Abbiamo avuto la fortuna di venire in possesso delle memorie di Giuseppe Fulgoni che riteniamo opportuno pubblicare per intero, prima di tutto perché ci sembra rappresentativo un documento storico di grande valore, utile alla chiarificazione di fatti e vicende connesse alla costituzione di uno dei primi nuclei resistenti nella provincia di Parma, il nucleo, che attraverso gli episodi di Osacca, la costituzione dei gruppi di Fermo Ognibene e Mario Betti sfocerà poi nella formazione della 12ª Brigata Garibaldi.
Per tutto il corso della guerra partigiana un giovane borgotarese ha annotato sul suo diario gli avvenimenti.
Le cronache che si riferivano all’anno1944 sono andate distrutte: durante un rastrellamento la madre le brucia per tema che cadessero in mano ai fascisti ed ai tedeschi.
Sono rimaste le cronache dell’ultimo mese di guerra, qui sotto pubblicate a testimonianza dell’attiva partecipazione della popolazione.
Partigiano “Bedonia” e “Garibaldi” della 32“ Brigata Garibaldi Monte Penna
Avventura partigiana dal 2 Novembre 1943 al 25 Aprile 1945 Il giovane Pietro abitava con la famiglia nella frazione di Bossi di Bedonia dove il padre prima dipartire per il servizio militare esercitava la dura professione di carbonaio.Le condizioni di vita non erano delle più felici, Pietro era l’unico grande aiuto alla famiglia.
Più volte mi sono sentita chiedere: << Ma come mai, per quali ragioni sei andata ai monti con i partigiani? Che cos’era un senso di rivolta, d’avventura, di patriottismo?>> Le ragioni, più o meno, che allora si potevano attribuire agli uomini. Nel mio caso la spiegazione era più semplice ed anche più prosaica. Era una decisione che non ho preso io.
Uno degli episodi più significativi della guerra partigiana verificato si nell’Alta Val Taro in provincia di Parma, si svolse dai primi di giugno del ’44 alla fine di luglio dello stesso anno. Mentre i fatti di cui furono protagonisti i partigiani dell’Ossola e di Montefiorino sono stati ampiamente trattati, gli avvenimenti accaduti nell’Alta Val Taro, non hanno ancora costituito oggetto di studio da parte di coloro che si interessano delle vicende che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese in quel periodo.
INAUGURAZIONE DEL SACRARIO DEI CADUTI PER LA LIBERTA’
BORGOTARO, 26 LUGLIO 1964
Il cammino della libertàè costellato di croci
Ogni volta che dinnanzi a questo Sacrario recante le spoglie dei giovani sacrificati nella lotta per la Libertà vien fatto di scorgere una madre con il capo chino e il pensiero fisso nel ricordo di una giovinezza spenta all’improvviso, si rivive la scena di un addio dato vent’anni fa . .. quando con un paio di scarponi e un involto sotto il braccio Egli iniziava il cammino difficile sul sentiero della montagna, dove un pugno di coetanei avevano deciso di costituire una nuova comunità sottratta all’oppressione, al sopruso, alla negazione dei più elementari valori umani. Sapeva che una vita fatta
Gek: la seconda pàrte lo fece il distaccamento di Bill e insiame a quel distaccamento c’era mio fratello, Fanfulla, Tognela, L’Istriano;
Dragotte: comunque è successo così: io avevo disposto questo sohieramento al passo e un altro schieramento a Tasola (erano le due vie di probabile accesso di questa corriera di tedeschi e fascisti che ci avevano segnalato, insomma avevo disposto gli uomini come per una imboscata (doveva arrivare la corriera all’ Anzola ed erano presi in trappola).
