Facio è una figura leggendaria ed emblematica della nostra resistenza.
Nato a Sant’Agata in provincia di Messina ma vissuto nella giovinezza in Calabria, maestro, musicista, forse pittore, parlava perfettamente il francese avendo trascorso la giovinezza esule in Francia.
Papa Cervi lo ricorda come un ragazzo intellettuale, melanconico e riflessivo.
La famiglia, di tradizioni antifasciste e socialiste, era dovuta emigrare in Francia all’evento della dittatura.
Prime considerazioni per avviare un discorso sulla partecipazione della donna alla resistenza borgotarese.
Di Lidia Baroni
Nel considerare il contributo dato dalle masse femminili alla resistenza nella Val Taro, ci sembra impossibile svolgere un’analisi separata dell’ impostazione più generale del problema.
La tendenza storica ad individuare nella partecipazione della donna alla guerra di Liberazione il presupposto dell’attuale processo di emancipazione, risulta corretta quando non si separi lo specifico femminile dal contesto più complesso della lotta resistenziale e quindi dal processo di emancipazione nazionale.
Partigiani e popolazione binomio inscindibile della guerra partigiana sioppongono uniti e vittoriosamente alla violenza fascista
SPERDUTA FRA LE RUPI SCOSCESE DEI MONTI
OSACCA
BALZÒ D’IMPETO NELLA LUCE DELLA STORIA QUANDO ALL’ALBA DEL 25 DICEMBRE 1943
LA SUA UMILE MA INTREPIDA GENTE STRETTA INTORNO AD UN PUGNO D’INDOMITI RIBELLI
RICACCIÒ ARMATA DI FEDE ED EROISMO PREPONDERANTE AGGUERRITE FORZE FASCISTE ACCENDENDO PRIMISSIMA LA FIAMMA
DELL’EPOPEA PARTIGIANA
L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BARDI
IN MEMORIA PERENNE 25 – VI – 1961
LAPIDE POSTA SULLA CHIESETT A DI OSACCA
Dalla « voce» OSACCA, redatta, per l’Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza, dal Seno Ing. Giacomo Ferrari (Arta, Comandante Unico delle formazioni partigiane della provincia di Parma), che si è valso, per la stesura della « voce », della collaborazione della popolazione della località e di alcuni casalaschi superstiti dello scontro.
Nonostante questo avvertimento, il 6 gennaio, un’altra tragedia si abbatte sulla I° Brigata Julia, avvenimento che lascerà uno strascico profondo e causerà lacerazioni all’interno del movimento resistente borgotarese.
È il grande rastrellamento che coinvolge tutta la zona ovest della Provincia a cui partecipa una grossa colonna di alpini della Monterosa, valutati in 500 uomini, perfettamente equipaggiati per i combattimenti invernali., con tute mimetiche dotate di pattuglie di sciatori.
dire del tuo carattere schietto e sincero, del tuo cuore nobile e generoso.
Rivivi così per loro, che pure Ti hanno vivo tra i vivi, in queste pagine, nella Tua competenza, rivivi cosciente Patriota per generoso e conscio compimento del più sacro dovere: la libertà della Patria.
mio C’è,Tu pure eri parte di me stesso, parte del mio giusto orgoglio giacché era innato in Te uno spiccato costruttivo sentimento altruistico, perché, ancora giovane assai, eri permeato di quella mentalità capace di operare al perfezionamento umano, perchè eri immune da contagi superstiziosi, pronto a lottare – e lo dimostrasti – contro ogni debolezza per il trionfo della Verità, della Giustizia.
nato a Parma il 09.02.1923, residente in Borgo Val di Taro (Parma) La mia famiglia era così composta: padre, madre; sorella cl. 1919, fratello cl. 1921; io ero il più giovane cl. 1923. Mio padre, reduce della guerra 1914-18 risiedeva a Parma, sua città natale con la famiglia, strada Nino Bixio. Oppositore al fascismo, dovette abbandonare Parma nel 1928 perché perseguitato e continuamente minacciato dai violenti del nuovo regime. Fu ospitato a Borgotaro in casa di suo cugino sig..,INVERNIZZI,- abitante nel palazzo della Società Imbriani. Nel 1931 tutta la mia famiglia lasciò Parma per unirsi, a mio padre in Borgo Val di Taro. In questa circostanza, in un paese nuovo e non conosciuti, oltre agli Invernizzi ci diedero un valido aiuto:) il Sig. Delnevo (Merlotto) e la sua cara signora Brugnoli Caterina. Nel 1941 mio fratello cl. 1921 era alle, armi con l’Esercito Italiano per assolvere gli obblighi di leva. Nel 1942 sottufficiale dell’ Esercito inviato in Russia con il C.S.I.R. , e dal Natale 1942 (inizio della disastrosa ritirata dal fiume Don) non ha più dato notizie di se e quindi come tantissimi altri giovani, dichiarato dal Governo Italiano – Ministero della Difesa – con verbale n° 12848 ST “morte presunta”. E ‘ arrivato il famoso “8 settembre 1943” e mi trovavo a casa mandato dall’infermeria presidiaria del Distretto Militare di Parma. Le truppe tedesche probabilmente bene informate sapevano cosa stava succedendo ed erano già in stato di allarme. Hanno attaccato in forze le poche truppe italiane delle varie Caserme costringendole alla resa e seminando terrore. I nostri militari hanno reagito per un po’ ma poi, anche a corto di munizioni hanno abbandonato iniziando un fuggi-fuggi per le campagne ed, affidarsi ai contadini per evitare la cattura ed essere trasportati in Germania nei famosi campi di concentramento (sterminio). Visto cosa facevano i tedeschi nelle città italiane dopo 1’8 settembre non ho più avuto dubbi sulla ferocia e cattiveria tedesca. Avevo 20 anni e tanta volontà. Ho sempre portato a termine con serietà incurante dei rischi tutti gli incarichi a me affidati. Il mio nome di battaglia “Scalabrino” e poco conosciuto perché la maggioranza mi chiamava col nome battesimale, era più semplice ed io non ne facevo caso, ero cosciente delle mie azioni che ritenevo buone e giuste.
Il rastrellamento avvenuto alla Cervara determinò lo sganciamento dei pochi Partigiani. Abbandonata la base di Fontana Gilente, i due gruppi si dettero convegno al Lago Santo. Nove uomini raggiunsero la località dopo 20 ore di marcia forzata attraverso boschi e montagne coperte di neve. Arrivarono la sera del 16 marzo 1944. Nel rifugio coperto di neve v’era una stufa e della legna, accesero il fuoco, si asciugarono, prepararono un po’ di cena. Continua a leggere “La Battaglia del Lago Santo”