Discorso per la Consegna della Medaglia D’Oro al Valore Militare per l’Attività Partigiana Borgotaro 21 Settembre 1985

Il Presidente della Repubblica

Francesco Cossiga

Mentre Decoro con la Medaglia D’Oro

Al Valore  Militare il  Gonfalone del Comune di Borgotaro

Introduzione

L’Associazione Partigiani Cristiani ho voluto  curare  la pubblicazione del discorso del 21 settembre 1985 del dott. Giuseppe Costella alla  presenza della  Repubblica e delle più  alte cariche dello Stato, della Regione, delle provincie dei  Comuni in occasione della consegna  del Gonfalone del Comune di Borgo Val di Taro della Medaglia d’oro al valore militare per rendere un riconoscente  omaggio all’entusiasmo  ed al tenace impegno coi   quali  l’amico  Costella, prima  come  Sindaco di Borgotaro poi consigliere  regionale, ha  perseguito  l’obiettivo di far ottenere  la  più alta ricompensa della Patria per  onorare l’olocausto di tante vite, le sofferenze dei feriti  e dei mutilati, il valore delle formazioni  Partigiane e il sacrificio delle popolazioni e del  clero dell’Alti Valli del Taro e del Ceno.

Il contenuto del  discorso non ha voluto essere soltanto una  carrellata retrospettiva dei tanti momenti ed episodi di  cui è costellata  la Resistenza delle  nostre  valli, ma  ha  voluto affermare che  quel “passato” come direbbe quel grande resistente  e maestro che fu per tutti noi don Giuseppe Cavalli – è stato “ un motivo perenne di prospezione in avanti, un impegno di  vita, un momento di cosciente e vigorosa ripresa, un ricordo annunzio che si  stacca dal passato, freme nel presente e si  proietta nel futuro, perche abbia da  risplendere più alta, più viva, più lucente la fiaccola della Resistenza”.

Ecco questo  è il significato del discorso pronunciato dall’amico Costella nella esaltante  occasione della consegna Medaglia d’Oro ed un messaggio che affettuosamente viene affidate ai  giovani di  oggi affinché  dalla storia scritta  col sangue dei giovani d’allora, i loro padri, ne traggano insegnamento ed  esempio.

Sergio Giliotti Presidente dell’Associazione Partigiani  Cristiani di Parma  25 Aprile 1986.

Il documento firmato dall’ on.le  Giovanni Spadolini

Signor Presidente della Repubblica Italiana

Francesco Cossiga

Con animo profondamente  grato e riconoscente mi associo alle parole e ai sentimenti  di stima e ringraziamento espressi dal Sindaco di Borgotaro, dal presidente della Provincia, dal  presidente della Giunta regionale dell’Emilia e Romagna ricordando a tutti come questa sia  la  prima volta che un Presidente della  Repubblica  ci  onora della  Sua  presenza che avviene in una circostanza di altissimo significato storico e patriottico per tutta la  provincia di Parma, coincidente tra l’altro del quarantesimo anniversario della Liberazione.

Signor  Presidente, signor  ministro, on.li parlamentari, consiglieri regionali, signori sindaci, signor console degli Stati Uniti, autorità religiose  e civili, partigiani  e cittadini tutti, mi  è stato affidato dall’apposito comitato  che  ha curato la presente  manifestazione l’ ore di  illustrare molto brevemente le circostanze storiche, politiche e le condizioni ambientali del tempo  nel quale, durante la  durissima guerra partigiana si venne a creare  nel giugno del 1944 nell’Alta Val Taro e  Ceno il “Territorio Libero del Taro” costituito  dai  Comuni  di Albareto,Bardi,Bedonia, Berceto,Borgotaro, Compiano, Tornolo, Valmozzola,  Varese Ligure e come  la  sua  affermazione fu oggetto di una  pesantissima reazione militare da parte di  truppe  nazifasciste, a cui si  contrappose il valore eroismo delle  locali  brigate  partigiane che  si erano andate  costituendo fin dal gennaio 1944, dai  primi gruppi conosciuti “Monte Penna” e  “Centocroci”  e dalle successive, Banda Vampa e Betti e che in breve tempo, primavera del 1944, già si  erano date un organizzazione militare più che soddisfacente; valere ed eroismo dicevo che stanno alla  base della motivazione della Medaglia d’Oro al  valore militare per attività partigiane.

