Intervistati: Cucchi Emilio, Benci Giovanni, Delnevo Giuseppe,da_Lodi Massimiliano, autore del libro “OBIETTIVO LIBERTA”- 14-Giugno 1984

Interviste fatte da_Lodi Massimiliano, autore del libro “OBIETTIVO LIBERTA”- storia della  Brg. Julia della Val Taro. Intervistati: Cucchi Emilio, Benci Giovanni, Delnevo Giuseppe,

Solari Eugenio, Brindani Primo, Bonini Guido.

Riferendosi all’inizio del movimento partigiano, rivolto a Lodi Massimiliano (Italo).

Cucchi:

dopo i fatti di Montevacà lo conosce alla perfezione credo.

Italo: io ne conosco quel tanto che ho letto sui libri molto succinta.

Cucchi: be, Montevacà doveva essere una sorpresa a una corriera di fascisti e tedeschi; questo era lo scopo, e dovevamo attaccarli dal passo; eravamo un gruppo sulla sinistra andando verso Anzola e un gruppetto piccolo dovevano chiudere il varco, c’era Luciano Fortunati, ma tutto in rettilineo, poi c’era il curvone e c’erano gli altri          doveva­mo chiudere insomma questa corriera. Invece probabilmente dalle deduzioni che facciamo noi, è che siano stati avvisati, perché l’autista che guidava questa corriera, era il famoso Paolino; la moglie sapeva tutto di questo attacco e sapeva che il marito era quello che guidava la corriera; probabilmente lo ha avvisato, io non so come sia stato, fatto stà che sul passo di Montevacà è arrivata la prima pattuglia di tedeschi e noi ci guardavamo, eravamo stesi con quelli che erano dall’altra parte della strada e facevamo dei segni, ma nessuno sapeva e capiva cosa dovevamo fare perché eravamo senza ordini, senza nessuno che ci guidasse. A un certo momento i tedeschi, non so se han visto qualcuno o non l ‘han visto. . . ­

Italo: erano fascisti:

Cucchi: fascisti, ma c’era anche qualche tedesco, più che altro erano fascisti. Fatto stà che loro ci hanno attaccato, la sorpresa è finita; ciò che io ricordo, in fuga, ho saltato un reticolato dove sono rimasto mezzo attaccato e avanti. . . avanti. . . e così ci siamo portati verso una località che io non mi ricordo. . .

Benci: verso Tasola.

Cucchi:  si Tasola e che poi dopo…..abbiamo fatto un pezzo di strada e vicino a me c’era il Ruggeri che è stato poi il primo morto           ha preso una pallottola in testa … ma io non l’ho visto né morto, né colpito, so che era li nei paraggi miei, ecco…, dove eravamo tutti, poi ci siamo messi in fuga come ti dico e Primo lo abbiamo trovato, (Libero), vicino a un fosso che si trascinava con la gamba … lui ci ha detto: andate, andate, lasciatemi, salvatevi, salvatevi.

Ma dai Primo, andiamo      e lui no! andate, andate via.

Fatto sta che ha voluto che noi ce ne andassimo.

Lui si è nascosto infatti, poi ho saputo, dopo, che si è nascosto, … è stato trasportato in una grotta a Drusco.

Noi abbiamo continuato questa fuga, siamo passati in questi vari paesini, siamo passati ad Anzola, e poi ci siamo diretti verso il Monte Penna, su in alto, siamo passati a Volpara, in vari posti; sorpresa non c’è stata, ce l’hanno fatta loro a noi la sorpresa, ecco.

Italo: be, ma c’è da dire questo che loro venendo sù in montagna e specialmente approssimandosi a un passo, è legittimo, è logico pensare che come militari fossero sul chi va la, non credevano di andare a fare una scampagnata.

Che immaginassero di avere qualche attacco è più che logico.

Cucchi: ma, secondo me loro hanno avuto qualche preavviso, il fatto è che la moglie dell’autista sapesse, … la moglie di quello che guidava la corriera…… si era un civile, era privata la corriera, della Ditta Carpani .

