GENNAIO / FEBBRAIO 1945

GENNAIO / FEBBRAIO 1945
I documenti riportati si riferiscono a:
— il durissimo rastrellamento nazifascista di gennaio.
— crisi e cambio del Comando della 1ˆ Julia.
— direttive del Comando Supremo alleato al Movimento partigiano in vista della conclusione del conflitto comunicate dal Capo della Missione Alleata Cap. «Bob».
— caccia alle spie.
— la riorganizzazione generale delle Brigate partigiane della Provincia nelle direttive del «C.U.».
— la costituzione del Tribunale Superiore di Guerra presso il <<C.U.>>
— azioni armate della 1ˆ Brigata Julia.
— varie.
IL CAPO DI S. M.
ORESTE
Provvedimenti perché i due sottonotati prigionieri:
Schionfeldere Max
siano portati per domani pomeriggio in località bivio strada vecchia (Cava Verrazzani) per uno scambio. Il maresciallo dovrà invece essere tenuto ancora prigioniero sino a nuovo ordine. Mi raccomando che il tedesco Willi non sta messo a contatto con i prigionieri.
Il. COMANDANTE DRAGOTTE
AL C.U.O.
Sua sede
Oggetto. situazione prigionieri
Si comunica che i tre prigionieri tedeschi, segnalativi con lettera n. 336 del 5/1/45, per i quali vi erano giù in corso trattative di scambio con nostri tre patrioti catturati in precedenza, venivano scambiati dal Comandante Dragotte con la patriota Rosetta, catturata a Borgotaro circa I5 giorni più tardi.
d’ordine
IL CAPO DI S. M.
ORESTE
Ancora scambi di prigionieri, che avvengono in genere secondo la formula «uno dei vostri contro uno dei nostri», dimostrando così la pari capacità contrattuale orami riconosciuta in questo campo ai partigiani da parte tedesca.
Ma nello scambio di cui parla la nota del 10 febbraio c’era da recuperare una valorosa e vecchia partigiana, la «Rosetta» (vecchia non d’età ma di militanza nelle nostre file), e per poterla liberare si cedono volentieri tre tedeschi: doveroso atto d’omaggio e cavalleria verso il gentil sesso, che rimane tale anche quando imbraccia uno Sten.
Volontari della Libertà
Iˆ Brigata Julia 3 gennaio 1945
COMUNICATO N. 12
Il giorno 31 dicembre 1944 a/le ore 15 una pattuglia del Battaglione “Gardelli” catturava in località Cornacina zona di Valmozzola) tre soldati tedeschi facenti parte del Presidio della Stazione di Valmozzola.
Tra i catturati figura un sottufficiale.
PERDITE NOSTRE: nessuna.
COMUNICATO N. 13
Il giorno 3 Gennaio due patrioti comandati per servizio nel paese di Borgotaro, per assumere informazioni circa i movimenti delle truppe nemiche, catturavano due alpini del Btg. Complementi -Divisione Monte Rosa
PERDITE NOSTRE ,nessuna.
ILCAPO DI S.M. ILV..COMANDANTE
ORESTE CORRADO
Comando 1ˆBrigata Julia 5 Febbraio 1945
AL SIGNOR MORDACCI MARIO
vettovagliamento popolazione
Siamo informati che lei metterebbe volentieri a disposizione per vettovagliamento della zona della vallata del Taro, uno o due automezzi. Accogliamo molto grati la sua offerta e da parte nostra diamo tutte assicurazioni che gli automezzi stessi potranno circolare liberamente nostra zona. In proposito gradiremmo avere chiaramente specificato il tipo e la targa degli automezzi che verranno impiegati.
Data la precaria situazione alimentare in cui si trova B. Taro, la preghiamo di sollecitare e mantenere quanto più possibile, costante l’invio di derrate che in parte vengono distribuite per il nostro movimento, Contiamo che 1e manterrà in pieno la sua promessa e saprò meritare per il bene della nostra causa Attraverso il latore potrà comunicare con noi e dare tutti i chiarimenti relativi a detto vettovagliamento..
IL COMMISSARIO IL COMANDANTE
Un amico di Parma desideroso di venirci incontro con le sue disponibilità alimentari e con i suoi mezzi di trasporto che, viaggiando sotto la «spada di Damocle» dei frequenti bombardamenti aerei stradali, faran giungere i preziosi viveri fin quassù.
Comando della 1ˆ Brigata Julia 6/2/1945
COMUNICA TO N. 14
RELAZIONE sul fatto d’arme avvenuto il giorno 6 gennaio 1945 in località Caffaraccia.
Giorno 5/1 ore 12:
Il comando viene informato che un’aliquota di forze nemiche (tedeschi) si è attestata il località “Costella” senza sapere delle loro intenzioni, poiché le notizie erano molte e discordanti.
ore 17
Giunge da B. Taro una staffetta con una comunicazione da parte del Comandante secondo la quale nulla di allarmante si notava sino a quel momento; contemporaneamente precisava: stare in allarme – In caso di puntata nemica non superiore ai 200 uomini, attaccare.
Giorno 6/1:
Da B. Taro nessuna informazione.
ore 11
Giunge al C. do una pattuglia ns. avvertendolo che colonne nemiche stavano avvicinandosi a Caffaraccia. Il V. Comandante, in assenza del Comandante assume il comando dei due Distaccamenti che si trovano nelle immediate vicinanze. Immediatamente viene dato l’ordine al Comandante del Distaccamento Antolini (40 u.) di prendere posizione di combattimento.
ore 11,30
Avvistate le pattuglie di sciatori, seguite dalle colonne nemiche, viene aperto il fuoco. Il nemico reagiva immediatamente con un nutrito fuoco di armi automatiche, appoggiato da mortai e mitragliere da 20 mm. Al Distaccamento “Zanré” viene impartito l’ordine di portarsi a Caffaraccia di rinforzo al Distaccamento “Antolini”. L’accanita reazione nemica dava ora la certezza che si trattava di qualcosa di più che di una semplice puntata.
ore 13
Dato il persistere della pressione nemica e l’aumentata intensità del fuoco, si provvede ad inviare due staffette ai Distaccamenti “Dallara” e “Piscina” per chiederne l’intervento, e nel contempo avere notizie sui movimenti nemici. supponendo che il Comandante si trovasse con detti Distaccamenti. Gli uomini nonostante l’imperversare della bufera, la stanchezza per il continuo servizio dei giorni precedenti, tenevano con calma e serenità le posizioni facendo fronte al nemico.
ore 14,30
Reparti nemici attestati alle Macchie di S. Pietro e che sino a questo momento non erano stati ancora notati, costringono una squadra del Distaccamento < Antolini> che si trovava in posizione di combattimento al bivio strada Isola-Coriago a ripiegare in Caffaraccia perché battuta alle spalle. Nel frattempo veniva dato l’ordine a due squadre della Brigata << Val Ceno >> che si trovavano a << Cà- Grilla>>per gli allarmi dei giorni precedenti di prendere posizione alla “Barbuia”, poiché il nemico dalle cascine del Pozzo tentava di risalire i canaloni e aggirare le ns. posizioni approfittando della scarsa visibilità.
ore 15,30
Il C. te del Distacc. “Zanré” riusciva, con due squadre, a raggiungere Caffaraccia seppure attaccato dal nemico che costringeva le altre due squadre del Distaccamento a ritornare sulle posizioni di partenza con un ferito.
ore 17
Il combattimento continua accanito, gli uomini mantengono un elevato spirito, malgrado il freddo intenso e l’impossibilità di consumare il rancio; le munizioni cominciarono a scarseggiare; varie bombe a mano lanciate contro il nemico che si portava ovunque sotto le ne. posizioni non scoppiavano.
ore 18
Il nemico in forze preponderanti irrompe sulle ns. posizioni. Immediatamente viene impartita l’ordine di ripiegare per evitare l’accerchiamento. Ripiegando e combattendo ordinatamente, si riesce a raggiungere il passo Barbuia – Osacca.
ore 19
Da informazioni di civili si viene a conoscenza che il nemico aveva già raggiunto, per il passo del S. Donna, Osacca. Con il parere degli uomini e approfittando della notte, si decide di forzare un eventuale blocco in località Brunelli e tentare di passare il Taro per portarci fuori zona rastrellamento.
Giorno 7/1 ore 2:
Giunti a Brunelli senza incontrare resistenza, si decide di occultarsi a gruppi.
PERDITE NOSTRE:
Caduti n. 1
Feriti n. 5
Prigionieri n.1
NOTE: Le staffette, inviate alle ore 13, arrivavano, data la neve, alle ore 17 presso sede del Distaccamento «Dallara » (v. relazione).
Da informazioni avute da civili risulta:
Forze nemiche attaccate: n.400(Caffaraccia)
n. 150 (Macchie S. Pietro)
Le forze nemiche erano composte di alpini.
Perdite nemiche (non accertate) 4 morti
8 Feriti
4 Dispersi
- V. COMMISSARIO IL V. COMANDNTE
LINO CORRADO
Volontari della Libertà 10 Febbraio 1945
1ˆBrigata Julia
OGGETTO: Relazione sul fatto d’armi del giorno 6 gennaio 1945.
COMUNIICATO N. 15
Il 6 Gennaio 1945 – ore 11 –
Il Distaccamento <<Piscina >> è messo in allarme dall’inizio di una forte sparatoria, proveniente dalla direzione di Porcigatone-Casembola. Dato l’allarme dei giorni precedenti in conseguenza di movimenti nella Valle del Taro, di truppe tedesche, il Comandante del Distaccamento, supponendo l’attacco il Distaccamento «Dallara» si portava con 40 patrioti verso il Passo del S. Donna. Durante la marcia di avvicinamento al Passo, si univa ai nostri 10 patrioti della Brigata Beretta— ed altri 20-della Brigata Val Ceno. Causa la nebbia ed il nevischio non si poteva discernere chiaramente il Passo verso il quale eravamo diretti; procedeva il Distaccamento una nostra pattuglia composta ai sette uomini Comandati dallo stesso Vice Comandante.
Ore 14.-
Prima di raggiungere il Passo, la pattuglia nostra veniva attaccata di sorpresa, il Vice Comandante immediatamente ordinava seccamente di piazzare i mitragliatori e di reagire al nemico. Causa il cattivo e quasi nullo funzionamento delle armi, dovuto al freddo intenso, non si poté reagire adeguatamente all’inaspettato attacco. Purtroppo la sorpresa ed il cattivo funzionamento delle nostre armi (in particolare quelle automatiche) provocarono nel reparto un certo sbandamento che si tramutò in un vero sganciamento per sottrarsi all’intenso fuoco nemico che faceva supporre in forze preponderanti.
