Obiettivo Libertà Storia della “I” Julia Brigata Partigiana dell’ Alta Val Taro A.L.P.I. Associazione Liberi Partigiani – Parma da pag. 200 a pag. 234 4° parte

GENNAIO / FEBBRAIO 1945

GENNAIO / FEBBRAIO 1945

I documenti riportati si riferiscono a:

—        il durissimo rastrellamento nazifascista di gennaio.

—        crisi e cambio del Comando della 1ˆ Julia.

—        direttive del Comando Supremo alleato al Movimento partigiano in vista della conclusione del conflitto comunicate dal Capo della Missione Alleata Cap. «Bob».

—        caccia alle spie.

—        la riorganizzazione generale delle Brigate partigiane della Provincia nelle direttive del «C.U.».

—        la costituzione del Tribunale Superiore di Guerra presso il <<C.U.>>

—        azioni armate della 1ˆ Brigata Julia.

—        varie.

IL CAPO DI S. M.

ORESTE

 Provvedimenti perché i due sottonotati prigionieri:

Schionfeldere Max

siano portati per domani pomeriggio in località bivio strada vecchia (Cava Verrazzani) per uno scambio. Il maresciallo dovrà invece essere tenuto ancora prigioniero sino a nuovo ordine. Mi raccomando che il tedesco Willi non sta messo a contatto con prigionieri.

 Il. COMANDANTE  DRAGOTTE

AL C.U.O.

Sua sede

Oggetto. situazione prigionieri

 

Si comunica che i tre prigionieri tedeschi, segnalativi con lettera n. 336 del 5/1/45, per i quali vi erano giù in corso trattative di scambio con nostri tre patrioti catturati in precedenza, venivano scambiati dal Comandante Dra­gotte con la patriota Rosetta, catturata a Borgotaro circa I5 giorni più tardi.

 d’ordine

IL CAPO DI S. M.

ORESTE

Ancora scambi di prigionieri, che avvengono in genere secondo la formula «uno dei vostri contro uno dei nostri», dimostrando così la pari capacità contrattuale orami riconosciuta in questo campo ai partigiani da parte tedesca.

Ma nello scambio di cui parla la nota del 10 febbraio c’era da recuperare una valorosa e vecchia partigiana, la «Rosetta» (vecchia non d’età ma di militanza nelle nostre file), e per poterla liberare si cedono volentieri tre tedeschi: doveroso atto d’omaggio e cavalleria verso il gentil sesso, che rimane tale anche quando imbraccia uno Sten.

Volontari della Libertà

Iˆ Brigata Julia                                                                                              3 gennaio 1945

 COMUNICATO N. 12

Il giorno 31 dicembre 1944 a/le ore 15 una pattuglia del Battaglione “Gardelli” catturava in località Cornacina zona di Valmozzola) tre soldati tedeschi facenti parte del Presidio della Stazione di Valmozzola.

Tra i catturati figura un sottufficiale.

PERDITE NOSTRE: nessuna.

                                                             COMUNICATO N. 13

 Il  giorno 3 Gennaio due patrioti comandati per servizio nel paese di  Borgotaro, per assumere  informazioni circa i movimenti delle truppe nemiche, catturavano due alpini del Btg. Complementi -Divisione Monte Rosa

PERDITE NOSTRE ,nessuna.

 ILCAPO DI S.M.                                               ILV..COMANDANTE

ORESTE                                                                   CORRADO

Comando 1ˆBrigata Julia                                                                                         5 Febbraio 1945

 AL SIGNOR  MORDACCI  MARIO

 

vettovagliamento popolazione

Siamo informati che lei metterebbe volentieri a disposizione per vettovagliamento della zona della vallata del Taro, uno o due automezzi. Accogliamo molto grati la sua offerta e da parte nostra diamo tutte assicurazioni che gli automezzi stessi potranno circolare liberamente nostra zona. In proposito gradiremmo avere chiaramente specificato il tipo e la targa degli automezzi che verranno impiegati.

Data la precaria situazione alimentare in cui si trova B. Taro, la preghiamo di sollecitare e mantenere quanto più possibile, costante l’invio  di  derrate che in parte vengono distribuite per il nostro movimento, Contiamo che 1e manterrà in pieno la sua promessa e saprò meritare per il bene della nostra causa Attraverso il latore potrà comunicare con  noi e  dare tutti i chiarimenti relativi a detto vettovagliamento..

           

IL COMMISSARIO                                      IL COMANDANTE

Un amico di Parma desideroso di venirci incontro con le sue disponibilità alimentari e con i suoi mezzi di trasporto che, viaggiando sotto la «spada di Damocle» dei frequenti bombardamenti aerei stradali, faran giungere i preziosi viveri fin quassù.

Comando della 1ˆ Brigata Julia                                                                         6/2/1945

COMUNICA TO N. 14

 RELAZIONE sul fatto d’arme avvenuto il giorno 6 gennaio 1945 in località Caffaraccia.