In questo ambito territoriale antifascismo  non fu dell’ultima ora, ne solo  del periodo della guerra partigiana, ma ebbe  radici più profonde e lontane. Il fascismo che  ebbe consensi  minimi nel 1924 fu  tiepidamente considerato e non pochi furono gli antifascisti che scelsero l’esilio o il confino per continuare l’opposizione  ideologica e politica.

Per tutti basterà ricordare il Borgotarese Lazzarelli  socialista, che  fu  collaboratore il Francia  ed amico dei  fratelli Rosselli e di  Pertini e altri ben  noti fuorusciti antifacisti italiani.

Il collegamento con l’etero dei  nostri emigranti, con particolare riferimento  all’Inghilterra e gli Stati Uniti, consentiva di  mantenere vivo uno spirito critico e consapevole dei gravi e pesanti limiti dell’ideologia fascista , delle  preoccupanti carenze politiche – amministrative del governo del tempo.

Soprattutto, rendeva insofferente la gente, la mancanza della  libertà, della  libera manifestazione del pensiero, di  attività  e di  associazione sia  ispirate a ragioni e a motivazioni religiose che sociali. Esiste  a proposito un ampia documentazione di tale stato d’animo della popolazione.

Infine  la guerra  non poteva che aggravare pesantemente  ed irrimediabilmente  la situazione già molto precaria sia sotto l’aspetto politico oltre che socio economico.

I giovani di  questa  montagna come da  sempre partirono per le terre. Prime di  tutte l’Africa. La maggioranza furono alpini e questi conobbero  le umiliazioni militari in Albania, Grecia e Russia altri non si  arresero a Cefalonia.

Queste amare esperienze aumentarono nei  giovani il convincimento dell’inutilità e delle  barbarie della  guerra, della stretta dipendenza dell’Italia al regime  nazi tedesco.

Le condizione  economiche erano dell’assoluta povertà tipiche dell’Appennino Italiano e le popolazioni vivevano  nella più completa  autarchia.

L’8 Settembre 1943 regnò la svolta decisiva, fu la scintilla che accese il segnale  della riscossa tanto attesa dal  Paese contro i nazifascisti e che qui trovò le  condizioni ideali  territoriali, sociali,politiche per accendere subito l’animo e le speranze dei piccoli gruppi partigiani iniziali prima ricordati per contare all’inizio del 45 ben  12 Brigate militari preparate, capaci  di  sostenere  l’urto armato dei  nazifascisti.

Punto costante di  riferimento fu la  popolazione che, unita al proprio clero, pur  conoscendo i pericoli che  si esponeva, rappresaglie, incendi  delle abitazioni,deportazioni, violenze ed uccisioni a freddo, come in effetti fu, diede  tutto l’aiuto possibile con il calore del fuoco, di un rifugio accogliente, del vitto anche se spesso scarso , soprattutto dimostrò  quella profonda solidarietà per cui il  movimento della Resistenza locale fu  tutto un  tutt’uno  di popolo  tra gli  uomini in armi e  la gente comune dedita ai propri  compiti usuali.

Per  necessità di  tempo, in questo contesto  mi limiterò a  riferire sinteticamente come sorse ed fine il “ Territorio Libero del Taro”

Le Alti Valle del Taro e del Ceno furono senz’altro uno degli epicentri  più vitali della lotta  partigiana nell’Italia Settentrionale.

Geograficamente sono poste all’estremo limite  occidentali della Provincia di  Parma, sul confine tra Emilia, Liguria,Toscana.

Questo ampio territorio, dopo l’  8 settembre, venne ad assumere particolare rilievo strategico, essendo attraversata  dalla Linea ferroviaria  Parma – La Spezia, nonché  dalla statale  359 che attraversa Bardi e Bedonia  porta in  Liguria, dalla rotabile del passo  del  Bocco e del Cento Croci e fiancheggiato dalla  statale della Cisa.

