Intervista a Dragotte Valmozzola Stazione

Dragotte:  nel settembre del 44 il Comando della Brigata Julia sottopose come obiettivo di eliminare il presidio tedesco-fascista di Valmozzola. (Stazione)
Il Comando della Brigata era a Mariano; la forza nemica era sui 60-70 uomini; io ho calcolato appunto di portare giù , distaccamenti (di 150 uomini) – la teoria era quella – attacco in forze, e se il nemico è più forte di te, soffri il combattimento.
Comunque a Valmozzola c’era un presidio di tedeschi e di fascisti; avevamo coinvolto il distaccamento Taras che era a Solignano, il gruppo che era venuto giù con me , tre distaccamenti insomma!
Ho messo due squadre rispettivamente ai fianchi della stazione di Valmozzola che dovevano proteggermi dalla puntata del presidio di Berceto e da quella del presidio di Solignano.
Siamo venuti giù da Mariano, ci eravamo sppostati dietro il costone che domina la stazione senza essere notati, e nel frattempo due aerei alleati che ispezionavano la linea ci avevano visti e naturalmente avranno pensato che fossimo truppe nemiche o la coincidenza che dovevano di controllare la ferrovia, fatto età che avevano mollato 4 bombe proprio sulla ferrovia e noi eravamo lì vicino a ridosso della ferrovia, sulla stazione. Erano bombe e aerei… i famosi caccia – bombardieri che avevano due bombe legate con le catene.
Noi vedemmo questi aerei che…., alle ore 4 io sparo le  prime raffiche di mitragliatrice contro le finestre della stazione; nello stesso  momento i due aerei fanno una picchiata e ci mollano giù 4 bombe.

Italo: forse i tedeschi avranno detto: “questi partigiani sono così bene orgànizzati che sono pure d’accordo con l’aviazione!”

Dragotte: infatti dopo ce lo siamo detto.
Due bombe caddero sul ponte verso Parma e lì abbiamo avuto dei feriti; e due bombe sono cadute a 50 metri da noi (e per fortuna che c’era la terra smossa, altrimenti…).
Noi ci eravamo proprio demoralizzati e dicevamo: brutti bastardi, siamo qui a combattere anche noi per voi e voi ci ripagate così!
Corrado, che aveva il compito di bloccare il casello (oramai eravamo spaventati e volevamo quasi interrompere il combatti mento), a un certo punto arrivò sui binari e urlò “Peppino(Dragotte) siamo a posto! il casello è espugnato”, allora riprendemmo fiato e ricominciammo il combattimento – gli aerei erano spariti – il combattimento durò un paio d’ore.
Poi pian piano ci avvicinammo, arrivammo dietro l’osteria. c’erano con me i sabotatori: Jim, Aquila, Punteria ecc…. diamo la resa,ma loro non si arrendono – il drappo bianco non uscì -così prima Jim e altri due – c’era anche un capitano inglese John, che era molto bravo con gli esplosivi, e intanto che noi tenevamo sotto controllo le finestre, i due sabotatori (poi sono entrati nella sala d’aspetto) hanno messo la cartuccia, d’esplosivo e poi sono venuti via. Finalmente questa bomba esplose e noi andammo all’assalto gridando “LIBERTA’ !”, arrivati là ci accorgemmo che non c’erano più le scale e al posto delle scale c’era rimasto un buco. In, quel momento Corrado urlò “Via !” , avevano mollato giù una bomba cecoslovacca ci siamo buttati in terra (per fortuna) ci è andata bene (era un colpo di una bomba a mano) altro che arrendersi! e eravamo tornati fuori e allora incavolati, sparavamo contro le finestre e dopo un po’ usciva il drappo bianoo. Oramai erano due ore che sparavamo.
Allora noi pensammo: “come si fà ad andare su a prenderli che non ci sono più le scale?”
C’era anche il problema del tempo perchè oramai ci aspettavano che da un momento all’altro arrivassero i tedeschi da Berceto e ,da Solignano, quindi dovevamo fare in fretta.
Siamo riusciti a trovare due scale da pollaio, le legammo insieme e le mettemmo contro il muro esterno della stazione; andò su Togno e Punteria (che voleva buttare i fascisti senza scala da un’altezza di 3-4 metri); facemmo scendere i tedeschi ed i fascisti da questa scala, ed intanto passavano le ore; un fascista si mise a gridare: sono nato sotto Mussolini e voglio morire sotto Mussolini- e Punteria voleva ammazzarlo subito; no! aspetta, … non facciamo ……. Oramai eravamo tutti molto nervosi per tutti gli imprevisti che ci erano capitati: la coincidenza del bombardamento; la scala che è crollata; questo partigiano che voleva buttare i fascisti; Corrado che perdeva il senso del pericolo (molto coraggioso) e, voleva guardare se c’erano altre coperte, fucili, quando ormai era giunta l’ora di andare anche perchè e eravamo lì da due ore. Quindi si era creata un po’ di confusione.
Poi ci siamo messi un partigiano-un fascista-un tedesco e al ternativamente avevamo incominciato a salire il costone; ad un certo punto i tedeschi (che avevano soprafatto la squadra che avevo messo in protezione a Berceto) cominciarono a spararci dietro con la mitragliatrice.
Per fortuna che eravamo ancora lontano (un tiro impreciso). Allora dissi ai tedeschi e fascisti (minacciandoli) o usciamo tutti o non esce nessuno. Così ci siamo rimessi in terra sempre alternativamente e strisciando riuscimmo a toglierei fuori dal raggio delle mitragliatrici e arrivammo a Mariano. Arrivati lassù constatammo di avere fatto un buon colpo (avendo prelevato un presidio di 60-70 uomini tra fascisti e tedeschi).

Italo: Mi dicevano che nel casello isolato dove c’erano i militi che non si volevano arrendere si cantava quella canzone: … ” noi che la morte l’abbiamo vista non ci arrendiamo” E’ vero ? Dragotte:  si è vero…!