Su in Valtaro

ASSOCIAZIONE RICERCHE  VALTARESI «A. EMMANUELI»

             SU IN  VALTARO

TESTIMONIANZE ED EPISODI DELLA LOTTA PARTIGIANA

Illustrazioni di MARIO PREVI

Vuole essere, la pubblicazione presente, un modesto contributo di informazione ai giovani d’oggi, perché rammentino quanto dura e irta di difficoltà e sacrifici fu la strada che condusse alla democrazia e alla libertà.

Vuol essere anche un invito, esteso a tutti, ad approfondire gli avvenimenti di quel periodo, affinché rimanga testimonianza di episodi e fatti, accaduti nella nostra Valle, che nulla hanno di meno epico e glorioso di tanti altri.

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La Repubblica Partigiana dell’Alta Valtaro avv. Gino Cacchioli

Uno degli episodi più significativi della guerra partigiana verificato si nell’Alta Val Taro in provincia di Parma, si svolse dai primi di giugno del ’44 alla fine di luglio dello stesso anno. Mentre i fatti di cui furono protagonisti i partigiani dell’Ossola e di Montefiorino sono stati ampiamente trattati, gli avvenimenti accaduti nel­l’Alta Val Taro, non hanno ancora costituito oggetto di studio da parte di coloro che si interessano delle vicende che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese in quel periodo.

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Celebrazione del Ventennale

COMUNE DI BORGOTARO

INAUGURAZIONE DEL SACRARIO DEI CADUTI PER LA LIBERTA’

BORGOTARO, 26 LUGLIO 1964

      Il cammino della libertà è costellato di croci

Ogni volta che dinnanzi a questo Sacrario recante le spoglie dei giovani sacrificati nella lotta per la Libertà vien fatto di scorgere una madre con il capo chino e il pensiero fisso nel ricordo di una giovinezza spenta all’im­provviso, si rivive la scena di un addio dato vent’anni fa . .. quando con un paio di scarponi e un involto sotto il braccio Egli iniziava il cammino difficile sul sentiero della montagna, dove un pugno di coetanei avevano deciso di costituire una nuova comunità sottratta all’oppressione, al sopruso, alla negazione dei più elementari valori umani. Sapeva che una vita fatta

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LA NUOVA ITALIA 2

GIORNALE DELLE LIBERE VALLI DEL TARO E DEL CENO

Presso la sede del Coniando Unico Operativo della Provincia di Parma Ovest  Cisa         N. 2

                                                                                                                     Lunedì 9 aprile 1945 Ieri e oggi

Otto mesi  di  silenzio sono pochi a confronto all’eternità, ma sarebbero troppi, se insieme con le lingue si fossero  riposate  anche  le  nostre mani . Fortunatamente se il giornale taceva, le mani operavano: e dallo scorso luglio  a oggi, dopo tre ra­strellamenti, dopo la tragedia di BOSCO, dopo tante vicende luttuose, luminose, malinconiche e gioiose, i Volontari della Libertà, più fieri, più risoluti, più forti che mai, sono tutti in prima linea, attendono tutti con fede intatta, con animo saldo, l’ultima battaglia, la vittoria definitiva.

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La Strada era Tortuosa don Luigi Canessa

Sedici mesi di Guerriglia sull’Appennino Parmense – Ligure

Don Luigi Canessa

PREFAZIONE

Don Luigi Canessa, cappellano capo di una delle for­mazioni più rischiose e operose dei Volontari della libertà nel periodo della guerra nazionale contro i. Tedeschi, ha raccolto in questo volume i ricordi di quel glorioso periodo della sua vita. .

Senza retorica nè fantasiose amplificazioni egli ha nar­rato la verità nel suo aspetto obiettivo: donde viene al suo libro maggior interesse, per chi ama) al di là delle for­me e delle formule spesso stereotipate e insincere, il con­tatto immediato col dramma della vita.

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UN ANNO DI GUERRIGLIA

UN ANNO  DI  GUERRIGLIA

Sarebbe bene, prima di narrare la cruda cronistoria di numerosi fatti d’arme della Prima Brigata Julia, illustrare il periodo precedente  il primo aprile  1944 per far presente  le  lunghe  fatiche, le  gravi privazioni ed il grande spirito  di abnegazione sopportate e dimostrato dai primi patrioti,  da coloro che, con il loro coraggio e la loro indomita fede, seppero resistere, combattere e con l’esempio formare  quelle prime  bande che poi si trasformarono in Brigate ed infine – nei giorni della  riscossa – costituirono quel potente ed organizzato esercito della Libertà. Quei primi arditi furono veramente i migliori  eroi. Chi  non ricorda con amarezza il Monte  penna, Angola, Casalporino, Tomba, Gelana e tanti  altri paesi  che  racchiudono nel  sol nome ricordi e fatti indimenticabili? Chi può  dimenticare Linari? Chi può dimenticare i bei canti, il gioco  della palla e la  grande fame che  si faceva su quel monte appenninico?

Ma tralasciamo, perché troppo contrasto vi è fra i giorni di  allora e questi. Passiamo  alla nuda cronaca dei  fatti e delle azioni. 9.4.1944- L’allora gruppo << Penna veniva  messo in allarme   per una puntata di  forze nemiche ( tedesche e militi) che, provenienti da Bedonia, erano  dirette ad Angola in autocorriera. Due nostre  squadre si appostavano in vicinanza del passo di  Montevaccà per tendere loro una imboscata, ma questa veniva a mancare perché il nemico  era stato messo a conoscenza in tempo da spie. Dopo un primo vivacissimo scontro i nostri erano costretti  a ripiegare verso  Tasola per il miglior  armamento ed il soverchiante  numero  nemico. Nella  menzionata  località altri  nostri nuclei giunti  di  rinforzo riuscivano dopo dura lotta a snidare il nemico costringendolo a precipitosa  fuga.