E’ a tutti nota l’importanza attribuita dal comando  tedesco alla linea ferroviaria Parma La Spezia, l’unica che  permetteva i collegamenti con il fronte e la Pianura Padana, tra quest’ultima è l’importanza del porto militare di La

Spezia  e che doveva pur  costituire una veloce e sicura via per un eventuale rapida  ritirata verso Nord. Per queste  ragioni il comando tedesco ebbe  a far presidiare con forti contingenti di uomini e mezzi la  stazione di Borgotaro.

Gli stessi alleati ne riconobbero l’importanza tanto che  la  linea stessa venne bombardata  quasi  quotidianamente dall’aviazione alleata. Borgotaro subì 47 incursioni aeree con il sacrificio di 25 vittime civili.

Per tutto il mese di Aprile e il Maggio  del 1944 le azioni dei partigiani diventarono sempre  più audaci tanto che il comando tedesco preoccupato per della crescente attività delle formazioni partigiane, decide di  fare un vasto rastrellamento sul Monte Penna.

Vengono impiegate più di 5.000 uomini con appoggio di  artiglieria ed aerei  da ricognizione. I  partigiani, pur subendo  alcune  perdite riescono a sottrarsi  all’accerchiamento ed i tedeschi  non trovando  di  meglio che sfogarsi con la popolazione. Incendiano i paesi di Setterone, Alpe e Strepeto di Bedonia.

Giugno si apre con una serie di azioni,  sabotaggi, attacchi che interessano  le due  vallate.

Il Giorno 8 viene liberata Bedonia.

Il giorno 10 viene  occupato il centro  di Bardi e quindi liberata la Val Ceno.

Il  15  Giugno si ha  l’attacco e la  presa  del  presidio nazifascista  situato nella stazione  ferroviaria di Borgotaro  e l’occupazione del capoluogo.

Si decide di anche  la creazione  di un libero stato democratico, usufruendo del campo dell’aviazione di Borgotaro quale  base di  rifornimenti alleati con aerei, anche  nella  convinzione che  gli stessi procedessero più speditamente nella  loro avanzata  verso il Nord.

La II Julia in marcia da Mariano a Porcigatone

Sorgeva così “il Territorio Libero del Taro”

Mentre le formazioni  preparavano le  difese  dei valichi più importanti e isolavano  la zona  con la distruzione di numerosi ponti per prevenire eventuali  possibili attacchi nemici, in Borgotaro, in una  pubblica  assemblea ,  venivano predisposte le  norme  relative alla designazione dei rappresentanti popolari all’amministrazione  comunale, designazione che avvennero sul voto espresso dei  capo famiglia, così bardi e altri  comuni.

Vennero anche  pubblicati dei bandi diretti a reprimere il contrabbando dei  generi  alimentari e a regolare la  distribuzione dei  viveri tra la  popolazione.

Esce in tale  periodo, stampato a Borgotaro presso la  tipografia Cavanna  il primo numero de La Nuova Italia.

Animatore e  organizzatore indefesso fu il prof Achille Pelizzari Medaglia d’Argento, nominato prefetto del territorio che organizzo la distribuzione  dei viveri,  istaurò dei  tribunali popolari. Il primo numero de La Nuova Italia porta  la  data del 13 luglio del 1944 e reca  come sottotitolo “Giornale del Territorio Libero del  Taro”.

Il Territorio Libero del Taro fu un esempio non solo del  coraggio  e della determinazione delle  brigate delle  due vallate, ma anche della  loro  volontà a costruire un ordine  improntato alla democrazia.

Queste stato di cose, oltre al fatto nella  necessità di  controllo dei valichi e della  ferrovia  per la vitale  necessità  di rapidi collegamenti con la Linea Gotica provocò la  rabbiosa reazione delle truppe tedesche. In questo periodo gli episodi più gloriosi della Resistenza in zona.