Perdite nostre: 6 morti – 2 dispersi
Perdite nemiche: non sono state potute accertare.
La colonna nemica, composta da truppe Alpine ed appoggiata da pattuglioni sciatori, era forte di 500 uomini circa.
IL COMMISSARIO IL COMANDANTE
LINO LIBERO
Volontari della Libertà
1ˆBrigata Julia
AL COMANDO UNICO OPERATIVO
Sua sede
OGGETTO: Relazione sugli avvenimenti riguardanti il Btg. Gardelli nel recente rastrellamento
COMUNICA TO N. 16
Il giorno 6 Gennaio, alla sera, in seguito ad informazioni delle nostre staffette circa ammassamento di truppe oltre la Pessola tutto il Btg. Gardelli, composto dal Dist. Marchini, 2 squadre del Dist. Bassani e dalla squadra Comando del Btg, si metteva in allarme appostandosi sulle prime pendici del Monte Dosso, a ridosso dell’abitato di Pessola (Varsi). La mattina del 7 Gennaio infatti reparti di bersaglieri della Divisione Italia partivano dal Pizzofreddo e Bottione (Solignano) discendendo nella Pessola e risalendo poi sulla sponda sinistra del fiume per raggiungere il paese di Pessola. Quivi giungevano alle ore 15,30. Il Btg. dalle sue posizioni apriva immediatamente il fuoco sul nemico, costringendolo a rifugiarsi precipitosamente nelle case dell’abitato. Quivi asserragliati i Bersaglieri resistevano sino a sera; riuscendo così col favore dell’oscurità, a ritornare sulle loro posizioni di partenza.
Nel frattempo giungeva una nostra staffetta che, inviata a chiedere rinforzo ai distaccamenti della 2° Julia dislocati a Pieve e S.Martino di Valmozzola, riferiva il già avvenuto sganciamento dei detti Distaccamenti. Nella notte fra Tosca e Castellaro si notavano razzi che ci segnalavano la presenza di altre truppe nemiche nella zona. Anche il distaccamento Zio della 31°Garibaldi, di sede a Contile, si era occultato. Evidente ormai il rastrellamento in atto, il B TG. fra la notte del 7 e la mattine dell’8 di ritirava senza perdite in direzione delle Bore di Metti. Strada facendo venivano incontrati patrioti della 31° Garibaldi che già avevano occultato le loro armi e che riferivano essere i tedeschi arrivati alle Bore. Inseguito a questo fatto veniva dato l’ordine di occultarsi.
Durante l’operazione di occultamento 20 patrioti del Btg. venivano catturati in località Ronco di Prelerna – Botione – Boio (tutti in comune di Solignano) nei giorni 9-10 Gennaio. Il Comando del Btg. era stato assunto, in assenza del Comandante, dal Vice Comandante Giovanni. Da informazioni di fonte borghese risulta che il nemico ha subito le seguenti perdite: 3 morti e 5 feriti.
F/to Giovanni – V. Comandante del Btg.
IL CAPO DI S. M.
ORESTE
Corpo Volontari della Libertà
Comando della C Brigata Julia
AL COMANDO UNICO OPERATIVO
Sua sede
OGGETTO: relazione delle operazioni del Campo di Concentramento durante il rastrellamento
All’inizio delle operazioni il C. C. è dislocato a Casa Gandi in Porcigatone.
Prigionieri: 7-3 tedeschi, 2 Alpini, Div. Monterosa, 2 civili. Guardie
7.
Giorno 6/1-
Per l’arrivo dei tedeschi in paese mi porto a Ronco Desiderio (Compiano). Per nuovo allarme tento di passare il Taro attraverso il ponte dell’Ingegna. Essendo tutta la zona pattugliata dal nemico sono costretto a ritornare sui miei passi. Raggiungo Strela toccando Ronco Desiderio.
7/1 –
Mi porto a Caboara, da cui la sera stessa, per il sopraggiungere dei Tedeschi riparto alla volta di Sidoli.
8/1 –
La nostra situazione rimane estremamente critica: mentre i tedeschi sono ancora numerosissimi nella zona, noi siamo senza viveri, sprovvisti di mezzi, sfiancati dalle notti insonni e dalle continue marce nella neve. Qualche uomo presenta i primi sintomi di congelamento; ciononostante ai prigionieri viene sempre fatta buona guardia. Ritorno a Caboara. Si uniscono ai miei uomini 6 patrioti della 32 Garibaldi e 4 della Beretta.
9/1 –
52 alpini della Monterosa puntano contro di noi per liberare i prigionieri. Decido di attaccarli ma per il cattivo comportamento dei summenzionati non appartenenti alla nostra Brigata, all’arrivo del nemico sono costretto a sganciarmi. Viene catturato e fucilato dai reparti della Monterosa in questa operazione un alpino che, sino allora prigioniero, avendo dimostrato di poter fare affidamento su di lui, avevo mandato di pattuglia. La sera stessa tento di raggiungere Mariano passando per Lisara e Gravago. Anche questo movimento mi è reso impossibile dalla presenza di numerosi tedeschi nella zona. Ritorno a Sidolo.
10/1 –
Reparti nemici scendono dal Monte Colla. Nuova marcia verso Dugara dove giungo alle ore 23.
11/1-
Alle ore 4 nuovo allarme. Sempre in mezzo ai tedeschi mi reco a Caboara e di lì a Tocaleto. Il rastrellamento è finito. I prigionieri sono ancora in nostre mani.
IL COMANDANTE
del Campo di Concentramento
f/to TERRIBILE
p.c.c. IL CAPO DI STATO MAGGIORE
ORESTE
Comando 1ˆ Brigata Julia 28 Febbraio 1945
AL C.U.O.
OGGETTO: comunicazione di morte
Si comunica che il Patriota Gherrj ( Terroni Domenico ), segnalato come disperso con figlio n501 del 9 u.s., va considerato come Caduto.
E stata infatti rinvenuta la salma il giorno 15febbraio 1945 sul pas
del Monte S.Donna.
IL COMMISSARIO IL COMANDANTE
LINO LIBERO
Le operazioni riferite nei comunicati che precedono si svolgono nel corso del rastrellamento che i nazifascisti hanno effettuato nella nostra vallata durante mese di gennaio, nell’ambito di un piano generale predisposto in vaste aree montane del Nord Italia allo scopo di attaccare e distruggere le forze partigiane nel momento della loro maggior vulnerabilità. La stagione invernale è appunto quella in cui, con il suolo abbondantemente innevato, al partigiano vien meno la copertura del bosco, suo abituale rifugio e retroterra di manovra, e si rende impraticabile la mobilità propria della guerriglia, mentre le gravi insufficienze alimentari e di vestiario: cappotti indumenti di lana, guanti, calzature, lo mettono spesso alla mercé del gelo della fame, in una condizione di complessiva difficoltà e debolezza, aggrava anche dalle inevitabili lentezze dei collegamenti informativi.
Numerose colonne di «Alpenjaeger», di mongoli dell’URSS passati loro ordini, di Brigate Nere, di alpini e bersaglieri della R.S.I. giungono improvvisamente da più direzioni nel territorio delle Valli del Taro e del Ceni precedute da reparti di esploratori in tuta mimetica su sci e forniti di radio ricetrasmittenti portatili che ne assicurano i collegamenti per azioni di reciproco sostegno. Le loro provenienze delineano una manovra avvolgente diretta a bloccare alle spalle i partigiani dell’intera zona per poi chiuderli in una morsa sempre pi stretta. Il loro numero e armamento è tale da consentire una superiorità schiacciante sulle forze che vanno ad investire. Il Comando germanico, che ha studiato il piano d’attacco con l’ausilio i spie informate sulla dislocazione dei comandi partigiani, punta con le proprie forze direttamente sugli stessi.
La colonna che attacca il Comando della 1ˆ Julia a Caffaraccia viene subito contrastata e bloccata con una resistenza lunga e accanita fino al limiti del possibile da parte dei nostri (come si è visto dal comunicato n. 14). In un’altra posizione, a Tocaleto, il Distaccamento «Piscina», nel generoso tentativo di andare in soccorso del Distaccamento «Dallara» che, dalla eco di sparatorie provenienti dalla sua posizione, credeva attaccato dal nemico, incappa in una tragica imboscata in cui sette dei nostri perdono la vita. (uno dei due partigiani che nel comunicato n. 15 relativo a questo episodio sono dati per dispersi, il valoroso «Gherry» che comandava e precedeva la colonna di testa, in realtà deceduto e il suo corpo sarà più tardi rinvenuto sepolto sotto la neve d’un canalone dov’era caduto ferito sul luogo dello scontro).
Mentre il nostro Battag1ione «Gardelli», a Pessola, (come si legge nel comunicato n. 16) ritenendosi in vista di un normale attacco del nemico, prende per primo l’iniziativa del fuoco e costringe le truppe fasciste al ripiegamento. Informato poi di trovarsi coinvolto in un ampio rastrellamento, esso procede al proprio occultamento, operazione durante la quale ben 20 dei suoi uomini vengono fatti prigionieri. Il Distaccamento «Dallara», dal canto suo, imbattutosi in fase di spostamento verso Ceredasco in una pattuglia nemica, dopo un debole scambio di fuoco durante il quale lamenta il cattivo funzionamento di proprie armi forse dovuto a scarsa protezione delle stesse dal gelo, si defila in un canalone in direzione di Osacca, per fortuna senza riportare perdite.
Nel frattempo il Capo del nostro campo di concentramento, «Terribile», con audacia e non minor fortuna, è così bravo da mantenere il controllo sui prigionieri nemici affidati alla sua custodia, che si trascina dietro attraverso sei giorni di rischiose peregrinazioni (vedasi il relativo resoconto). Nel complesso gli uomini della brigata riescono a fronteggiare l’eccezionale emergenza con reazioni armate e comportamenti coraggiosi dove se ne presenta l’occasione, e a occultarsi per gruppi o isolatamente durante le fasi più pesanti del rastrellamento, secondo l’inevitabile necessità del momento. Rastrellamento il cui costo finale si traduce per la nostra brigata nella perdita di 8 Caduti, 5 feriti, 21 prigionieri e un certo numero di colpiti da congelamento.