Italo: e allora non erano due corriere;

Cucchi:  c’era una camionetta di tedeschi, c’erano alcune mi sembra motociclette, due…            una camionetta o due di tedeschi c’era … ma io credo che fossero i primi quelli lì, non erano fascisti, infatti noi ci facevamo questi segni, ma non sapevamo cosa fare, … per quello che loro hanno cominciato a sparare verso di noi.

Italo: e vi facevate dei segni fra di voi con il rischio di farvi vedere…

Cucchi:  No, non ci vedevano loro perché la strada era un po’ incassata, e infatti se tu vedi la strada, qui è bassa e quì c’è il costone e gli altri erano in una stradina che poi si sono messi in fuga anche loro e si sono diretti verso il Pelpi, loro erano a destra della strada verso il Pelpi.

Italo: Poi c’è stato un secondo combattimento      a Tasola;

Cucchi:  Si il vero combattimento è avvenuto li, si, noi ci siamo indirizzati a Tasola;

Italo:  nel gruppo di Tasola sono intervenuti Bill, lo Slavo …

Cucchi:   si, c’era Eugenio, il fratello di Gek Solari, era Aldo, era il V. Comandante della brigata . . . . insomma. . .

Italo:  sul libro c’era scritto. . . . . .

Cucchi:   forse l’istriano

Italo:   si, l’istriano e c’era anche l’istriano?

Cucchi:   non so

Italo:   parla di una dozzina di uomini

Cucchi:   si, erano pochi e loro hanno fatto una sorpresa sembra. . .

Italo:   e allora in quella fase lì, di voi c’è stato qualcuno che ha partecipato?

Cucchi:   io no! io personalmente no perché ero in fuga, questa è la verità, noi non capivamo più niente e infatti non era stato previsto questo, perché si vede che era stato studiato l’attacco in un certo modo. . . quando si fer­merà la corriera, quelli della curva lo attaccheranno, voi piomberete, sa  e    si sperava che le cose andassero normalmente;           

Italo:   fra l’altro voi non sapevate neanche se sarebbero arrivati da li o da un’altra. . . o se sarebbero andati da un’altra parte perché… perché si dice che avrebbero fatto degli appostamenti in altre zone… almeno quel libro là parla addirittura di 4 squadre, il libro di Squeri, … che vanno appostarsi….

Cucchi:   sul Segalino

Italo: Sul Segalino c’erano appostati anche degli altri perché si pensava che potessero venire anche a piedi,.. esatto quello è vero. Erano tre appostamenti.

Volevo dire una cosa dunque, ai parla di Montevacà e poi di Monte Penna.

Cucchi: si perché noi di lì ci siamo diretti e siamo andati  sù verso il Penna, dopo il combattimento di Montevacà

Italo:   cioè il Monte Penna è quello che da il nome a tutta la zona compreso il Montevacà?

Cucchi:  no il monte Penna fa per suo conto.

Italo:   perché si parla di partigiani del Monte Penna?

Cucchi:  (rivolto a Benci) parla tu

Benci: noi eravamo lì, proprio lì all’Anzola, in quei paraggi lì. Anzola, si nella valle del Ceno..

Cucchi:  il gruppo del Penna lo chiamavano, ci hanno chiamato così perché siamo stati i primi a essere dei valtaresi… c’era il povero Tognela e Adelio Bernardi mi sembra e Eugenio Solari. Noi ci siamo andati nel marzo del 44, io e lui (rivolto a Benci), o nell’aprile, ad ogni modo pochi giorni prima, giusto in tempo per arrivarci….. c’era il povero Carletto.

Italo:   Il Comando era di Dragotte credo no?

