sentinelle, Enzo Gandolfi, Domenico Gervasi e Settimio Manenti. Ma le brigate partigiane reagirono subito e si riorganizzarono per combattere fino alla vittoria. “Questa era la Resistenza che ha riscattato l’Italia”, il ricordo a 80 anni dalla strage di Albertina Soliani, presidente Istituto Cervi e vicepresidente nazionale Anpi

Tratto da Patria Indipendente https://www.patriaindipendente.it/

L’annuale manifestazione popolare commemorativa-rievocativa dei giovani Martiri della Resistenza Pablo, Giacomo Di Crollalanza; Renzi, Gino Menconi; Penola, Giuseppe Picedi Benettini; Enzo, Enzo Gandolfi; Boeri, Domenico Gervasi; Settimo, Settimio Manenti: tutti caduti “per cogliere e donare un fiore di giustizia e libertà” dall’Epigrafe dell’Eccidio di Bosco di Corniglio dettata da Achille Pellizzari, partigiano Poe.

Tratto da https://www.anpi.it/68deg-anniversario-delleccidio-del-comando-unico-partigiano

La Battaglia di Borgotaro Palazzo Ostacchini 08/09 04 1945 – 09-04-2025

80° Anniverario

Borgo Val di Taro PR

Quartiere San Rocco

Palazzo Ostacchini

80° Della Battaglia di Borgotaro 08/09-1945

La Battaglia di Borgotaro

Gli studenti dell’Istituto Zappa Fermi

Sede del Comando Tedesco avvenne l’8 e il 9 aprile 1945

“La Battaglia di Borgotaro “quando le forze della Resistenza Valtarese

Sconfissero l’ultimo presidio delle truppe di invasione tedesche

Mercoledì 09-04 2025

Continua a leggere “La Battaglia di Borgotaro Palazzo Ostacchini 08/09 04 1945 – 09-04-2025”

25 Aprile 2025 80° Aniversario Comune di Borgo Val di Taro PR

Medaglia d’Oro al Valore Militare

Saluti del Sindaco

Buongiorno,

La libertà è un dono prezioso che deve essere preservato e difeso. Ogni generazione ha la responsabilità di mantenere viva la memoria di coloro che hanno lottato per essa“. Sono le parole pronunciate da Papa Francesco il 26 ottobre di sei anni fa, durante la visita al Parlamento Europeo in occasione della celebrazione della Giornata della Libertà Religiosa. Oggi, a distanza di pochi giorni dalla sua scomparsa, esse risuonano nelle nostre coscienze come prezioso monito di cui fare tesoro.

In coerenza col lutto nazionale e come sincero segno di rispetto e gratitudine per il suo prezioso ministero, vi invito ad osservare un momento di raccoglimento in sua memoria.

Continua a leggere “25 Aprile 2025 80° Aniversario Comune di Borgo Val di Taro PR”

La Battaglia di Ostia Parmense PR 08-04-2025

Borgo Val di Taro PR

Ostia Parmense

Commemorazione Partigiani Ottant’anni fa i partigiani Giorgio Susani – Allievo Ufficiale dell’Accademia Militare di Modena – Luigi Barbieri (Lampo) e Luigi Molinari (Volavia), sacrificarono la loro vita nella battaglia di Ostia e negli scontri che precedettero la liberazione di Borgo Val di Taro e dell’intera Valtaro.

Continua a leggere “La Battaglia di Ostia Parmense PR 08-04-2025”

ISREC Parma Istituto Storico Resistenza Parma

https://www.istitutostoricoparma.it/home

L’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea per la provincia di Parma è stato fondato il 26 giugno 1964 da un gruppo di autorevoli esponenti della Resistenza parmense.

È associato all’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia “Ferruccio Parri” che, con altri sessanta istituti, costituisce la più estesa rete di centri per lo studio della storia contemporanea presente in Italia.

