

Memorie dattiloscritte da BONINI Guido
nato a Parma il 09.02.1923, residente in Borgo Val di Taro (Parma)
La mia famiglia era così composta: padre, madre; sorella cl. 1919, fratello cl. 1921; io ero il più giovane cl. 1923.
Mio padre, reduce della guerra 1914-18 risiedeva a Parma, sua città natale con la famiglia, strada Nino Bixio.
Oppositore al fascismo, dovette abbandonare Parma nel 1928 perché perseguitato e continuamente minacciato dai violenti del nuovo regime. Fu ospitato a Borgotaro in casa di suo cugino sig..,INVERNIZZI,- abitante nel palazzo della Società Imbriani.
Nel 1931 tutta la mia famiglia lasciò Parma per unirsi, a mio padre in Borgo Val di Taro. In questa circostanza, in un paese nuovo e non conosciuti, oltre agli Invernizzi ci diedero un valido aiuto:) il Sig. Delnevo (Merlotto) e la sua cara signora Brugnoli Caterina.
Nel 1941 mio fratello cl. 1921 era alle, armi con l’Esercito Italiano per assolvere gli obblighi di leva. Nel 1942 sottufficiale dell’ Esercito inviato in Russia con il C.S.I.R. , e dal Natale 1942 (inizio della disastrosa ritirata dal fiume Don) non ha più dato notizie di se e quindi come tantissimi altri giovani, dichiarato dal Governo Italiano – Ministero della Difesa – con verbale n° 12848 ST “morte presunta”.
E ‘ arrivato il famoso “8 settembre 1943” e mi trovavo a casa mandato dall’infermeria presidiaria del Distretto Militare di Parma.
Le truppe tedesche probabilmente bene informate sapevano cosa stava succedendo ed erano già in stato di allarme. Hanno attaccato in forze le poche truppe italiane delle varie Caserme costringendole alla resa e seminando terrore. I nostri militari hanno reagito per un po’ ma poi, anche a corto di munizioni hanno abbandonato iniziando un fuggi-fuggi per le campagne ed, affidarsi ai contadini per evitare la cattura ed essere trasportati in Germania nei famosi campi di concentramento (sterminio).
Visto cosa facevano i tedeschi nelle città italiane dopo 1’8 settembre non ho più avuto dubbi sulla ferocia e cattiveria tedesca. Avevo 20 anni e tanta volontà. Ho sempre portato a termine con serietà incurante dei rischi tutti gli incarichi a me affidati.
Il mio nome di battaglia “Scalabrino” e poco conosciuto perché la maggioranza mi chiamava col nome battesimale, era più semplice ed io non ne facevo caso, ero cosciente delle mie azioni che ritenevo buone e giuste.
(Guido Bonini)
Scalabrino
Borgo Val di Taro, 30 novembre 1996.