 Giorno 5/1 ore 12:

Il comando viene informato che un’aliquota di forze nemiche (tedeschi) si è attestata il località “Costella” senza sapere delle loro intenzioni, poiché le notizie erano molte e discordanti.

ore 17

Giunge da B. Taro una staffetta con una comunicazione da parte del Coman­dante secondo la quale nulla di allarmante si notava sino a quel momento; contempora­neamente precisava: stare in allarme – In caso di puntata nemica non superiore ai 200 uomini, attaccare.

Giorno 6/1:

Da B. Taro nessuna informazione.

ore 11

Giunge al C. do una pattuglia ns. avvertendolo che colonne nemiche stavano avvicinandosi a Caffaraccia. Il V. Comandante, in assenza del Comandante assume il comando dei due Distaccamenti che si trovano nelle immediate vicinanze. Immediatamente viene dato l’ordine al Comandante del Distaccamento Antolini (40 u.) di prendere posizione di combattimento.

ore 11,30

Avvistate le pattuglie di sciatori, seguite dalle colonne nemiche, viene aperto il fuoco. Il nemico reagiva immediatamente con un nutrito fuoco di armi automatiche, appog­giato da mortai e mitragliere da 20 mm. Al Distaccamento “Zanré” viene impartito l’ordine di portarsi a Caffaraccia di rinforzo al Distaccamento “Antolini”. L’accanita reazione nemica dava ora la certezza che si trattava di qualcosa di più che di una semplice puntata.

ore 13

Dato il persistere della pressione nemica e l’aumentata intensità del fuoco, si provvede ad inviare due staffette ai Distaccamenti “Dallara” e “Piscina” per chiederne l’intervento, e nel contempo avere notizie sui movimenti nemici. supponendo che il Comandante si trovasse con detti Distaccamenti. Gli uomini nonostante l’imperversare della bufera, la stanchezza per il continuo servizio dei giorni precedenti, tenevano con calma e serenità le posizioni facendo fronte al nemico.

ore 14,30

Reparti nemici attestati alle Macchie di S. Pietro e che sino a questo momento non erano stati ancora notati, costringono una squadra del Distaccamento < Antolini> che si trovava in posizione di combattimento al bivio strada Isola-Coriago a ripiegare in Caffaraccia perché battuta alle spalle. Nel  frattempo veniva  dato l’ordine a due squadre della Brigata << Val  Ceno >> che  si trovavano a << Cà- Grilla>>per gli allarmi dei  giorni precedenti di prendere posizione alla “Barbuia”, poiché il nemico dalle cascine del Pozzo tentava di risalire i canaloni e aggirare le ns. posizioni approfittando della scarsa visibilità.

ore 15,30

Il          C. te del Distacc. “Zanré” riusciva, con due squadre, a raggiungere Caffarac­cia seppure attaccato dal nemico che costringeva le altre due squadre del Distaccamento a ritornare sulle posizioni di partenza con un ferito.

ore 17

Il combattimento continua accanito, gli uomini mantengono un elevato spirito, malgrado il freddo intenso e l’impossibilità di consumare il ranciole munizioni cominciarono a scarseggiare; varie bombe a mano lanciate contro il nemico che si portava ovunque sotto le ne. posizioni non scoppiavano.

ore 18

Il nemico in forze preponderanti irrompe sulle ns. posizioni. Immediatamente viene impartita l’ordine di ripiegare per evitare l’accerchiamento. Ripiegando e combattendo ordinatamente, si riesce a raggiungere il passo Barbuia – Osacca.

ore 19

Da informazioni di civili si viene a conoscenza che il nemico aveva già rag­giunto, per il passo del S. Donna, Osacca. Con il parere degli uomini e approfittando della notte, si decide di forzare un eventuale blocco in località Brunelli e tentare di passare il Taro per portarci fuori zona ­rastrellamento.

Giorno 7/1 ore 2:

Giunti a Brunelli senza incontrare resistenza, si decide di occultarsi a gruppi.

 PERDITE NOSTRE:

            Caduti n.         1
            
Feriti   n.         5
            Prigionieri      n.1

 

NOTE: Le staffette, inviate alle ore 13, arrivavano, data la neve, alle ore 17  presso sede del Distaccamento «Dallara » (v. relazione).

Da informazioni avute da civili risulta:

            Forze nemiche attaccate:      n.400(Caffaraccia)
                                                           n. 150 (Macchie S. Pietro)

 

Le forze nemiche erano composte di alpini.

            Perdite nemiche (non accertate)       4 morti

                                                                      8 Feriti

                                                                      Dispersi

 

  1. V. COMMISSARIO                     IL V. COMANDNTE

                LINO                                       CORRADO

Volontari della Libertà                                                                                           10 Febbraio 1945

1ˆBrigata Julia

 OGGETTO: Relazione sul fatto d’armi del giorno 6 gennaio 1945.