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Osacca Natale 1943

OSACCA
1943
NATALE
Partigiani popolazione binomio inscindibile della guerra partigiana sioppongono uniti vittoriosamente alla violenza fascista

SPERDUTA FRA LE RUPI SCOSCESE DEI MONTI

OSACCA

BALZÒ D’IMPETO NELLA LUCE DELLA STORIA QUANDO ALL’ALBA DEL 25 DICEMBRE 1943

 LA SUA UMILE MA INTREPIDA GENTE STRETTA INTORNO AD UN PUGNO D’INDOMITI RIBELLI

 RICACCIÒ ARMATA DI FEDE ED EROISMO PREPONDERANTE AGGUERRITE FORZE FASCISTE ACCENDENDO PRIMISSIMA LA FIAMMA

                                                  DELL’EPOPEA PARTIGIANA

                           L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BARDI

                                    IN MEMORIA PERENNE 25 – VI – 1961

                                        LAPIDE POSTA SULLA CHIESETT A DI OSACCA

Dalla « voce» OSACCA, redatta, per l’Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza, dal Seno Ing. Giacomo Ferrari (Arta, Comandante Unico delle formazioni partigiane della provincia di Parma), che si è valso, per la stesura della « voce », della collaborazione della popolazione della località e di alcuni casalaschi superstiti dello scontro.

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Sul Passo del Santa Donna

6 Gennaio 1945

Il 6 Gennaio sul S. Donna

Nonostante  questo avvertimento, il 6 gennaio, un’altra tragedia si abbatte sulla I° Brigata Julia, avvenimento  che lascerà uno strascico profondo e causerà lacerazioni all’interno del movimento resistente borgotarese.

È il grande  rastrellamento che coinvolge tutta la zona  ovest della Provincia a cui partecipa una grossa colonna di alpini della Monterosa, valutati in 500 uomini, perfettamente equipaggiati per i combattimenti invernali., con tute mimetiche dotate  di pattuglie  di sciatori.

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Quelli che non Tornano Cesare Bassani “SAM” 1° Novembre 1924 – 2 Luglio 1944

Papà

dire del tuo carattere schietto sincero, del tuo cuore nobile generoso.

Rivivi così per loro, che pure Ti hanno vivo tra i vivi, in queste pagine, nella Tua competenza, rivivi cosciente Patriota per generoso conscio com­pimento del più sacro dovere: la libertà della Patria.

mio C’è, Tu pure eri parte di me stesso, parte del mio giusto orgoglio giacché era innato in Te uno spiccato costruttivo sentimento altruistico, perché, an­cora giovane assai, eri permeato di quella mentalità capace di operare al perfezionamento umano,  per­chè  eri immune da contagi superstiziosi, pronto a lottare – e lo dimostrasti – contro ogni debolezza per il trionfo della Verità, della Giustizia.

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Abbiamo Tutti Rischiato 43-44-45

Memorie dattiloscritte da BONINI Guido

nato a Parma il 09.02.1923, residente in Borgo Val di Taro (Parma)
La mia famiglia era così composta: padre, madre; sorella cl. 1919, fratello cl. 1921; io ero il più giovane cl. 1923.
Mio padre, reduce della guerra 1914-18 risiedeva a Parma, sua città natale con la famiglia, strada Nino Bixio.
Oppositore al fascismo, dovette abbandonare Parma nel 1928 perché perseguitato e continuamente minacciato dai violenti del nuovo regime. Fu ospitato a Borgotaro in casa di suo cugino sig..,INVERNIZZI,- abitante nel palazzo della Società Imbriani.
Nel 1931 tutta la mia famiglia lasciò Parma per unirsi, a mio padre in Borgo Val di Taro. In questa circostanza, in un paese nuovo e non conosciuti, oltre agli Invernizzi ci diedero un valido aiuto:) il Sig. Delnevo (Merlotto) e la sua cara signora Brugnoli Caterina.
Nel 1941 mio fratello cl. 1921 era alle, armi con l’Esercito Italiano per assolvere gli obblighi di leva. Nel 1942 sottufficiale dell’ Esercito inviato in Russia con il C.S.I.R. , e dal Natale 1942 (inizio della disastrosa ritirata dal fiume Don) non ha più dato notizie di se e quindi come tantissimi altri giovani, dichiarato dal Governo Italiano – Ministero della Difesa – con verbale n° 12848 ST “morte presunta”.
E ‘ arrivato il famoso “8 settembre 1943” e mi trovavo a casa mandato dall’infermeria presidiaria del Distretto Militare di Parma.
Le truppe tedesche probabilmente bene informate sapevano cosa stava succedendo ed erano già in stato di allarme. Hanno attaccato in forze le poche truppe italiane delle varie Caserme costringendole alla resa e seminando terrore. I nostri militari hanno reagito per un po’ ma poi, anche a corto di munizioni hanno abbandonato iniziando un fuggi-fuggi per le campagne ed, affidarsi ai contadini per evitare la cattura ed essere trasportati in Germania nei famosi campi di concentramento (sterminio).
Visto cosa facevano i tedeschi nelle città italiane dopo 1’8 settembre non ho più avuto dubbi sulla ferocia e cattiveria tedesca. Avevo 20 anni e tanta volontà. Ho sempre portato a termine con serietà incurante dei rischi tutti gli incarichi a me affidati.
Il mio nome di battaglia “Scalabrino” e poco conosciuto perché la maggioranza mi chiamava col nome battesimale, era più semplice ed io non ne facevo caso, ero cosciente delle mie azioni che ritenevo buone e giuste.

(Guido Bonini)
Scalabrino

Borgo Val di Taro, 30 novembre 1996.

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