30 Giugno 1944 – un’ autocolonna tedesca forte di 150 uomini e  12 automezzi,  provenienti da Berceto, giungeva fino alla immediata periferia di Borgotaro, dove veniva attaccata da una  formazione  partigiana. Il comandante tedesco  non osò per tanto entrare nella cittadina e per assicurarsi il ritorno prese circa  20 civili come  ostaggi.

I partigiani decisero allora di impegnare in combattimento  il nemico. I Vari distaccamenti vennero fatti confluire sulle alture dominanti il greto del Manubiola e la strada che lo costeggia.

La  colonna nemica, venne attaccata e costretta a fermarsi da un distaccamento che  si  trovava nei pressi  e che era riuscito a giungere sul luogo. Dopo aspro  combattimento  durato due ore il nemico è costretto alla  resa. Lascia sul campo  14 morti, 10 feriti, nell’occasione  cadono nelle mani dei  partigiani 80 prigionieri. Muoiano 2 partigiani e  8 ostaggi  in mano ai tedeschi.

8 Luglio 1944 – Una colonna tedesca proveniente a Pontremoli attraversa il passo del Bratello, favorita  da  una foschia giungeva nelle immediate  vicinanze di Borgotaro. In località Grifola veniva attaccata  da  forze  partigiane. I tedeschi, dotati anche di mortai opposero  una decisa resistenza, ma  verso  sera dopo sei  ore di  combattimento erano costretti alla resa. Al combattimento praticarono anche diversi civili. Perdite  nemiche:  10 morti ( tra  i quali il capitano tedesco  suicidatosi ); 6 feriti, 20 prigionieri.

11 Luglio 1944 – Due Compagnie  tedesche provenienti da Chiavari giungono a S. Maria del Taro, con l’intenzione  di penetrare nel territorio della “ Libera  Repubblica della Val Taro”.

Il debole  presidio partigiano di S. Maria si ritira verso abitazione di Pelosa in comune di Varese Ligure, dove nel frattempo  si erano appostati reparti  partigiani. Qui viene tesa al nemico un’imboscata  che lo costringe ad un violento lungo combattimento prima della resa poi. Perdite nemiche: 20 morti, 70 prigionieri, numerosi feriti.

Inizia  il terribile  rastellamento  del luglio 1944

Infatti il giorno seguente il combattimento di Pelosa giungono, sempre dalla  Liguria, nuovi e più forti contingenti  di truppo tedesche.  I  partigiani bedoniese  mantengono per  tre giorni  le posizioni. Ma il 15 luglio  il nemico inizia  vasto rastrellamento. Da Berceto, dal passo del Bratello, dal passo del Borgallo, dal passo  del Cento Croci  giungono con l’appoggio di artiglieria e mortai forti contingenti di  truppe. L’eroica resistenza partigiana provoca numerose  vittime tra i tedeschi, man ulla  puo fare  più contro le p roponderanti  forze nemiche.

Le formazioni partigiane si frazionano evitando lo scontro frontale con oltre 100 prigionieri.

Nel frattempo,  i tedeschi, dopo aver occupato il capoluogo di Borgotaro, raccolgono 54 ostaggi  (tra i quali l’arciprete mons. Carlo Boiardi poi Vescovo di Massa e il commissario prefettizio) e minacciano di incendiare e distruggere il paese  e di  uccidere gli ostaggi per costringere i partigiani  a rilasciare i numerosi tedeschi catturati.

Dopo tre giorni, grazie anche alla mediazione di padre Umberto Bracchi missionario  borgotarese, i partigiani rilasciano circa  100 prigionieri tedeschi e gli ostaggi liberati.

Meritano particolare citazione gli episodi accaduti a  Cereseto  e Strela di Compiano e a Sidolo di Bardi ove  vennero  uccisi 23 civili. Tra  loro  il  missionario  padre  Bracchi Umberto che aveva  personalmente trattato il rilascio dei prigionieri tedeschi. Al termine del rastrellamento si debbono contare 74 morti civili, oltre 70 deportati. Tra  i  partigiani i morti sono 29. E così finiva la  grande speranza del territorio Libero del Taro.