Un costo purtroppo doloroso ma che sarebbe potuto risultare ben più elevato se si considera la nostra incolmabile situazione d’inferiorità di fronte al massiccio spiegamento di forze d’un attrezzatissimo esercito regolare nel momento in cui il “generale inverno” metteva in seria crisi, anche a prescindere dall’offesa nemica, le nostre precarie strutture. E certamente da questa massiccia operazione i nazifascisti si ripromettevano risultati decisivi contro l’insieme delle nostre formazioni, risultati che sono invece sostanzialmente mancati. Un risultato che hanno tuttavia sicuramente raggiunto è quello di terrorizzare ancora una volta la nostra popolazione che, dopo la terribile esperienza del rastrellamento del luglio 1944, vive nell’incubo delle feroci rappresaglie, delle uccisioni sommarie di civili inermi.
Ma se lo scopo era quello di isolare i partigiani dalla popolazione, di creare in essa risentimenti contro di loro individuandoli come responsabili delle sofferenze cui è sottoposta a causa della loro presenza, anche qui il nemico ha fatto male i propri conti. Molti dei nostri in queste drammatiche circostanze, nonostante il pericolo, sono ospitati e nascosti dai civili in loro casolari, soffitte, scantinati o rifugi più o meno segreti. E comunque, al di là della paura e del timore di coloro che invece rifiutano questa ospitalità temendone, non a torto, i rischi di mortali conseguenze per sé e i propri cari, rimane e si rinsalda più che mai in tutti un odio profondo contro l’aggressore e il senso di gratitudine e solidarietà verso coloro che si battono per la sua sconfitta finale. Dell’angosciato stato d’animo con cui la popolazione della nostra vallata vive queste cruciali giornate possiamo trovare un’efficacissima descrizione nel libro “Montagne insanguinate» di D. Riccardo Molinari (dal quale ho a suo tempo ricavato drammatiche immagini del rastrellamento dello scorso luglio) libro da cui trascrivo qui di seguito alcuni stralci.
Dal libro Montagne insanguinate di D. Riccardo Molinari
<< La sera dell’Epifania la notizia di un imminente rastrellamento nella zona del Pelpi, riportava uomini e donne alla ribalta. Colonne tedesche sbucavano da tutte le parti, superando ostacoli di intemperie di neve e piombando inaspettatamente, di giorno e di notte sui piccoli paesi e sulle borgate dove si piazzavano. Borgotaro, Bedonia, Piane, Bardi, erano in mano agli invasori. La luce elettrica era stata tolta e si doveva brancolare nelle tenebre, come nel primo rastrellamento. Anche le campane da qualche tempo erano diventate mute: brutto segno questo per la gente (perché indizio di pericolo prossimo), e che rendevano più triste la vita di ogni giorno. Si rivissero le ore angosciose del luglio antecedente e ci si preparò alla secondati prova. L’esperienza aveva insegnato. Nascondersi era necessario. Ma quale la via di scampo?
La fuga sui monti non era possibile perché la neve alta un metro e più, lo impediva. Situazione questa di sfavore per quanti dovevano sfuggire alla cattura e di vantaggio ai cacciatori germanici, ai quali avrebbero servito di guida le orme stampate sulla neve. Perciò le tane naturali e artificiali furono la soluzione migliore. Piccole gallerie profonde, o trincee scavate a prezzo di sudori; cloache putride e malsane; stanze sotterranee, dall’adito irrespirabile, antri e spelonche nelle rocce, che si prestavano ad un sicuro nascondiglio: veri covi reconditi in cui le volpi avrebbero potuto trovare la loro migliore dimora; baite abbandonate di carbonai, sperdute tra i monti, in mezzo al ghiaccio: questi i rifugi che tante ore di insonnia e di trepidazione dovevano contare, che tanti battiti sospesi di cuore dovevano attutire; ognuno dei quali potrebbe prestarsi alla narrazione con i tratti di un’autentica storia romanzesca. Di quanti sospiri e lacrime di padri e di figli, furono essi testimoni, in un’alternativa di timori e di speranze, mentre fuori le madri; le spose, le sorelle, trepidavano e pregavano nell’attesa spossante che l’ora passasse!…
Essi si spalancarono precipitosamente per accogliere alla rinfusa centinaia di uomini, al calare improvviso delle orde tedesche, quel pomeriggio 11 gennaio, giovedì (lo stesso giorno del primo rastrellamento). Nessuno li attendeva da quella parte. Anche le vedette del paese, vigili ai vari posti d’avvistamento, erano state colte alla sprovvista. I tedeschi discendevano dal lato settentrionale del Pelpi, provenienti da Masanti, e dopo una traversata lunga e faticosa squarciando la neve alta, si gettavano su di un popolo inerme con il terrore delle belve che vogliono far preda.
Disorientamento generale e quindi una fuga frettolosa ai rifugi. In un attimo il paese fu sgombro di uomini e soprattutto di giovani… L’esperienza del luglio scorso, mi aveva reso perplesso, fino all’ultimo momento, sulla sorte che mi sarebbe toccata se mi fossi dato in mano al tedesco. L’ondata di terrorismo che incolse tutti al suo sopraggiungere inaspettata, decise anche per me la via più sicura e riparai nella prima spelonca offertami… Mi sottoposi a tutte le acrobazie che l’accesso del rifugio, studiatamente stretto, imponeva, come quella di strisciare a somiglianza dei rettili, e mi ritrovai in una canna di piombo, parecchi metri sotto terra, dove otto esseri umani giacevano pigiati, in un silenzio sepolcrale rotto solo di quando in quando dal respiro ansimante dei polmoni, che dopo una corsa forzata, resa più aspra piede sulla neve, avanzavano anche là entro i loro diritti.
Una grossa pietra rinchiuse l’entrata e poco dopo si sentì il tonfo sordo della neve che le donne coraggiose buttavano sul sentiero per cancellare ogni traccia di piede umano. Trascorsero parecchie ore di immobilità e di silenzio… Nulla si udiva: nemmeno un colpo di fucile che denotasse la presenza di esseri tanto temuti. Eppure erano discesi… Solo ad un dato momento si notò, al di sopra di noi, il passo pesante e ben distinto di un soldato. L’orecchio era teso ……. il respiro trattenuto.. . il cuore pulsava. -Qualcuno articolò a fior di labbra, appena percettibile, un «ci siamo» che si ripercosse come il colpo di uno spillo in fondo all’anima e poi di nuova silenzio. La perquisizione della casa sotto la quale si trepidava,, era avvenuta senza inconvenienti. S’incominciò a riprendere consueto respiro: l’oscurità della tomba, che fino allora rendeva più tetra e paurosa la presenza in quel luogo, veniva rotta ora dal fioco chiarore di una lampada a olio.
Notizie però non ne arrivavano dal di fuori e l’ombra dal mistero avvolgeva i latitanti e appesantiva maggiormente le ore della reclusione. Che avverrà in Paese?… Saranno tutti salvi e liberi? Chi saranno questi nuovi invasori?… Saremo svelati?. . Prenderanno le donne come ostaggi?… Quando andranno via?… (…) Un’ulteriore comunicazione ci fece sapere che gli Alpini avrebbero dovuto piombare la notte antecedente su Cereseto, provenienti da Noveglia, ma smarritisi in cima al monte – a motivo della tormenta di neve – lasciarono colà i propri bagagli e discesero, bagnati come pulcini, a Masanti, donde ripartivano il giorno dopo.
I soldati si erano divisi tra loro, per il vitto e per l’alloggio, le poche case rimaste illese (…). Soltanto per noi, confinati sottoterra, (e per tanti altri nelle stesse condizioni vita), le ore divenivano lunghe. Le membra cominciavano risentirsi. La notte inavvertita, penetrava con le sue tenebre anche là sotto a conciliare il sonno: cosa nemmeno da pensarci. perché la ristrettezza del luogo costringeva le membra a legarsi su sé stesse e ad assumere posizioni così irregolari, per non dir buffe, che anche la povera persona umana ne risultava goffamente sformata e contraffatta. Notte insonne, snervante, senza requie. Rivivevo le dure notti di prigionia del luglio scorso. Quel lembo di galleria sotterranea mi richiamava talvolta l’ombra oscura delle Catacombe (ove però lo spirito e i sentimenti di coloro che vi si raccoglievano erano ben diversi, quantunque la realtà apparisse identica!). (…)
Le ore si protraevano, eterne, logoranti. Per buona fortuna non mancava il necessario ristoro del corpo, perché vi erano le buone persone che, di notte tempo, eludendo la vigilanza delle sentinelle, vi provvedevano. Come non mancava il tipo allegro che, con motti e frizzi, commenti sulla situazione e ricordi esilaranti, faceva dimenticare momentaneamente la fiacchezza delle membra e la prolissità del tempo. A volte l’ irritazione d’animo esplodeva inconsultamente in espressioni audaci e improprie all’indirizzo dell’oppressore, frammiste a qualche moccolo ingiurioso, smozzicato però a tempo per rispetto di chi vi era colà rappresentato.
Quando Dio volle, gli Alpini si accinsero alla partenza. Il fisico era ormai giunto ai limiti estremi della sua resistenza, le membra intorpidite si ribellavano energicamente. L’aria, resa più grave dall’odore nauseante del lumicino ad olio, non entrava più pura dal piccolo tubo che la richiamava segretamente dal di fuori, e s’era fatta insopportabile. Sicché appena arrivò la nuova – dopo 49 ore di inedia e di immobilità – che anche gli alpini se n’erano andati, ci sentimmo rinascere, buttammo all’aria gli ostacoli e uscimmo prestamente in più spirabile aere! Ma dovettero perdere qualche tempo, i muscoli, prima di sgranchirsi e riprendere le funzioni normali. In paese non si lamentavano danni considerevoli, se si eccettuano quelli ! recati alle cantine e ai pollai. Anche il fatto a Farfanaro di un malaugurato scontro con un gruppo di Partigiani; che poco mancò non compromettesse tutta la frazione, non ebbe alcuna conseguenza molesta. Dalla Chiesa era solo asportato un servizio intero di candele alte, ad uso dei soldati durante la notte.
