Brindani: il manubiola l’ho vissuto bene, il manubiola è stato per me il più … ma il più che mi ha scosso … perché anche lì è successo che … la postazione era giusta, dove avevamo messo i mitragliatori, la mitragliatrice ce l’aveva Minoli (Spavaldo) e li han bloccato su queste scogliere senza poca via di scampo (qualcuno però è scappato). Presi dal fuoco si sono dovuti fermare, pigliando i primi si sono dovuti fermare. Allora io, c’era Dragotte e Pellacini, ho detto guardate io attraverso il fiume. Ho attraversato il fiume e con me c’era: uno era Piscina, uno era il fratello di Sisi quello che stà a Chiavari (Renzo Petrilli), gente che era li così, uno era Renzo Piscina che era giovane, giovanissimo, uno Renzo Petrilli, uno era Bocei, pensa c’era anche Bocei, e al quarto secondo me penso sia Tigre, ma io non sono mai più riuscito a parlarci; comunque io mi sono messo d’accordo che come arrivavo in cima avrei messo un fazzoletto bianco che cessasseroil fuoco per vedere che io dovevo fare una cosa di resa; poi piano, piano facevo segno a tutti gli altri che mi erano dietro di 4 o 5 metri…. e io intanto andavo avanti piano, piano…e il primo che mi è venuto incontro è stato quello che aveva il pastificio in stazione, che sua sorella aveva sposato Gavaini. E lui mi è venuto incontro con 2 figlioletti in braccio, uno da una parte e uno dall’altra, figlioletti di 2-3 o 4 anni, non saprei; mi voleva intrattenere, complimentarsi, ma io ci ho detto: via, via, via …. che qui bisogna guardare i tedeschi, … che non si muovessero; poi dopo parecchi minuti, i tedeschi, qualcuno metteva fuori qualche cosa di bianco, ma altri invece avevano intenzione di sparare; poi i tedeschi in quel periodo erano ancora tedeschi, perché il 30 giugno del 44, … era per quello che era difficile fare una resa; comunque un bel momento capissero che volevano arrendersi.
Allora ho percorso con gli altri dietro, tutto il fronte di questi automezzi, vedendo chi con le budella fuori… dei nostri feriti, che li vedevo, ma non potevo fermarmi perché era tale la tensione nervosa che un tedesco allora tac…, era lì… ti tira… tu se stai disattento… e invece sono riuscito a passarli tutti e loro si arrendevano; intanto sono arrivati anche gli altri che erano da quel monte, proprio di fronte dove si aveva sparato, noi eravamo andati più avanti e diciamo così sono venuti sù anche loro e allora anch’io ho detto incominciate a incolonnare i prigionieri e anch’io ho detto: vado via perché, mi…. non ne potevo più.
Ero prostrato, proprio quello lì è stato un combattimento, per me è stato… vedere il sangue… mi aveva proprio…E pensare che venire fuori così senza niente sai, era già eccezionale insomma, ma ero proprio giù, io ragazzi vado via; Pellacini ho detto, pensate voi a fare tutto, anche perché non facessero rappresaglie. Comunque quello è stato un grosso combattimento,per mio conto.
Italo: e hanno pagato caro;
Brindani: per esempio il fatto di Antolini, Marchini (c’era anche Carletto), loro hanno preso invece dietro la colonna; cosa è successo: 2 automezzi si erano fermati a Ghiare di Berceto; Ghiare di Berceto, è notorio che c’erano dei fascisti, forse a discutere; quando sono venuti su hanno visto quelli li che venivano, gli hanno sparato e lì è morto appunto Antolini; Marchini invece era fra gli ostaggi ferito…. morti e anche ostaggi feriti… è stato un affare che ci è costato parecchio: 2 partigiani mi pare e otto civili. Loro hanno avuto 10 o 14 morti e una decina di feriti e una ottantina
di prigionieri presso a poco è così.
Il camion poi è stato caricato di tutti questi prigionieri, era il camion di Delmaestro Luigi (Castagnò), era l’unico camion….e so che poi si sono fermati davanti all’Appennino. Poi i prigionieri sono stati portati a Compiano e i feriti ad Albareto. Ma io mi ero fermato lì. Quel giorno li, porca l’oca, ero proprio fuori di me.