Cucchi:  ma allora non ti so dire con precisione com’era questa faccenda ecco. Il nostro gruppo forse lo comandava Dragotte. Perché eravamo un gruppo di borgotaresi, … eravamo un gruppo di borgotaresi, noi eravamo separati non eravamo mescolati con tutti gli altri; ….

c’era un gruppo di parmigiani.. se ti ricordi c’era Credali… tutti quelli che noi lo chiamavamo il gruppo dei parmigiani;

Benci:  quando noi siamo andati sù ad Anzola c’erano già però altre formazioni, non so, di pochi uomini ma c’erano già. Erano di Bedonia,… erano di Bedonia e poi certamente c’erano anche degli estranei

Italo:   e la squadra di Montevacà, quella poi che ha avuto lo scontro da quanti uomini grosso modo sarà stata…… cioè erano due squadre, una e l’altra

Benci:  la nostra squadra erano pochi, erano 4 persone, quella che andava verso il Pelpi. Però oltre a noi c’erano dei bedoniesi, perché sé ti ricordi, c’era Squeri (Battaglia) era rimasto ferito anche lui lì, mi sembra;

Italo:   quanti sarete stati, grosso modo….

Benci:   ma, eravamo pochi, penso 30, non so…..

Cucchi:  gruppetti di 8-10 eravamo, perché calcola lì sul passo 10, nella curva un’altro gruppo e poi un altro gruppo di 4 uomini. Erano tre gruppi

Benci:   quelli dei 4 eravamo noi.

Cucchi illustra su un pezzo di carta come presso a poco erano sistemati e come si doveva svolgere la manovra contro la corriera.

Italo:   E i nazi-fascisti, quanti saranno stati?

Benci e

Cucchi :   bene, con una corriera si fa presto a fare 40 persone, poi ne abbiamo preso prigioniero uno (Cucchi rivolto a Benci), se ti ricordi al quale davamo da bere del l’alcool puro … e diceva: bono…bono, alcool puro a 90° . L’hanno portato sù verso il Penna, un Maresciallo tedesco, aveva una paura cane di essere ucciso invece lo abbiamo lasciato libero, lo abbiamo fatto bere ben bene. Cucchi illustra la posizione nella cartina.

Italo:   fatti d’ arme dal 7 al 1 5 luglio 44.

Cucchi:    i particolari non li ricordo. Ricordo che eravamo al Castello di Lozzola e a un certo momento, forse appena dopo l’alba, eravamo in allarme ormai da tanti giorni. … eravamo anche molto stanchi, perché eravamo proprio in una zona di trincea, noi la chiamavamo infatti ….. C’era qualcuno che ci portava il pentolino col latte al mattino… ma dei contadini; fra l’altro c’era anche un mio parente che ci siamo conosciuti e visti lassù e arrivava al mattino, mungeva le vacche e poi ci portava un po’ di latte … perché, come fate a vivere… e mi sembra che non so neanche se ci davamo il cambio per andare a dormire. Non mi ricordo i particolari, sò che al mattino appunto di questo fatidico giorno, ho visto della gente vestita di scuro in mezzo al grano ma ho detto, ma chi sono quelli         sono nostre pattuglie?   Erano ben nostre pattuglie, ho detto io; invece erano tedeschi che pian piano cercavano di circondarci, ci avrebbero presi tutti, meno male che qualcuno ha cominciato a Sparare e loro hanno risposto al fuoco, .. e allora come dice la relazione, ci siamo messi in fuga e siamo venuti verso (importante fuga) siamo andati sul Groppo di Gorro, sai dove ci sono quelle rocce che, venendo da Parma….sai quelle rocce li verso Roccamurata che è il groppo di Gorro   poi siam venuti a Gorro, da Gorro a Roccamurata, abbiamo attraversato il Taro, poi siamo andati nella zona di Castoglio (come dice la relazione) ­verso Valmozzola; poi di li abbiamo avuto le notizie di tutta la situazione e allora, pian piano, ci siamo diretti verso le nostre basi; da Valmozzola ricordo siamo venuti a finire….no, no, non ci siamo persi, ricordo un particolare, che siamo venuti su verso Caffaraccia e verso Lago Bono, io avevo i piedi che sanguinavano. Io non riuscivo più a camminare, i piedi erano fasciati con quei paracaduti americani, ricordi, di vari colori; perché le calze erano consumate… e mi sono messo in una mangiatoia dell’unica casa che c’era a Lago Bono… era una vecchia stalla, non so. Ho detto, io mi metto nella mangiatoia e non mi muovo. Costante, quello che è rimasto… il cognato di Italo Bocci,.. adesso non ricordo il cognome.

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Autore: 4345Resistenza in Valtaro Val Ceno

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