I MONGOLI
Un secondo rastrellamento, in tono molto minore del precedente, nonostante le previsioni pessimistiche, era passato senza sommergerci, ed ora si rialzava il capo a respirare di nuovo, almeno momentaneamente, un po’ d’aria libera. Il tedesco, è vero, non aveva rinunciato nemmeno stavolta ai soliti sistemi di scorribande terroristiche, razzie di rappresaglie. Le montagne rosseggiavano tuttora di sangue sparso, tanto più visibile sul candore immacolato della neve che abbondantemente le rivestiva. Giovani nel fior degli anni rimasti sul campo in qualche scontro, o colti dal piombo fatale mentre tentavano la fuga, erano senza un soccorso, senza un conforto, sul manto glaciale che li accoglieva… Anche lo strazio delle famiglie, private repentinamente dei loro membri più cari, deportati verso destinazione ignota, si rinnovava…
Ma erano tutti casi isolati, parecchi dei quali non rispondenti a verità o, almeno, che non i-aggiungevano la gravità e il numero del primo grande rastrellamento: a confronto del quale si potrebbero chiamare scaramucce! L’orizzonte però accennava tutt’altro che a rischiararsi. La quiete non sarebbe stata perfetta fino a che nella zona circostante c’era odore di tedeschi. Questi invece si ostinavano a rimanere nelle posizioni occupate, continuando a far da padroni e a disturbare la pace del prossimo. Giorno e notte passavano e ripassavano attraverso i valichi praticabili Bedonia-Pione, Borgotaro-Osacca per finire a Bardi, quando non venivano da Ferriere attraverso le Moline, lanciando pattuglie in tutte le direzioni, senza mai riuscire a sapere che scopi avessero. Ogni giorno si sentivano nomi e itinerari diversi. Di certo si sapeva che rastrellavano e pettinavano la montagna. E intanto noi si viveva tra la casa e la tana, tra la pausa e il respiro di una notizia buona e la delusione di un’altra che subito li stroncava. Di notte, fino a tarda ora, accanto ad un ceppo, a far commenti interminabili e previsioni funeste, col cuore sospeso, trepidante ad ogni passo che si ripercuoteva daI selciato. Di giorno, a far vedetta sui punti strategici esposti alle intemperie, o a contemplare, nell’attesa guardinga, la neve che sfondava i tetti. In certi momenti – a stare alle voci e alle staffette partigiane – pareva che i tedeschi fossero lì a due passi. Invece erano dei nostri che scappavano. Casi di tal genere si ripetevano infinite volte. (…)
Un giorno poi si seppe per certo che i tedeschi intendevano iniziare un altro rastrellamento da Bardi, e che portavano davvero con sé degli ottimi cani da caccia, dal fiuto così fine da scoprire la preda anche in fondo alle caverne: i Mongoli o Turkestani! La fantasia popolare li ingrandiva, lì faceva giganti, fino a prender forma di essere favolosi, terribilmente rozzi e selvaggi, che incutevano paura solo a vederli. Correva voce persino che i loro padroni li ubriacavano perché potessero più facilmente servire ai propri scopi malvagi e seminare terrore. Invernata sempre pessima. Nevicate copiosissime: avessero almeno arrestato il terribile nemico! Invece i Mongoli avanzavano .. In paese la solita teoria di fuggiaschi interminabile ossessionata, comitive chiassose di partigiani sbandati, demoralizzati, poveri ragazzi senza pastrano e senza coperte, qualcuno senza scarpe addirittura. Alla gente si stringeva il cuore a vederli e a sentire la solita storia di tragedie: compagni scovati nel proprio nascondiglio e massacrati o rimasti assiderati sui monti o morti di fame, di stenti. E la lezione inflitta ai compagni aveva insegnato anche a loro. Perciò avevano imparato a desistere da ogni vana resistenza, perché c’era più probabilità di lasciarci le penne che di vincere, e deponevamo le armi sotto le dune di neve, divenute depositi di munizioni.
Ansiose domande passavano di bocca in bocca: dove sono arrivati i mongoli? Quando capiteranno qui tra noi? Verranno di giorno o di notte? la scamperemo stavolta?… La notizia a forza di contraddirsi divenne realtà. Il mattino del 18gennaio i Mongoli provenienti da Bardi facevano la loro comparsa a Cereseto, prevista in tempo dagli uomini che perciò erano corsi prontamente ai ripari: chi alle solite tane delle volpi, chi all’aria dei monti. E questi ultimi erano la maggior parte, poiché correvano notizie che altrove i sotterranei non avevano dato saggio di molta sicurezza davanti al fiuto penetrante dei nuovi mastini e s’erano prestati in alcuni luoghi a scene orripilanti di massacri in massa. Si sapeva poi dell’esistenza di una fitta rete poliziesca, nota comunemente sotto il nome di «spie», che contribuiva a facilitare la scoperta e che giustificava il timore generale. E questo va detto ad onor del vero anche se torna ad onta di quei connazionali o conterranei che si prestarono venalmente a quel losco ufficio.
Per tutto questo e per altre ragioni, i monti lastricati di neve, divennero ancora l’unica via di salvezza. Salire, salire, per sfuggire all’ insidia avversaria… Le alture apparvero ben presto solcate da colonne di fuggiaschi che faticosamente si arrampicavano, in cerca di una posizione impossibile ad essere avvistata dal tedesco. Mi aggiunsi anch’io, sotto mentite spoglie, ad una di queste colonne ardimentose, forzata a far da macchina rompighiaccio, e salii ansimando e rabbrividendo dal freddo, fin sopra le più alti pendici del monte, e attesi pazientemente che l’ora della prova, forse l’ultima, passasse. Meglio al freddo, all’intemperie, ma liberi, che schiavi tra le grinfie dei tedeschi!
Passarono anche i mongoli, in fila indiana, dopo aver fatta breve sosta in paese ma senza chieder conto di niente, e ripartirono in ordine, oltre il Pelpi. La lunga colonna di razza gialla, lasciava sullo strato candido di neve, ancora recente, la sua impronta pesante. I mongoli avevano chiesto soltanto un po’ di pane per sfamarsi. Forse un po’ di pudore e di vergogna li trattenne di fronte all’indigeno operato dei loro malvisti padroni, e preferirono proseguire… Anche le donne, ossessionate dalla paura di un affronto morale (i mongoli passavano ovunque con la poco onorevole qualifica di oltraggiatori della virtù femminile) si erano in parte rifugiate e in parte rimaste, dopo essersi ben camuffate per distogliere l’attenzione del soldato brutale, nelle proprie case, ansiose come se attendessero la visita dell’orco descritto nelle fiabe. Ma quando essi se ne furono andati, senza nuocere in alcun modo e senza molestare, dimostrarono la loro meraviglia e si convinsero, assieme agli uomini, che il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge!
Terminato il rastrellamento le truppe che vi hanno partecipato vengono spostate altrove e nella zona rimangono in funzione i soliti presidi nemici, localizzati nei maggiori centri e nei punti nevralgici di transito stradale e ferroviario. E in breve volger di tempo le formazioni partigiane locali – e fra queste la Brigata Julia – si riorganizzano e riprendono la consueta attività di guerriglia. Mentre le nostre file continuano ad accrescersi e, in attesa del disgelo e dell’ormai non lontana primavera, la nostra organizzazione, grazie anche alla ripresa degli aviolanci alleati di armamenti, divise, attrezzature, punta a un rapido potenziamento. Al comando germanico di Parma MK-1008 che aveva predisposto e coordinato il rastrellamento non rimane che tirare le somme sul fallimento dell’operazione invernale diretta all’annientamento delle nostre forze.
Dott. Sandro Mastrojacovo
Medico Chirurgo 1i 15 -1-45
Io sottoscritto medico chirurgo del DISTACCAMENTO MARCHiNI PRIMA JULIA, dichiaro di aver visitato il patriota APRILE ANTONIO (Aprik) affetto da: congelamento 2° e 3° grado 2 d.a. in. D. e due dita piede s. Data la gravità del caso sarebbe indispensabile il ricovero in ospedale, tuttavia tengo il malato in casa sotto le mie dirette cure. I suddetti congelamenti sono stati riportati in seguito al rastrellamento iniziato il 6/1/1945. Attualmente persiste tumefazione con ecchimosi 1° dito piede s. con difficoltà nella deambulazione. Le conseguenze del rastrellamento invernale: uno dei casi di congelamento
In fede
DOTT MASTROJACOVO SANDRO
Comando 1ˆBrigata Julia
ESTRA TTO
ruolino per Patrioti caduti
Cognome e nome Tagliavini Mario
Nome di battaglia Mago
Paternità Dante Maternità
Grado nelle formazione Partigiana Patriota
Grado nelle Forze Armate Italiane Appuntato
Luogo e data di nascita Parma 25.6.921
Domicilio della famiglia Parma
Stato di famiglia celibe
Tendenze politiche apolitico
Anzianità Partigiana 16.1.944
Luogo e data di morte Boio di Solignano (Parma) 17.12.944
Specificazione della malattia o ferita ferito alla coscia sinistra e finito poi
colpi di baionetta.
Luogo di seppellimento Pellegrino Parmense
IL COMMISSARIO IL COMANDANTE
LINO LIBERO
Comando 1ˆ Brigata Julia
ESTRATTO
ruolino per Patrioti caduti
Cognome e nome Ferrari Guido
Nome di battaglia Guido
Paternità Emilio Maternità fu Cucchi Maria
Grado nella formazione Partigiana Patriota
Grado nelle Forze Armate Italiane Soldato
Luogo e data di nascita Pontremoli (Apuania ) 26-2-1915
Domicilio della famiglia Pontremoli (Apuania )
Stato di famiglia celibe
Tendenze politiche apolitico
Anzianità Partigiana 10.7.944
Luogo e data di morte Monte S. Donna (Borgotaro) 6.1.945
Specificazione della malattia o ferita colpito agli arti inferiori deceduto inseguito a dissanguamento. Luogo di seppellimento Brunelli di Borgotaro – La salma è stata traslata nel cimitero di Borgotaro.
IL COMMISSARIO LINO IL COMANDANTE
LINO LIBERO
Comando 1ˆ Brigata Julia
ESTRA TTO
ruolino per Patrioti caduti
Cognome e nome Grassi Oreste
Nome di battaglia Sila
Paternità fu Eugenio Maternità Lanfranchi Rosa
Grado nella formazione Partigiana Patriota
Grado nelle Forze Armate Italiane —
Luogo e data di nascita Collecchio (Parma) 28.1.1920
Domicilio della famiglia Collecchio (Parma)
Stato di famiglia celibe
Tendenze politiche —
Anzianità Partigiana 9.5.944
Luogo e data di morte Alberi di Vigatto (Parma) 20.1.945
Specificazione della malattia o ferita fucilazione Luogo di seppellimento Vigatto (Parma). La salma è stata traslata nel cimitero di Collecchio
IL COMMISSARIO IL COMANDANTE
LINO LIBERO
La morte di tre partigiani nella succinta registrazione del ruolino dei Caduti.
AL COMANDO UNICO OPERATIVO
A!,–OGGETTO: elenco dei morti e dispersi durante il recente rastrellamento
MORTI
I) Farinacci-Moroni Alessandro fu Giulio, nato a Cremona il 15/9/1891. residente a Cremona, morto il 6/1/45 in combattimento a Caffaraccia.