Continua a leggere “ISREC Parma Istituto Storico Resistenza Parma”

BORGOTARO:un itinerario di libertà

un itinerario di libertà

Alla Popolazione della

Val Taro  autentica protagonista

della  lotta  per la  libertà

BORGOTARO:

un itinerario di  libertà

ASSOCIAZIONE RICERCHE  VALTARESI

“A. EMMANUELI “

Quella del  25 Aprile  è una data che  rappresenta,

Continua a leggere “BORGOTARO:un itinerario di libertà”

Passo del Bratello Commemorazione Rastrellamento e Grifola 1944 Lunedì 30 09 2024

Passo del Bratello MS Grifola di Borgo Val di Taro PR Commemorazione dei fatti del luglio 1944 Il Cippo Eretto al Passo del Bratello e restaurato dalle Associazioni Partigiane, è luogo d’incontro per i cittadini della valle del Taro e della Val Verde in ricordo dei loro caduti Militari e Civili. Commemorazione della Battaglia di Grifola. Vitto e Guelfo – Vincenzo Errico di Verbicaro (CS) e Lugi Bozzia Borgotaro PR 8 luglio 1944 Lunedì 30 – 09 – 2024

Montevacà Dragotte Obbiettivo Libertà Interviste 13-14 Giugno 1984

Montevacà

Gek:   la seconda pàrte lo fece il distaccamento di Bill e insiame a quel distaccamento c’era mio fratello, Fanfulla, Tognela, L’Istriano;

Dragotte:  comunque è successo così: io avevo disposto questo sohieramento al passo e un altro schieramento a Tasola (erano le due vie di probabile accesso di questa corriera di tedeschi e fascisti che ci avevano segnalato, insomma avevo disposto gli uomini come per una imbosoata (doveva arrivare la corriera all’ Anzola ed erano presi in trappola).
Intanto ohe aspettavo ho pensato che io avrei dovuto essere sul posto dove arrivavano loro, (avevamo la cabina in fondo-valle), allora ad un certo punto presi una staffetta con me e andai giù di persona per sentire da che parta arrivava questa corriera, perohè il telefonista di Bedonia ci dava 2 segnalazioni sulla direzione della corriera  ( a piedi verso Tasola e con la corriera verso noi).

Italo: Voi che c’erano questi anti-fascisti a Bedonia  l’avevate saputo come.

Dragotte:  l’avevamo saputo dal telefonista che poi ci aveva anche avvisato delle due varie direzioni della corrierà.

Italo: sempre attraverso a quelli delle cabine telefoniche?+

Dragotte: si sempre. La cabina telefonica era a Ponte Ceno. Allora io dal passo di Montevacà, dove avevo già disposto gli uomini, tutti borgotaresi, ero voluto andare giù di persona per controllare la situazione. Ed intanto che andavo giu, arri varano i tedeschi e i fascisti; poi loro che avevano capito che c’era una imboscata, si fermarono a 50 metri e cominciarono a sparare, così il distaccamento era stato costretto a battere in ritirata.

Gek: quello che ha portato sù la corriera è un autista di Carpani, (ti ricordi che poi è andato a finire in America), alla sera eravamo lì da Gianò (trattoria)

Italo:  si, ma Gek, è lì che si fanno le cose all’italiana, lo andate a dire a urbit et orbi e, al momento giusto…..

Gek: no, lì si discuteva e si diceva, come arriva la corriera sul passo, vieni un pò avanti, il primo a fare fuori era l’autista e c’era anche lui lì……. al mattino va a finire che lo mettono sulla corriera per portarli sù… o si è fermato lui, o lo hanno fermato i tedeschi, non è arrivato sù …

Italo: ma poi anche i tedeschi hanno capito che avvicinandosi a un passo… ..

Dragotte: no, no! lì è stato tutto l’autista, loro cantavano …

Gek: loro non sapevano cazzo…..

Italo: probabilmente loro credevano che voi vi dileguaste…… loro fino a Bedonia, sono arrivati come? in treno? …..

Dragotte e Gek: : non so come sono venuti sù, sono venuti con corriere?… poi si sono fermati a Bedonta, non so …….