Sarebbe bene, prima di narrare la cruda cronistoria di numerosi fatti d’arme della Prima Brigata Julia, illustrare il periodo precedente il primo aprile 1944 per far presente le lunghe fatiche, le gravi privazioni ed il grande spirito di abnegazione sopportate e dimostrato dai primi patrioti, da coloro che, con il loro coraggio e la loro indomita fede, seppero resistere, combattere e con l’esempio formare quelle prime bande che poi si trasformarono in Brigate ed infine – nei giorni della riscossa – costituirono quel potente ed organizzato esercito della Libertà.Quei primi arditi furono veramente i migliori eroi. Chi non ricorda con amarezza il Monte penna, Angola, Casalporino, Tomba, Gelana e tanti altri paesi che racchiudono nel sol nome ricordi e fatti indimenticabili?Chi può dimenticare Linari? Chi può dimenticare i bei canti, il gioco della palla e la grande fame che si faceva su quel monte appenninico?
Ma tralasciamo, perché troppo contrasto vi è fra i giorni di allora e questi. Passiamo alla nuda cronaca dei fatti e delle azioni. 9.4.1944- L’allora gruppo << Penna veniva messo in allarme per una puntata di forze nemiche ( tedesche e militi) che, provenienti da Bedonia, erano dirette ad Angola in autocorriera. Due nostre squadre si appostavano in vicinanza del passo di Montevaccà per tendere loro una imboscata, ma questa veniva a mancare perché il nemico era stato messo a conoscenza in tempo da spie. Dopo un primo vivacissimo scontro i nostri erano costretti a ripiegare verso Tasola per il miglior armamento ed il soverchiante numero nemico. Nella menzionata località altri nostri nuclei giunti di rinforzo riuscivano dopo dura lotta a snidare il nemico costringendolo a precipitosa fuga.
(1) – Gli zii: Conti Carlo (~Ionton~) e Matilde (Titì~-) Albertoni Picenardi, di Borgo Vai di Taro.(2). La nostra casa di campagna dei Ghirardi era dotata di –un oratorio. •1 ( 3) – “Lazetto»: soprannome di un mezzadro (Lazzaro Giovannazzi) e, quindi, denominazione della sua casa.’( 4) – Padre Umberto Bracchi, fucilato dai tedeschi a Strela il 19 luglio 1944.( 5) – Nostro padre, Francisco Marchini Camia, dopo la guerra eletto senatore nel collegio Borgotaro-Salsomaggiore.( 6) – << Frontù >>: denominazione di un campo vicino alle case Ghirardi (o Gherardi)(7) – << Segalé >>: denominazione di una casa mezzadri1e prossima alle case Ghirardi.( 8) – Ines Bracchi: sorella di padre Umberto Bracchi.( 9) – Maestra Bocci: nipote di padre Umberto Bracchi
Dalle piccole e grandi paure quotidiane all’eccidio di Strela
La storia ricostruita attraverso un orologio. Un orologio da taschino con un foro di pallottola, visibilissimo. Chi lo portava, il 20 luglio del 1944, è stato barbaramente fucilato.
Si trattava di Girolamo di Brugnoli il quale, insieme al fratello Giovanni, alla notizia che i tedeschi avevano raggiunto Strela, nel Compianese, ha abbandonato «I Ghirardi», ove erano sfollati, per portarsi sui monti e si è ritrovato a Sidolo (Bardi). Qui ha incontrato un concittadino borgotarese, Francesco Bozzia, insieme ad altri: Bruno Benci, Don Francesco Delnevo, parroco di Porcigatone, Italo Sulacchi, un seminarista, Giuseppe Ruggeri, Don Giuseppe Beotti e Antonio Brugnoli. Si sono riuniti in chiesa per assistere alla funzione religiosa, ma all’uscita, si sono imbattuti in un manipolo di tedeschi e fascisti, provenienti da Strela, cui si sono rivolti con un fazzoletto bianco. Sono stati fatti prigionieri e allineati davanti al cimitero di Sidolo, sotto il mirino dei mitra, in attesa di ordini. Ordini, che arrivarono chiari: fucilazione!
L’unico a salvarsi, grazie a una rocambolesca fuga, èstato Antonio Brugnoli (oggi pensionato di 76 anni), la cui avventura ha trovato posto in diverse pubblicazioni. Comunque, Girolamo Brugnoli teneva il suo orologio nel taschino del << gilet >>. La sorella Maria lo ritrovò, al momento del riconoscimento della salma, Oggi l’orologio èconservato dalla figlia Anna che ci ha cortesemente permesso di fotografarlo.