2) Michele-Castagnoli Nino di Marco, n.a Borgotaro il 2/3/25, res. a Borgotaro, morto il 6/1/45 in combattimento sul passo di 5. Donna.
3) Guido-Ferrari Guido di Emilio, n. a Borgo taro il 26/2/15, res. a Borgotaro, morto il 6/1/45 in combattimento sul Passo di 5. Donna.
4) Bulba- Tedaldi Armando di Stefano, n. a Borgotaro il 20/3/30, res. a Borgotaro, morto il 6/1/45 in combattimento sul Passo di S. Donna.
5) Manza-Quotisti Gino di Giovanni n. a Borgotaro il 28/10/20, res. a Borgotaro, morto il 6/1/45 in combattimento sul Passo di S. Donna.
6) Gappa-Ferrari Gaspare di Luigi, n. a Borgotaro il 23/9/29, res. a Borgotaro, morto il 6/1/45 in combattimento sul Passo di S. Donna.
7) Rita-Catinella Vittorio di Giuseppe, n. a Napoli il 4/7/22, res. in Via Posillipo I5 (Napoli), morto il 6/1/1945 sul Passo di 5. Donna.
DISPERSI
1) Gherry-Terroni Domenico di Pietro, n. a B. Taro il 28/10/1920, res. a B. Taro visto cadere in combattimento sul Passo di 5. Donna il 6/1/1945
2) Raggio-Ruggeri Maurizio di Luigi, n. a B. Taro il 20/8/1925, res. a B. Taro lasciato in consegna a Bardi all’infermeria della 31ˆ Garibaldi per grave ferita al fianco sinistro il 6/1/1945
3) Milanese
IL COMMISSARIO IL COMANDANTE
LINO LIBERO
Comando 1ˆ Brigata Julia N. 629 di Prot.
li 12.2.1945
ORDINE DEL GIORNO n. 1
Patrioti della 1ˆBrigata Julia, come già ne siete a conoscenza, la crisi di comando determinatasi in seno alla nostra brigata in seguito al rastrellamento di Gennaio, ha portato ad una scissione dolorosa ed alla formazione dell’attuale nuovo Comando La scissione ci ha spiritualmente scossi per il pensiero rovente ai nostri caduti, per il buon nome del nostro Paese, della nostra Brigata, del nostro movimento ed ha recato grave nocumento alla riorganizzazione dei nostri reparti: comunque la Brigata ne è uscita indubbiamente risanata e colla ripresa dell’attività operativa ha dimostrato la propria vitalità. Rivolgiamo il nostro pensiero reverente ed inchiniamo le nostre bandiere a coloro che sono caduti immolando la propria vita per il raggiungimento dei nostri ideali, dando lustro e nome alla nostra Brigata. Vada la nostra riconoscenza ai feriti che hanno versato sangue per la nostra causa, agli ammalati che nella dura vita dei monti hanno avuto piegato il fisico ma non lo spirito. Patrioti della nostra bella Brigata! Gli alleati premono da ogni parte il nemico nazi-fascista e la fine della guerra si approssima: è primavera, riprendiamo le nostre azioni di guerriglia e, come la primavera-estate scorsa, dimostriamo la nostra attività e combattività. La 1ˆ Julia deve essere additata all’ammirazione di tutti e deve essere motivo di orgoglio averne fatto parte.
IL COMMISSARIO IL COMANDANTE
LINO LIBERO
Avvicendamento di uomini al Comando della 1ˆJulia.
Se dopo il grande rastrellamento dello scorso luglio la nostra Brigata aveva potuto ricomporsi senza scosse e disorientamenti, le vicende del durissimo rastrellamento invernale finiscono invece per mettere in crisi i suoi rapporti interni; e ciò benché essa si sia anche questa volta in breve tempo ricostituita, con la sola ma salutare perdita di qualche elemento meno combattivo che preferisce far ritorno fra le pareti domestiche. Il rastrellamento nazifascista, considerata la sua notevole portata offensiva e la netta condizione d’inferiorità in cui a causa dei rigori invernali coglieva le nostre formazioni, come ho già sottolineato altrove, avrebbe potuto risolversi per noi con perdite anche più severe di quelle riportate in termini di Caduti, feriti, congelati, e prigionieri.
Ma la tragica fine al Santa Donna in un sol colpo di 7 uomini del distaccamento “Piscina”, di cui 6 nativi di Borgotaro, suscita profondo sgomento e rabbia nella popolazione, che naturalmente è pronta a chiedersi se non sussistano negligenze a livello di comando cui far risalire in qualche misura responsabilità nel luttuoso fatto. Sgomento e rabbia che, con riflesso immediato sugli uomini della brigata, finiscono inevitabilmente col tradursi ad opera degli stessi in una vivace recriminazione per la scarsa presenza e incidenza dell’azione di comando riscontrata nelle fasi critiche del rastrellamento.
Lo stato di tensione del momento impedisce a molti di considerare che di fronte agli attacchi di soverchianti forze nemiche sopravvenute a ondate improvvise e all’assedio della fame e del gelo che limitava drasticamente le nostre capacità operative, il nostro Comando, qualunque eventuale contromisura avesse deciso, non sarebbe riuscito a modificare o a fronteggiare con possibilità di successo una situazione che si presentava per noi pregiudicata in partenza.
Inutile ripetere qui le considerazioni esposte poco più indietro nel descrivere questo rastrellamento per ricordare di nuovo le condizioni disperate e il quadre generale nettamente avverso in cui si erano trovate la nostra e le altre formazioni partigiane dell’Alta Vallata del Taro coinvolte nel rastrellamento stesso. Riguardo alle critiche mosse a «Dragotte» su fatti specifici e particolari e soprattutto perché non s’era trovato presente al momento dell’attacco nemico al Comando della Brigata a Caffaraccia è da osservare che egli se ne era momentaneamente allontanato sapendo di lasciarlo in buone mani, cioè in quelle del Vicecomandante «Corrado», uomo in grado non meno di lui di far fronte con decisione e competenza a qualsiasi emergenza. Cosa questa poi confermata dai fatti, avendo «Corrado» reagito con la sua consueta fermezza all’attacco dei nazifascisti bloccandoli lungamente sulle loro posizioni e riuscendo a condurre una difficile quanto abile manovra di sganciamento quando la preponderanza nemica era risultata alla fine insostenibile.
Spostandosi da Caffaraccia a Casembola per andare a ispezionare il Distaccamento di «Gomel», e poi, il giorno successivo 6 gennaio, per raggiungere Brunelli in cerca di notizie di prima mano su eventuali concentramenti e movimenti nemici nelle vicinanze di Borgotaro (e per visitare intanto i suoi famigliari che abitavano a Brunelli) «Dragotte» aveva evidentemente ritenuto di potersi in tal modo render conto con più immediatezza della situazione. Una situazione che dai dati in suo possesso egli presumeva tuttavia assai meno grave di quanto in realtà si stava facendo. Fino a quando a metà giornata, alle prime prolungate raffiche di armi da fuoco che da Brunelli aveva sentito provenire dalla Valle del Vona, insieme alla staffetta del Comando Aldo Feci che l’accompagnava dal giorno precedente, egli si era affrettato a riprendere la via di Caffaraccia.
Giunto a Casembola, dove per prima cosa contava di ricollegarsi col Distaccamento di «Gomel», che si era invece nel frattempo spostato su posizioni più dominanti senza tuttavia lasciargli notizie in proposito, non aveva potuto seguitare oltre il proprio cammino a causa dell’improvvisa copiosissima nevicata che rendeva ormai impraticabili i sentieri circostanti. A quel punto l’eccezionale caduta di neve, ostacolando seriamente il movimento delle staffette e mettendo in crisi l’intero sistema di collegamenti informativo della brigata, avrebbe tolto in ogni caso a «Dragotte», anche se presente a Caffaraccia prima che sopravvenisse il nemico, la possibilità di intraprendere con i distaccamenti dipendenti, tutti in fase di movimento sotto l’incalzare degli attacchi nazifascisti, gli scambi informativi necessari a valutare gli sviluppi della situazione e formulare le conseguenze direttive, in un generale scollamento dei reparti contratti, nel quale erano ormai i singoli Comandanti di distaccamento a dover adottare le iniziative e gli accorgimenti tattici del caso, secondo quanto le contingenze del momento suggerivano a ciascuno di loro.
E ciò è avvenuto anche per quanto riguarda la nobile decisione del Distaccamento << Piscina >> di portarsi in soccorso di altri partigiani della brigata attaccati altrove, decisone la cui adozione e il cui tragico sviluppo non si vede come poter attribuire alla responsabilità di «Dragotte». E questo sia detto non per fare la difesa d’ufficio di un Comandante che, come figura fra le più rappresentative della Resistenza Valtarese, non ne ha francamente alcun bisogno, ma per portare un doveroso contributo alla corretta valutazione dei fatti. Ma in ogni organismo a struttura gerarchica, come è appunto anche la brigata, le fortune e le sfortune dei capi sono legate agli sviluppi favorevoli o sfavorevoli della situazione, e il merito o demerito degli stessi vien misurato sul metro di avvenimenti che li coinvolgono anche a prescindere da una loro effettiva responsabilità nelle cause che li hanno determinati.
Il che avviene anche nel caso dei tragici fatti del Santa Donna dando luogo a un netto pronunciamento contro il Comando della Brigata soprattutto da parte dei comandi di distaccamento, in una vivace contestazione che si risolve, dopo accese discussioni e scambi di reciproche accuse, con la nomina di un nuovo Comandante e la chiamata alla testa della Brigata di uno tra i veterani e gli esponenti di spicco della Resistenza locale: «Libero». «Libero» che, quantunque sia entrato a far parte del Comando Unico come Vice Comandante fin dalla costituzione di tale organismo, in questo momento la sua brigata di origine rivuole presso di sè. Sono «Corrado» e «Lupo» a prospettare questa soluzione al «C.U.» e chiedere il ritorno di «Libero» alla 1ˆ Julia per assumerne il comando.
La proposta ha subito il consenso di «Arta» e di «Poe» ed essi, considerando di vitale importanza l’efficienza della brigata, inviano nella nostra zona l’ispettore «Alpino» per portare il loro avallo e favorire un avvicendamento senza scosse. Il nuovo assetto di comando, sia pure dopo animato dibattito, sembra infatti definito in questo senso, con un’intesa di massima che prevede anche il passaggio di «Dragotte» al «C.U.» con l’incarico di ispettore. Sennonché nel giro di qualche giorno «Dragotte» è impegnato, forse anche politicamente, ad assumere il comando – con <<Jak>> come Commissario – di una nuova formazione in cui si raccolgono gli elementi locali a lui più vicini.
