Obiettivo Libertà Storia della “I” Julia Brigata Partigiana dell’ Alta Val Taro A.L.P.I. Associazione Liberi Partigiani – Parma da pag. 379 a pag. 385 Poesie 8° parte

POESIE

Partigiani

Non  chiamateci  eroi.

fummo solo uomini liberi.

tenera e spietata

la  nostra  vicenda.

paziente avventura

nel  fluire quotidiano

della paura e della morte.

Ebbra età  di  saggezza,

la nostra:

quando  giocavamo

la  vita

per nulla e per tutto,

lungo  i  sentieri

vergini  di  neve.

1975

ENRICO LODI

DICONO I MORTI

Un  giorno lontano partimmo

remava nei cuori l’amor di mamma

vibrava nei  cuori una fede, una fiamma

avversa ai tiranni.

Cantammo nei  boschi la  nostra passione

nei  boschi spuntavano le prime  viole

sui nostri  fucili spuntavan  due  fiori

<< Giustizia  e Libertà >>

e contro il nemico ergemmo il fucile

in pochi, con poche  cartucce;

e il pane  era scarso talvolta

e il letto era secco, di  foglie;

dai muri filtrava la luna col freddo.

Ma Libertà, Libertà,  ci  riscaldava,

essa fuggita dalle  nostre case

dalle città, dai borghi,

visse con noi. Noi funno i  suoi soldati.

Visse con noi tra i fiori  e le  nevi

visse con noi ai canti  di mitraglia

visse con noi nei cimiteri  sparsi

della montagna.

Ed oggi siam scesi con  essa

e noi che  morimmo viviamo.

Consolati o madre: un giorno morimmo

per vivere nei  cieli del mondo.

O madre consolati.

Se i nostri compagni son vivi  nel  sole,

pur noi siam vivi, nel sole e  nei cuori.

Portammo sui monti  una fiamma

Per essa morimmo;

per essa viviamo.

Consolati  o mamma!

Giuseppe  Delnevo  << Dragotte >>, 1945

ATTESA ( MAGGIO 1945 )

Vi abbiamo aspettato

Quaggiù,

per strade  deserte

nel  Borgo.

Vi  abbiamo seguito

Con occhi gelosi,

con cieca fiducia

con ansia  amorosa,

con mani materne.

Vi abbiamo seguito

Nel sonno

Pesante

Sul vostro giaciglio

Di foglie seccate,

di  spine,

di un letto

di  foglie autunnali,

di un tetto

di travi tarlati

e ineguali.

In notti stellate

abbiamo sentito

le vostre canzoni

nel cuore

nell’ora dei  sogni.

Lontani eravate!

Mistero nascosto

la vostra dimora;

speranza differita

la vostra venuta.

 Vi abbiamo aspettato!

Un pianto  d’attesa

nei  vuoti  viali,

paesaggi serali

deserti

di vita, per noi!

Linari

Fra nebbie

La luna fra i rami

Odore  di vento:

un’ebbrezza

di luce

di sole

lassù:

di gloria. Per voi!

Per noi, un’ eco

soltanto

un’ombra la sera

la nostra persona

per strade deserte

del  Borgo.

L’attesa soltanto!:

E siete venuti

Cantando

E avete sorriso

Barbuti.

E abbiamo tremato

di  gioia,

noi, piccole  donne

che tanto  aspettammo

abbiamo tremato.

Ed ebbre

di luce

anche  noi

abbiamo sentito

la forza del vostro sorriso!

La morte,

la vita,

negli occhi avevate .

Sofferto!

Perduto!

La neve, l’inverno,

l’insidia nascosta,

nel vostro sorriso

avevate:

la  gloria!

Ed ora

per voi vuoti  viali

la gioia  è tornata

con voi,

la pace

la vita.

Campane serali

chiudete

la bella giornata:

<< Sia pace!

Sia pace, mortali

fra voi!

La vita sia amore

fraterno,

la patria

sorriso di madre!

Sia luce d’amore

la morte! >>.

Rosetta  Solari

VOCI SUL SANTA  DONNA

 

Perché nonna, lassù sopra  quel monte

Ch’è nodo  come monte  Calvario

Ogni  notte s’accendon per incanto

Quelle fiamme lucenti come  stelle?

Son’i Morti risponde lui la  nonna

Sono gl’eroi del tremendo  Santa Donna.

Parla piano, piccino  non turbare

Il momento sacrato a quegl’eroi

Senti tutto d’intorno com’è pace

Com’è sacro  il silenzio di  quest’ora?

Son i Morti sussurra lui la  nonna

Son i Grandi  del Monte Santa Donna.

Or’ascolta… non senti su quel Monte

Ch’è Calvario di  sette  giovinezze,

un bisbiglio, un parlar di  voci  foche,

che, piccino, tu forse puoi capire?

son’ i Morti sussurra la nonna

son’i Santi del Monte  Santa Donna.

O bambino, bambino ch’alla Vita

ti dischiudi sereno come  un fiore

ti sovvenga di noi, che l’infinita

carità della Patria e che l’amore

alla terra che c’ebbe  generati,

ci spinge ad immolar la nostra vita.

Era al dì della Santa  Epifania

ed al  Borgo sonavan campane;

di tant’in tanto fioco pervenia,

eco di care voci a noi lontane

annunciante il trionfo del Messia,

il suono sacro delle pie  campane.

Un senso d’accorata nostalgia

ci prese delle cose a noi più care.

Ci pareva vedere nell’ora pia

la madre nostra innanzi al sant’altare

pregar Gesù, perché nel gran periglio

proteggesse la  via di  suo figlio.

Ma d’un tratto sentiamo la  mitraglia

Scrosciar tremenda con rabbioso  suono;

il nemico cercava  la battaglia

anche nel giorno santo del  Perdono;

quel nemico che pur su questa terra.

E  battaglia noi demmo disperata;

eravam sette, sembrava cento

una forza gagliarda, sconfinata

ci spinge ad affrontar  il gran cimento;

ci  sorreggeva la  gran fiamma;

il pensier della casa e della mamma.

Tra raffiche  di  fuoco e di  tormenta

cademmo tutti e sette. Ad uno ad uno

ci numerò la morte, e la violenza

rabbia  nemica usò per ciascheduno

il piombo che  per noi fu  regalato

da un regime violento  e depravato.

Così morimmo! Nel momento  estremo

pervenne a noi con note  già lontane

dal nostro Borgo, che più non vedremo

l’ultimo tocco de le  pie  campane;

e fu per noi negl’ultimi momenti

l’estremo addio del mondo  dei viventi.

Su  questo monte ormai, due  volte  santo,

su  questo nostro  altare insanguinato

ogni notte in questa ora d’incanto

ci ridestiam per volontà  del  Fato,

a ragionar  di  gloria e di martirio

e degli eroi che come  noi moriron.

Dalla martire  Strela al grande Penna,

dalla Cisa contesa al Manubiola,

dalla chiostra dè monti che d’intorno

incoronano l’ombra il nostro Borgo,

in quest’ora ch’ormai  rivela il giorno

ci perviene il saluto  degli  Eroi

che la vita donaron  come noi.

Ti sovvenga di  noi piccolo amico,

ti  sovvenga di  rutti  i tuoi fratelli

che nell’ora tremenda della prova

risposero << Presente >> al  gran  ricchiamo

e noi ti seguiremo da vicino,

vegliando  su  di  te, sul  tuo cammino

G. Castagnoli

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Autore: 4345Resistenza in Valtaro Val Ceno

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