In seguito le formazioni partigiane ricostituite, allorché il grosso del nemico abbandona  la  zona sono pronte  a riprendere la  lotta. Alla fine dell’agosto  del 1944 si costituisce un comando  superiore di tutte le  forze  partigiane del parmense. L’ incontro avviene Pian del Monte (Tiedoli) Borgo Val di Taro e viene  eletto il comando unico  della provincia.

Meglio organizzati e equipaggiati (numerosi sono i lanci) aviotrasportati dagli alleati i partigiani riprendono la lotta.

 È praticamente impossibile seguire l’attività delle varie  formazioni . Non passa giorno che non avvenga uno scontro, un atto di  sabotaggio un attacco  ad un presidio o  ad un trasporto.

Prima di  arrivare  alla  primavera del 1945 quando iniziò la  liberazione di tutto il Nord Italia occorre ricordare l’inverno  del 1945 che qui sui nostri monti fu  terribile a seguito  di un pesantissimo rastrellamento  effettuato dai  tedeschi  in condizioni climatiche particolarmente avverse. Di questo  terribili inverno l’episodio più tragico accadde  sul Passo del Santa Donna tra Borgotaro e Bardi. Un distaccamento partigiano mentre si  appostava verso Caffaraccia per portare aiuto, veniva sorpreso  nella  tormenta e nella nebbia  da un reparto di  sciatori  tedeschi  e trucidati.

Caddero  7 partigiani.

Superate le difficoltà determinate dal rastrellamento e dall’inclemenza del tempo, riprendono verso la fine di  febbraio, le azioni delle brigate. E così  fino  all’8 aprile data fissata per un’azione simultanea di tutte le forze partigiane della  provincia, è tutto un susseguirsi di azioni  che  disorientano il nemico.

Dall’offensiva  partigiana i risultati superano le  più  ottimistiche  previsioni.

La liberazione delle Valli del Taro e del Ceno è un fatto compiuto.

Intanto ingenti forze nemiche che defluiscono dalla Cisa alla pianura non potendo sfociare sulla  Via Emilia, si vanno concentrando nella zona di Fornovo Taro con l’intenzione di raggiungere il Po. Il comando unico operativo intuisce la  manovra ed attua uno schieramento di 1500 uomini impiegando diverse  brigate della provincia tra le quali la Barbagato e  Siligato, Quest’ultime abbandonano il passo delle Cento Croci compiendo in due giorni una  marcia di 100 km.

Con i  partigiani opererà in questa azione un battaglione  brasiliano con artiglieria. Intanto la 2° Brigata Julia ed il gruppo Val Taro cercano di  occupare il munito presidio di Berceto.

La reazione nemica  è violentissima, tuttavia il giorno 28 Aprile si rinnova l’attacco e questa volta  Berceto capitola.

A Pontremoli il forte presidio viene attaccato dalle  Brigate Berretta, nel frattempo raggiungevano le avanguardie alleate  che  entrano in città con i partigiani.

A Fornovo dopo vari tentativi di rompere l’accerchiamento si arrendono circa 20.000 tra tedeschi e fascisti. Si conclude così la lotta partigiana nelle  nostra valli.

Questo  è il quadro delle formazioni partigiane che hanno operato, alcune solo temporaneamente nel territorio considerato:

Brigate – Uomini

-1* Brigata Julia – 346

-2* Brigata Julia – – 364

– Gruppo Valtaro – 104

– Siligato – 220

– Barbagato – 181

– 1* Beretta – 363

-2° Beretta – 507

-3* Beretta – 266

-32* Garibaldi Monte Penna  – 340

-135*Garibaldi Betti – 301

-31* Garibaldi Copelli 695

-12* Garibaldi Fermo Ognibene  – 945

                                        Totali 4.632

Caduti

Partigiani – 330

Partigiani Inglesi – Russi – 10

Militari –  38

Civili – 137

  • 495

Determinate  fu l’aiuto di materiale e di  armi che gli Stati Uniti fornirono con numerosissimi lanci paracadutati su tutto il  territorio.