Nasce così il «Gruppo d’Azione Valtaro», Gruppo che, grazie a successivi accrescimenti numerici, al momento della Liberazione avrà raggiunto la consistenza di 101 uomini. Mentre è il Commissario «Giorgio», anche lui un veterano ed esponente eminente della Resistenza dell’Alta Val Taro, ad essere chiamato e valorizzato come ispettore presso il «C.U.». Con la nomina di «Libero» a Comandante, con accanto «Lino» quale Commissario, si conclude la difficile crisi, e la 1ˆ Julia, riassorbendo senza traumi il travaglio interno e l’uscita dalle sue file di alcuni componenti che non condividono la soluzione di comando adottata, riprende rapidamente e anzi rinsalda ancor più la sua coesione, pronta ai futuri cimenti.
Volontari della Libertà
1ˆ Brigata Julia
Prot. N. 511
Zona li, 11/2/45
AL DISTACCAMENTO ZANRÈ
LORO SEDI
OGGETTO. Servizio di vigilanza
In seguito all’infruttuoso attacco di questa notte, operato da un Dist. della Garibaldi « Val Ceno”, ai caselli ferroviari della Maccagnana è prevedibile che il nemico effettui una piccola puntata nella nostra zona. Mantenere pertanto pattugliate le provenienze e il dist. Zanrè sorveglierà anche la ferrovia. Considerarsi in stato di allarme.
IL COMANDANTE LIBERO
Pattugliamento di vigilanza in previsione d’una puntata nemica.
Comando Unico Operativo
della Prov. di Parma
- 1004 di prot.
13febbraio 1945
A TUTTE LE BRIGATE OVEST CISA
OGGETTO: Documenti periodici
Si invitano ancora una volta i Comandi di Brigata a trasmettere con assoluta regolarità ed urgenza i seguenti documenti periodici:
giornalmente: informazioni militari
ogni decade (il 10, 20, 30, di ogni mese).
— situazione forza ed armamento
— relazione sulle operazioni militari compiute
— situazione nomina tiva prigionieri
Si richiama l’attenzione sul servizio informazioni che deve essere riorganizzato con larghezza di personale, sotto il diretto controllo dei Capi di
S.M.
IL CAPO DI STATO MAGGIORE OTTAVIO
<< Si invitano ancora una volta i Comandi .. >>; il Comandante Unico sollecita maggior regolarità nell’invio delle segnalazioni prescritte da parte delle Unità dipendenti, sottolineando la necessità di dare ampio spazio al servizio informazioni.
Volontari della Libertà
Comando Unico Parmense
prot. N. 1007
14.2.1945
A TUTTE LE BRIGATE
Nell’adunanza tenuta i giorni 11-12 del corr. mese, furono presi accordi e deliberazioni, che, per vostra precisa norma, qui sotto Vi trascriviamo:
- A) DICHIARAZIONI DEL COMANDO INTERALLEATO
Il Capitano Bob, capo della Missione del Comando Interalleato presso il C. U. Parmense, ha fatto le seguenti dichiarazioni:
1°) Approssimandosi la fine della guerra, tutti, compreso il C. U., debbono sapere e ricordare che la loro opera e la loro disciplina saranno conosciute e giudicate dal Comando Supremo e dal Governo Nazionale.
Ognuno dovrà rendere conto di quello che avrà fatto, e deve attendersi giusta pena o giusto e onorevole premio secondo che avrà contribuito al felice esito delle nostre operazioni con coraggio, con iniziativa, e con disciplina.
2°) Ognuno può professare le idee politiche che preferisce; ma adesso si fa la guerra e non politica, ne’ si deve mescolare l’una con l’altra
3°) La cosa più importante i che tutti i volontari, i graduati, i comandanti di brigata, debbono d’ora in poi riconoscere il C. U. come investito della piena e assoluta responsabilità del comando; deve essere obbedito da tutti, come la legge. Il Comando Supremo riconosce soltanto il Comando Unico, e le Brigate e i loro Comandi sono riconosciuti soltanto se obbediscono, disciplina ti militar mente il C. U.
4°) Gli ordini del C. U. sono garantiti e sanzionati, attraverso la mia persona, dal Comando Supremo. Chi non sente di attenersi alla disciplina e all’obbedienza, disobbedisce al Comando Supremo e si mette fuori del Corpo dei Volontari, e fuori della Guerra Nazionale.
5°) Accade spesso che i volontari armati, tengano verso i civili un contegno provocatore e minaccioso. Questo deve cessare, sotto la responsabilità dei Comandanti di Brigata. La guerra si fa per il popolo, e non contro il popolo. Il C. U. deve intervenire, qualora non provvedano i Comandi di Brigata.
6°) E necessaria una rapida e severa epurazione delle Brigate dagli elementi malfidi, poco coraggiosi, indisciplinati. Deve valere la qualità e non la quantità dei combattenti.
(. ..)
IL COMANDANTE IL COMMISSARIO POLITICO
ARTA POE
Comando 1ˆ Julia
N519. di prot
20.2.1945
A TUTTI I REPARTI DIPENDENTI
Per opportuna conoscenza e norma e affinché ne venga fatta scuola morale ai
patrioti.
D’ordine
IL CAPO DI S. M.
ORESTE
Con queste dichiarazioni il Capitano «Bob», Capo della Missione Interalleata accreditata presso il «C.U.», nel ribadire il ruolo e l’autorità del Comando stesso, richiama i partigiani alla disciplina stabilita dal Comando Supremo e dal Governo Nazionale. Come occorre ricordare riguardo a questo intervento, se il Movimento partigiano ha indubbie caratteristiche di autonomia, esiste tuttavia un suo naturale legame con gli Alleati e il Governo Nazionale che scaturisce dall’impegno comune nella lotta armata per la democrazia e la liberazione dell’Italia dall’occupante tedesco. E poiché nel quadro bellico complessivo l’azione partigiana riveste un ruolo marginale seppure specifico e viene ad inserirsi nell’ambito dei complessi piani operativi delle armate angloamericane, ciò comporta necessariamente per il nostro Movimento l’adesione di massima alle linee direttive e coordinatrici dei comandi alleati. Cosa, questa, che naturalmente i nostri Comandi responsabili non misconoscono e liberamente accettano.
Non desta perciò meraviglia che, approssimandosi il tempo dello scontro decisivo finale, il Cap. «Bob» intervenga in prima persona facendosi latore delle direttive superiori, direttive che consistono in una esplicita sottolineatura della preminenza del fattore militare su quello politico in questo momento in cui tutte le forze e tutti i pensieri devono essere rivolti alla lotta. << Non date torto ai nostri generali se essi lavorano essenzialmente con criteri militari >>, aveva detto Mc. Caffery. Capo dei Servizi Speciali britannici in Italia. rispondendo a Ferruccio Parri che si lagnava della contrarietà degli Alleati verso taluni aspetti più propriamente politici della Resistenza.
Ed ora ritroviamo una eco di ciò nell’affermazione del Capitano << Bob >>, il quale avverte: “Adesso si fa la guerra e non politica; né si deve mescolare l’una con l’altra. Affermazione questa evidentemente condivisa dal << C.U. >>. Che provvede a darne debita informazione alle Unità dipendenti, e accetta senza riserve dall’insieme delle stesse . Il Cap. << Bob >> lamenta poi il contegno riprovevole di taluni partigiani scarsamente rispettosi dei civili e sollecita l’epurazione degli elementi indesiderabili, in quanto << .. vale la qualità e non la quantità dei combattenti >>. Infatti, ingrossandosi via via le file partigiane col passare dei mesi e col profilarsi sempre più certa e imminente la vittoria alleata, quassù fra gli ultimi venuti non mancano i pesi morti e gli opportunisti, pronti a saltare fin che si è in tempo sul carro dei partigiani ma non a condividere nei fatti il loro spirito e ardore di combattenti.
Comando Unico Operativo
della Prov. di Parma N. 1006 di Prot.
15febbraio 1945
A TUTTE LE BRIGATE
- I) SPIE. – D’ora in poi, tutte le persone sospette di spionaggio, che saranno prese dalle singole Brigate, dovranno essere senz’altro inviate al C. U., il quale provvederà così agli interrogatori, come agli eventuali processi.
Il) LANCI. – Accade di frequente che le nostre formazioni rivolgano richieste di armi e munizioni, e abbigliamento, direttamente alle Missioni che trovano in zona, o specialmente quella del Capita no Bob Per desiderio delle stesse Missioni, e per ragioni di disciplina e di unità, tutte le richieste di tal genere debbono essere esclusivamente rivolte al C.U. Non a sarà tenuto nessun conto di quelle indirizzate ad altre persone od Enti.
III) CORPO SPECIALE DI POLIZIA. – Si ricorda ai comandi delle Brigate l’ordine tassativo del C. U.. di spedire a volta di corriere al C.U., le generalità di tutti gli ex carabinieri, e guardie di finanza, compresi tra Volontari alle loro dipendenze.
IL COMANDANTE ED IL COMMISSARIO POLITICO
ARTA POE
1° PUNTO:
questa disposizione è connessa alla recente riorganizzazione del servizio informazioni e controspionaggio del <<C.U.>> e alla centralizzazione dei relativi compiti;
3°PUNTO:
nel corpo di polizia si è constatata l’opportunità di impiegare personale fornito di preparazione ed esperienza professionale, come appunto lo possono essere Carabinieri e Guardie di Finanza confluiti nel nostro Movimento.
COMANDO UNICO OPERATIVO
della Prov. Parma N.1015 di Prot. 17 febbraio 1945
AL COMMISSARIO DI TUTTE LE BRIGATE
OGGETTO Riorganizzazione
Seguito della lettera N. 1007 di prot. del 14 febbraio
Dalla relazione dei Comandi di Brigata è risultato che le nostre formazioni hanno superato il durissimo rastrellamento, durato oltre un mese, senza danni molto gravi, ne alle persone ne alle cose. Salutiamo con rispetto la memoria dei caduti e riprendiamo la nostra opera.
B) DIRETTIVE NEI RIGUARDI DELL’ AZIONE MILITARE
Resta stabilito che dovrà essere adottata esclusivamente la tattica della guerriglia: rapidità di movimento con deciso orientamento offensivo, evitando in modo assoluto che il nemico agganci le formazioni e le costringa a difendersi su posizioni.
Pertanto: non guerra di posizione ma imboscate, colpi di mano e atti di sabotaggio; non linea di difesa, ma occupazione di zone.