Gek: poi è capitato anche questo,… a noi ci sono stati consegnati proprio quella sera lì i nuovi sten, e noi credavamo di avere in mano dei cannoni, delle mitraglie, … ad un certo momento ti pianti in piedi davanti alla corriera… spari contro la corriera, non fanno niente sai una canna lunga così….. spari 5 o 6 colpi …..
Come loro sono venuti avanti noi abbiamo retrocesso (e lì è morto Ruggeri) .

Italo: Poi in un libro si parla di prigionieri: in quel caso era stato fatto prigioniero un maresciallo tedesco…

Gek: no, non era un maresciallo, lo so perchè una notte avevo dormito nelle grotte di Drusco e la mattina quando mi alzai capitò il Conte Camperri, vidi quel tedesco e dopo ce lo portammo dietro e arrivammo ai Bruschi e andando sù sopra la strada è capitato l’Arciprete di Bedonia che lo è venuto a prendere, e ce lo abbiamo dato indietro.

Italo: ma c’era prigioniero solo questo tedesco o c’erano anche dei fascisti?

Gek: no, c’era solo quel tedesco!

Italo: Perchè sul libro c’è scritto che poi i prigionieri sono stati restituiti e c’era scritto anche che uno ha chiesto di rimanere, un siciliano che poi invece ha fatto la spia quando sono tornati nel rastrellamento;

Dragotte: e sarà la storia della Brigata Garibaldi, allora.

Gek: quello non lo so dire,… ti so dire che quella mattina vidi quel tedesco e poi noi abbiamo proseguito…… Si sentiva già allora la necessità di un Comando Unico, ne avevamo accennato su ai Linari, che c’era..:.. un giorno Cacchioli, Umberto e poi ci capitò quel Maggiore di Milano, ti ricordi?

Dragotte: Già dal maggio del 44 gli alleati avevano dato delega a questo Tenente di nominarmi Comandante di tutte le Brigate a VaI Taro, …siccome eravamo sorti dal basso all’alto, ognuno era geloso, se io mi fossi presentato da ….. a dire prendo il comando perchè gli alleati… saltava la linea …perchè… guarda questo
non è possibile siamo ,ancora all’inizio del movimento….. loro cercavano di dare il comando a un……. per poter comprare meglio il movimento partigiano.

Italo: Quella linea lì fu utilizzata sempre dalle nostre Brigate?

Gek: no, fino all’occupazione di Borgotaro l’avevamo sempre e anzi era proprio dove è ancora adesso.
Con la rioccupazione dei tedeschi di Borgotaro, era stato demolito ossia erano state rotte le linee da parte nostra (di tutti) o meglio come noi avevamo lasciato Borgotaro in mano loro,… però noi usavamo sempre la via di comunicazione con la C.I.E.L.I.
(ossia l’azienda elettrica di allora, che aveva la cabina in fondo a Borgotaro).
I punti che noi utilizzavamo erano: Borgotaro, Costerbosa e Lozzola. Nella direzione verso Bedonia non c’era nulla.
Poi noi avevamo ottenuto quelle comunicazioni sino a quando avevamo Borgotaro; come mollammo Borgotaro e con la formazione del Comando Unico (quando avevamo ancora in mano Borgotaro il Comando era a Compiano e quello non fu stato autorizzato dal Comitato di allora, poi finalmente si arrivò alla formazione, alla fine dell’estate, del Comando Unico) tutte queste mansioni di comunicazioni le prese in mano il Comando stesso; attraverso staffette e in modo particolare attraverso questo telefono privato della C.I.E.L.I. =
Chi si interessava molto delle comunicazioni (era sempre il Comando Unico) ed era amico di Pellizzari, era Franco Franchini, di Sarzana, e faceva queste comunicazioni attraverso la C.I.E.L.I. – .
Anche Tancredi, che era a Borgotaro è di Sarzana, come Franco Franchini, erano compaesani.

Italo: ora è, inutile registrare. ….



Borgo Val di Taro, 14.Giugno.1984



Tutto quanto descritto ne è conservata registrazione su cassetta.