Prezioso  il lavoro di collegamento  assicurato dagli Inglesi  con Gordon Lett capo della  missione alleata e comandante del battaglione internazionale  di  stanza  a Rossano comune di Zeri.

Piena di significato e contraddistinta  dal alto valore ed eroismo la  partecipazione tra le formazioni partigiane i numerosi soldati dell’Unione Sovietica.

Se questa  per sommi capi la storia del Territorio Libero del Taro, oggi più che  mai  il nostro riverente  pensiero  va ai  partigiani caduti e militari caduti, deportati, ai morti nei capi di  concentramento tedeschi, ai civili trucidati, ai sacerdoti e seminaristi che caddero consapevoli che il loro sacrificio costituiva il prezzo per la  libertà troppo preziosa  per rinunciarvi, per il riscatto morale e civile dell’intero Paese. Associamo al ricordo e all’eroismo dei caduti  il valore di  tutti i partigiani  e combattenti che  nel frattempo ci hanno lasciati  ricordando  per tutti  l’indimenticabile senatore Gino Cacchioli ( Beretta).

Il loro sacrificio da  oggi  è impresso per sempre nella Medaglia d’Oro riconosciuta.

Per tutti quelli che sono rimasti, per i comandanti  partigiani e le loro brigate, per le  popolazioni che hanno  offerto così generosamente il loro contributo rimangono oggi aperti  molti di  quei problemi che alla fine della gloriosa guerra di Liberazione ora  più che mai  urgente risolvere in sede di  ripresa prima e di  sviluppo socio  –  economico poi.

  Tantissimi sono gli emigrati per l’Europa e per le Americhe  compresi molti combattenti partigiani, che deposte  le  armi sono rimasti ad aspettare  compensi ed onori.

Il Paese  è progredito in un sistema libero, democratico, costituzionale nel quale  i protagonisti del Territorio Libero del Taro e del Ceno avevano fortemente creduto anticipando in tal senso le prime norme fondate sull’autodeterminazione popolare; il Paese  è impetuosamente  progredito  anche sotto l’aspetto socio –  economico  creando  uno sviluppo più che  ragguardevole. Tuttavia dobbiamo oggi registrare che  la viabilità e i collegamenti  tra  Alte valli del Taro e  Ceno sono pressoché gli stessi di quel tempo, che  l’isolamento e la mancanza di una vera  azione di  riequilibro socio – economico frena  lo sviluppo e non chiude le porte all’emigrazione.

Vogliamo dunque esprimere  la speranza che questo riconoscimento così sofferto e all’ora così  ambito, ossa così stimolare e  far riflettere più incisivamente quanti hanno la responsabilità di governo nello Stato,nella Regione nella Provincia, che  oggi così qualificate ci onorano della loro presenza  e che  noi ringraziamo sentitamente per essere venuti  fin quassù, che  nel  seno che  unitamente al grandissimo riconoscimento morale costituito dalla Medaglia d’Oro si voglia  concretamente operare con più profonda e cospicua attenzione per alcuni problemi urgenti di assetto territoriale di questo comprensorio.

Così operando si conseguiranno in modo definitivo e completo le aspirazioni che i nostri eroici  padri del Territorio  Libero del Taro avevano scritto    nell’editoriale del “ La Nuova Italia ” primo giornale libero della Resistenza stampato il 13 luglio del 1944 a Borgotaro….  Tratteremo gli urgenti problemi  che occorre risolvere in questo lembo di terra bagnato dal sangue dei martiri e già sorriso dalle prime luci del nuovo giorno.

Vogliamo che  la vita  mantenga tutti  i suoi diritti anche i più umili.

Vogliamo che la praticità dei  bisogni domestici venga soddisfatta  con il consenso e secondo i legittimi desideri dei cittadini, senza che ne  venga nocumento agli interessi  generali della  comunità.

Borgotaro 21 settembre 1985

Giuseppe Costella

Il Consigliere Regionale Giuseppe Costella

( quarto da destra in alto alla manifestazione del 21 Settembre 1985

Parma sfilata della 1* Brigata Beretta ( Divisione Cisa)

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Autore: 4345Resistenza in Valtaro Val Ceno

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