Le singole formazioni provvederanno alla propria sicurezza con un oculato sevizio di vigilanza, tendente ad evitare qualsiasi sorpresa.
Ad ogni brigata è assegnata una zona di appoggio( nella quale la brigata vive, si addestra, si prepara all’azione) ed una zona di operazione.
Per il momento deve essere considerata zona di operazioni per tutte le Brigate:
-A Nord: la zona pedemontana di pianura verso la Via Emilia;
– Est: tutta la strada nazionale della Cisa.
In linea temporanea, tenuta presente la necessità di evitare disturbo durante l’attuale delicato periodo di riorganizzazione, le azioni nel fondo Val di Taro sarano svolte soltanto nel tratto a valle della stazione di Solignano ed in quello a monte di Bedonia.
Nessuna limitazione però per gli atti di sabotaggio.
Le dette zone di operazione sono comuni a tutte le brigate. Ciascunadi esse vi agisce liberamente.
L’azione di guerriglia deve essere immediatamente ed intensamente ripresa.
C) RIORGANIZZAZIONE
Circa la riorganizzazione delle formazioni si stabilisce:
-La Brigata deve avere una struttura tale da rispondere a l concetto della leggerezza e manovrabilità ( Forza compresa fra 200 e 350 uomini);
Le Brigate hanno completa libertà di iniziativa per quanto concerne l’ azione di guerriglia, nell’ambito degli orientamenti generali dati dal C.U.;
È in facoltà del Comando di brigata la riunione, o meno, di più distaccamenti di battaglione.
Il Distaccamento ( unità fondamentale della guerriglia) sarà costituito con una forza di 25 a 40 uomini. Avrà una organizzazione tale da consentire la maggior autonomia possibile. Ai Comandanti di Distaccamento sarà lasciata un ampia libertà di iniziativa e di azione.
Si dovrà evitare la costituzione di grossi depositi di materiale.
Pertanto: massimo funzionamento e decentramento dei materiali stessi.
Si conferma che la nomina dei Comandanti è effettuata con procedura democratica.
D) INTANDENZA
Per le ragioni ampiamente illustrate bell’ adunanza, si ritiene opportuno il funzionamento dell’Intendenza.
Funzioneranno due Intendenze: una per le brigate della Val di Taro, formata da Mario e dagli Intendenti delle Brigate della zona, ed un’altra per la Val di Ceno, formata da mauro e dagli Intendenti delle Brigate di zona.
Ogni brigata porrà a disposizione dell’Intendenza di Zona, due o tre Patrioti, i quali formeranno un nucleo alle dirette dipendenze dell’Intendenza di zona, per gli acquisti, le requisizioni e le altre operazioni necessarie.
Si conferma che sono vietate le requisizioni di qualsiasi specie da parte delle formazioni. Le requisizioni sono di esclusiva competenza della Intendenza.
Se reparti devono operare lontano dalla loro zona di appoggio il loro Comando è autorizzato a procedere a requisizione, effettuando, se possibile, il pagamento immediato, ed in caso contrario rilasciando buono che dovrà essere subito presentato all’Intendenza per la regolarizzazione e liquidazione.
E) EPURAZIONI
Dovrà essere operata una accorata e severa epurazione fra le file dei volontari, per escludere tutti i gli elementi malfidi, di scarso rendimento, di scarso spirito aggressivo, etc. L’ epurazioni sarà compiuta nell’ambito di ciascuna Brigata da apposita Commissione.
I Commissari politici di ciascuna Brigata riferiranno sollecitamente a questo Comando i risultati dell’epurazione e comunicheranno i nomi dei partigiani espulsi dalle formazioni.
F) TRIBULALE DI GUERRA
È stabilita la costituzione di un Tribunale Superiore di guerra, presso il C-U. Tale Tribunale giudicherà tutti i casi di spionaggio, i reati imputabili a patrioti investiti del grado di Comandanti e di Commissari Politici di Battaglione e di gradi superiori, tutti i reati per i quali è comminata la pene di morte.
IL COMANDANTE – ARTA IL COMMISSARIO POLITICO -POE
il durissimo rastrellamento invernale è finito.
Ci si leccano ferite, ci si riorganizza.
Come abbiamo visto nelle nuove disposizioni del C. U.
Comunicato N. 17
20 Febbraio 1945-
Alle ore 17 circa una pattuglia del Distaccamento «Marchini», all’altezza lei casello ferroviario di Solignano, sorprendeva una pattuglia tedesca che faceva servizio lungo la linea ferroviaria Parma-Spezia. Dai patrioti veniva intimato «mani in alto» sennonché i tedeschi facevano uso delle loro armi, allora i patrioti rispondevano parimenti. Nello contro rimanevano morti i due tedeschi di pattuglia. Sono state catturate le seguenti armi: un mitra ed fucile mod. 38, con relative munizioni e bombe a mano.
Nessuna perdita nostra e nessun ferito.
IL CAPO DI S. M. – ORESTE
AL COMANDO UNICO OPERATIVO
Sua sede
OGGETTO: Richiesta lancio
In considerazione della situazione precaria in cui si é venuta a trovare la Brigata, in seguito al recente rastrellamento ed ai combattimenti sostenuti, si prega, codesto Comando voler sollecitamente far avere a questa Brigata un lancio, di materiali. Ciò che maggiormente necessita é il seguente materiale:
ARMI; Maxime Sten n. 30; Sten n. 30; Bazzuche n. 4, Merlen n.10.
MUNIZONI: per Bren, Sten e mitragliatrice cal. 8.
VESTIARIO: scarpe, pantaloni, giubbetti, calze, maglie, camicie, coperte.
Esplosivo Q. li 5 ed accessori relativi.
Viveri: di riserve e di conforto. Sigarette.
COMMISSARIO IL COMANDANTE
LINO LIBERO
25 Febbraio1945
Caro Corrado,
dal C. U. sono riuscito a farmi assegnare il seguente materiale di equipaggiamento in deposito presso il loro magazzino:
Berretti n. 150
Pantaloni n. 200
Giubbe a vento n. 200
Camicie n.30
Calze – paia n.250
Per il ritiro, provvedi ad inviare un adeguato numero relativi (Buoi o muli). La consegna di detto materiale verrà effettuata martedì conseguenza ad inviare gli incaricati presso il C. U. in località Brè. Per le armi da ritirare ad Osacca, domani saranno pronte Al C. U. occorrerebbe un nastro per macchina da scrivere tipo Olivetti portatile. (Urgente) Il rastrellamento invernale è stato causa d’un salasso equipaggiamenti che occorre reintegrare e per quanto possibile accrescere. Da qui la richiesta per ottenere un lancio in esclusiva al «C.U.», che le assegna un’immediata fornitura di i suoi magazzini.
AL COMANDO DELLA Iˆ BRIGATA BERETTA
OGGETTO: Azione di sabotaggio.
In conformità alle disposizioni impartite dal C. U. conf. 1015 di prot. in data 17 c. m. (<<Nessuna limitazione però per gli atti di sabotaggio>>), due nostre squadre ed una sabotatori vengono inviate nella zona di Guinadi per compiere un’operazione di sabotaggio. Comandante del nucleo è il Patriota Battista, nostro Comandante di distaccamento.
Pregasi dare tutto l’appoggio possibile ai nostri uomini.
IL COMANDANTE
LIBERO
Si preavverte il Comando della 1ˆ Brigata «Beretta» che nostre squadre vengono avviate per azioni di sabotaggio nella sua giurisdizione territoriale e se ne chiede l’appoggio.
Comando Iˆ Brigata Julia
- 272 di prot.
10 Dicembre 1944
AL COMANDO UNICO OPERATIVO
e P.C.: AL COMANDO 12° BRIGATA GARIBALDI
OGGETTO: Delimitazione di zona
In località Cà Bruna di Brunelli (B. Taro) si trova una squadra della 12° Brigata Garibaldi composta da circa 20 uomini. Essi si trovano in detta zona dal giorno 26 novembre u. s. e non si sa precisamente quale sia il motivo della loro Permanenza in zona su cui ha giurisdizione un’altra Brigata. Il ns/ Comando d’altronde non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale ne’ dal C. do Unico né dal C. do della 12 Garibaldi e neppure dalla squadra suaccennata. Diventando la situazione di questa squadra insostenibile nei ns/ riguardi, facciamo presente che entro il 15 p. v. il C. do Unico e il C. do della 12° dovrà ordinare il ritiro di questi uomini, diversamente procederemo alloro disarmo.
IL COMMISSARIO IL V. COMANDANTE
GIORGIO CORRADO
Comando 1ˆ Brigata Julia 28 Febbraio 1945
AL COMANDO 135 BRIGATA GARIBALDI
e p.c.
AL COMANDO UNICO OPERATIVO
Contrariamente alle autorizzazioni verbali date in precedenza, pregasi disporre l’immediato rientro alla Vostra Brigata di tutti i patrioti che attualmente risiedono nella nostra zona.
Ciò dettato a un increscioso episodio verificatosi oggi presso questo Comando, come da relazione a parte.
IL COMMISSARIO IL COMANDANTE
LINO LIBERO
La presenza cli gruppi di partigiani in zone territoriali di competenza di brigate diverse dalle loro crea situazioni anomale e problemi di convivenza con le formazioni locali, come vediamo in queste due comunicazioni del 28 Febbraio e dello scorso Dicembre.
Comando Unico Operativo
Volontari della Libertà N. 1124 di prot.
li 28 Febbraio 1945
ALLA DELEGAZIONE DEL C.U.
ALLE BRIGATE OVEST CISA
Loro sedi
OGGETTO: Costituzione del Tribunale Superiore di guerra.
I°) Nella zona occupata dai volontari la giustizia sarà amministrata, secondo i casi, o dal Tribunale Superiore di Guerra o dal Tribunale delle singole Brigate.
2°) Tutti i reati commessi nella zona occupata dai volontari della libertà, dovranno essere direttamente denunziati al C. U., a cura dei Commissari Politici delle singole Brigate. Il C. U. stabilirà il Tribunale competente.
3°) Il Tribunale Superiore di Guerra é costituito da:
I Presidente
I Pubblico Accusatore
4 Giudici
Vi é inoltre.’
I Giudice Istruttore
I Cancelliere
Il Presidente, il Pubblico Accusatore e due Giudici saranno di volta in volta designati da questo C. U. Gli altri due Giudici saranno designati dal Comandante e dal Commissario Politico delle Brigate a cui appartiene o appartengono gli imputati. Nel caso di imputati appartenenti a diverse Brigate, si estrarrà a sorte la Brigata che dovrà designare i due Giudici. Il Giudice Istruttore ed il Cancelliere, stabili, verranno nominati dal C. U.
4°) Il tribunale Superiore giudica i reati:
commessi da Patrioti insigniti del grado di comandante o di Commissario Politico di Btg. di grado superiore; di spionaggio; implicanti pene superiori a cinque anni di reclusione.
5”) I tribunali di Brigata sono costituiti da.’
I Presidente
I Pubblico Accusatore
4 Giudici
vi ~ inoltre un Giudice Istruttore.
Il Presidente ~ il Comandante di Brigata o un suo Delegato di grado non inferiore a quello dell’imputato. I quattro giudici vengono scelti fra i patrioti delle Brigate, siano semplici volontari, siano graduati. Da Giudice Istruttore funzionerà un Commissario Politico di Battaglione odi distaccamento di reparto diverso da quello o da quelli donde provengono gli imputati. Il Tribunale di Brigata giudica tutti i reati che non sono deferiti al Tribunale Superiore di Guerra.
6°) L ‘esercizio delle sentenze capitali é subordinata al nulla osta del C. U.
IL COMANDANTE IL COMMISSARIO POLITICO
ARTA POE
Il problema del funzionamento della giustizia penale nel territorio controllato dalla Resistenza parmense, siano i reati militari o comuni e gl’imputati dei nemici, dei partigiani o dei civili, viene regolato con giusta severità ma al tempo stesso con l’intendimento di escludere procedimenti arbitrari e sommari, altrimenti ineluttabili in una situazione d’emergenza e scollamento dei pubblici poteri come quella che qui stiamo vivendo. Gl’imputati devono avere la garanzia di procedimenti quanto più regolari possibile; i casi di maggiore gravità sono deferiti alla competenza del Tribunale Superiore di Guerra operante nell’ambito del «C.U.» e quest’ultimo si riserva di decidere in ultima istanza sulle sentenze capitali emesse dai tribunali di brigata, dove per verità gli esperti in campo giuridico non abbondano.
Coloro che i nazifascisti usano definire dei «banditi» e <<fuorilegge >>, nonostante l’infuriare della guerriglia e le molte altre difficoltà obiettive della situazione, hanno mente a un’amministrazione della giustizia in tutto rispettosa dello spirito e della norma del diritto. Tanto che alla fine della guerra i tribunali italiani, presa visione degli incartamenti, porteranno a termine i procedimenti penali iniziati presso i nostri tribunali senza neppure rinnovare le prove assunte. Mentre le Autorità alleate, dal canto loro, rileveranno ed elogeranno lo sforzo esemplare compiuto dal << C.U. >> per assicurare nel parmense il buon funzionamento della giustizia partigiana.
COMANDO 1ˆ BRIGATA «JULIA»
RENDICONTO
Dal
22 Dicembre 1944
Al
28 Febbraio 1945
DATA Titolo MOTIVO DELLE OPERAZIONI ENTRATE USCITE
1944
22/12 Ricevuto dal C. U. 124.000
Per vitto 3 staffette inviate a Bardi per 124.000
accompagnamento prigionieri 400
Premio Patriota Pescara 250
22/12 Sussidio Famiglia Marchini 4.000
Al Distacc. Antolini premio feste natalizie 5.000
<< Zanré << << << 5.000
<< Btg. Gardelli << << << 10.000
Anticipo Btg. Gardelli 10.000
Pagato per carne C. do Brigata-Sq. Sabotat. e G. C. 1.300
27/12 » » Buoni arretrati Distacc. Zanré 9.467
Sussidio famiglia Tambini (morte figlio Patriota Monti) 5.000
Al Distaccam. Dallara premio feste natalizie 5.000
<< Antolini acconto pagamento scarpe 10.000
28/12 Pagato per spese funerali Patriota Monti 1.000
» » vino (Preversa) 1.600
Al Campo Concentramento premio feste natalizie 1.300
<< Sig. Corvi Domenico per saldo viveri 2.800
» » Ferrari Paolo acconto materiale calz. (1°) 2.000
Pagato per medicine e visita medica Patr. VINCO 500
» coperte acquistate dalla sq. Sabotatori 600
» vino C.do Brigata lt. 50 a Lire 40 2.000
Anticipo Btg. Gardelli 10.000
Rimborso Patriota Crema (1V0) 500
Antincendi Campo Concentramento
Al Distaccamento Piscina premio feste natalizie 5.000
Pagato per frutta e formaggio C. do Brigata
riunione C. U. 742
Pagato per trasferte Patriota Prevesa 180
Riscosso per vendita cavallo tedesco 25.000
Anticipo Distacc. Dallara 25.000
30/12 Per premio feste natalizie uomini C. do 3.100
Pagato per vitto Corrado e fieno cavallo 200
» medicinali e visita med. Patriota Crok 65
» verdura e frutta dal 14 al 25/12/44
C.do Brigata 1.985
Alla sq. Sabota tori premio feste natalizie 900
31/12 Pagato per cena Brunelli a mezzo Barbaro 1.900
Al Distacc. Antolini saldo 31/12/44 2.052
1945
3/1 Sussidio Sig. Brindani morte marito (Patriota
GUELFO) 5.000
4/1 Ricevuto dal Distacc. Drago 30.000
179.000 135.521
Data Titolo MOTIVO DELLE OPERAZIONI Entrata Uscite
1945 Riporto 179.000 135.521
6/1 3 Ricevuto dal C. U. (Gomel 15.000
10/1 4 Sussidio famiglia Tedaldi morte figlio (Patriota
Bulba) 5.000
5 Sussidio famiglia Castagnoli morte figlio (Patriota
Michele) 5.000
15/1 6 Pagato per casse morto legno e zinco per n~’ 6 Caduti 42.700
7 Ricevuto dal Distacc. Drago 20.000
21/1 8 » » C. U. (Oreste) 15.000
25/1 9 » » C.U. 250.000
3/2 10 Per risarc. danni Sig. Zazzi Rosalinda 1°ac.) 5.000 11 Pagato per sale Kg. 55×130 7.150
12 » » salsa » 20×100 2.000
4/2 13 » » mensilità dicembre1944 e gennaio 1945
infermiere Dulcamara 3.500
5/2 14 Sussidio famiglia Ferrari Emilio per la morte del figlio
(Patriota Guido) 5.000
15 Sussidio famiglia Quotasti morte figlio ( Patriota
Manza) 5.000
9/2 16 Sussidio famiglia Giovanazzi morte del figlio(Patriota
Bil ) 5.000
17 Al Patriota Mezzolitro rifusione danaro 5.000
10/2 18 Pagato per spese sostenute dal distaccamento Antolini 3.500
rastrellamento di gennaio 1945(v titolo)
19 Per recupero di un mulo catturato dai tedeschi 12.150
20 Pagato per acquisto salsa Kg 50,500×120 6.060
11/2 21 << << vitto ed alloggio Patriota Ras rastrellamento
Gennaio 1945 1.500
12/2 22 Ricevuto da C.U. 150.000
16/2 23 Pagato per cassa da morto Patriota Farinacci 2.700
20/2 24 Riscosso per vendita ql 18,19 grano 7.276
25 Pagato per acquisto ql 18,19 grano 7.276
21/2 26 Sussidio famiglia Ravasio 4.000
27 Al Sig. Ferrari Paolo acconto mat. Calz (11°) 4.000
22/2 28 << << Rossano Antonio saldo somma dovutagli 1.500
29 Riscosso per vendita lano Kg 79×250 19.750
28/2 30 Al Sig. Delchiappo Alberto saldo nota spese
riparazione scarpe febbraio 6.800
31 Al Sig. Folli Francesco saldo nota riparaz. Scarpe
per febbraio 6.200
32 Per spese sostenute dalla squadra Sabotatori dal
25/12/44 al 6/1/45 (v. titolo) 825
33 Al Sig. Bernassoli Giuseppe risarc. danni 5.000
34 Pagato per debiti arretrati del Distacc. Marchini
(v. titolo ) 14.560
35 Pagato per spese rastrell. Gennaio 1945 sostenute dal
C.do Brigata Sq. Sabotatori – campo concentr. ( v. titolo) 35.006
Pagato per spese sostenute dal C. do Brigata nel mese
36 Di gennaio 1945 ( v. titolo) 656.026 348.857
Data Titolo MOTIVO DELLE OPERAZIONI Entrata Uscite
1945 riporto 656.026 348.857
28/2 37 Pagato per spese sostenute dal C.do di Brigata nel
mese di febbraio (v. titolo) 37.932
38 Pagato per spese sostenute dal Distacc Piscina nel
mese di Febbraio (v .titolo) 9.154
39 Pagato per spese sostenute a B. Taro dal 18 al 28
Febbraio 1945 (v .titolo) 4.699
40 Riscosso, per cambio sistema amministrativo
rimanenza al 31 / 12 / 1944 del Distacc. :
Dallara L.22.521
Zanrè L. 247 22.768
41 Per spese sostenute dal Distacc. Dallara dal 1° gennaio
al 28 febbraio 1945(v .titolo) 33.208
42 Per spese sostenute dal Distacc. Zanrè 1945
mese di gennaio 1945 (v .titolo) 19.368
43 Per spese sostenute dal Distacc. Zanrè 1945
mese di febbraio 1945(v .titolo) 17.649
44 Per spese sostenute dal Distacc. Antolini1945
mese di febbraio 1945(v .titolo) 9.737
45 Per spese sostenute dal Distacc. Marchini 1945
mese di febbraio 1945(v .titolo) 15.685
46 Per spese sostenute dal Distacc. Bassani 1945
mese di febbraio 1945(v .titolo) 3.029
47 Per spese sostenute dal Distacc. Bigliardi 1945
mese di gennaio e febbraio 1945 (v .titolo) 21.000
678.794 520.678
Questo il rendiconto parziale delle spese della Brigata compilato in relazione alla richiesta del «C.U.» che abbiam visto il precedente 4 marzo. Ho riportato il documento integralmente perché anche semplici voci di spesa – come la storiografia insegna – con le loro varie indicazioni correlazioni possono fornire significativi elementi di analisi delle situazioni in generale cui si feriscono. Ma vale la pena di prendere visione di questo rendiconto anche per un atro motivo, cioè come testimonianza della precisione, dello scrupolo, che mostra, qui come sempre nelle incombenze amministrative, il suo compilatore, Commissario della 1ˆ Julia << Lino >>, trovando il tempo e la disposizione d’animo, pur nell’accozzaglia delle note di spesa dei distaccamenti che deve accorpare e nelle continue emergenze della guerriglia, di ordinare le svariate voci e riferimenti ai titoli di spesa perché tutto quadri alla lira.