COMUNIICATO N. 15

Il 6 Gennaio 1945 – ore 11 

Il Distaccamento <<Piscina >> è messo in allarme dall’inizio di una forte sparatoria, proveniente dalla direzione di Porcigatone-Casembola. Dato l’allarme dei giorni precedenti in conseguenza di movimenti nella  Valle del Taro, di truppe tedesche, il Comandante del Distaccamento, supponendo l’attacco  il Distaccamento «Dallara» si portava con 40 patrioti verso il Passo del S. Donna. Durante la marcia di avvicinamento al Passo, si univa ai nostri 10 patrioti della Brigata Beretta— ed altri 20-della Brigata Val Ceno. Causa la nebbia ed il nevischio non  si poteva discernere chiaramente il Passo verso il quale eravamo diretti; procedeva il Distaccamento una nostra pattug­lia composta ai sette uomini Comandati dallo stesso Vice Comandante.

Ore 14.-

Prima di raggiungere il Passo, la pattuglia nostra veniva attaccata di sorpresa, il Vice Comandante immediatamente ordinava seccamente di piazzare i mitragliatori e di reagire al nemico. Causa il cattivo e quasi nullo funzionamento delle armi, dovuto al freddo intenso, non si poté reagire adeguatamente all’inaspettato attacco. Purtroppo la sorpresa ed il cattivo funzionamento delle nostre armi (in particolare quelle automatiche) provocarono nel reparto un certo sbanda­mento che si tramutò in un vero sganciamento per sottrarsi all’intenso fuoco nemico che faceva supporre in forze preponderanti.

Perdite nostre: 6 morti – 2 dispersi

Perdite nemiche: non sono state potute accertare.

La colonna nemica, composta da truppe Alpine ed appoggiata da pattuglioni sciatori, era forte di 500 uomini circa.

            IL COMMISSARIO                     IL COMANDANTE

                   LINO                                                       LIBERO

Volontari della Libertà

1ˆBrigata Julia

AL COMANDO UNICO OPERATIVO

Sua sede

 OGGETTO: Relazione sugli  avvenimenti  riguardanti  il Btg. Gardelli  nel  recente rastrellamento

COMUNICA TO N. 16

Il giorno 6 Gennaio, alla sera, in seguito ad informazioni delle nostre staffette circa ammassamento di truppe oltre la Pessola tutto il Btg. Gardelli, composto  dal  Dist. Marchini, 2 squadre del  Dist. Bassani e dalla squadra  Comando  del Btg, si metteva in allarme appostandosi sulle prime  pendici del Monte Dosso, a ridosso dell’abitato di Pessola (Varsi). La mattina del 7 Gennaio infatti reparti di bersaglieri della Divisione Italia partivano dal Pizzofreddo e Bottione (Solignano) discendendo nella Pessola e risalendo poi sulla sponda sinistra del fiume per raggiungere il paese di Pessola. Quivi giungevano alle ore 15,30. Il Btg. dalle sue posizioni apriva immediatamente il fuoco sul nemico, costringendolo a rifugiarsi precipitosa­mente nelle case dell’abitato. Quivi asserragliati i Bersaglieri resistevano sino a sera; riuscendo così col favore dell’oscurità, a ritornare sulle loro posizioni di partenza.

Nel frattempo giungeva una nostra staffetta che, inviata a chiedere rinforzo ai distaccamenti della 2° Julia dislocati a Pieve e S.Martino di Valmozzola, riferiva il già avvenuto sganciamento dei detti Distaccamenti. Nella notte fra Tosca e Castellaro si notavano razzi che ci segnalavano la presenza di altre truppe nemiche nella zona. Anche il distaccamento Zio della 31°Garibaldi, di sede a Contile, si era occultato. Evidente ormai il rastrellamento in atto, il B TG. fra la notte del 7 e la mattine dell’8 di ritirava senza perdite in direzione delle Bore di Metti. Strada facendo venivano incontrati patrioti della 31° Garibaldi che già avevano occultato le loro armi e che riferivano essere i tedeschi arrivati alle Bore. Inseguito a questo fatto veniva dato l’ordine di occultarsi.

Durante l’operazione di occultamento 20 patrioti del Btg. venivano catturati in località Ronco di Prelerna – Botione – Boio (tutti in comune di Solignano) nei giorni 9-10 Gennaio. Il Comando del Btg. era stato assunto, in assenza del Comandante, dal Vice Comandante Giovanni. Da informazioni di fonte borghese risulta che il nemico ha subito le seguenti perdite: 3 morti e 5 feriti.

 F/to Giovanni – V. Comandante del Btg.

 IL CAPO DI S. M.

ORESTE

Corpo Volontari della Libertà

Comando della Brigata Julia

 AL COMANDO UNICO OPERATIVO

Sua sede

 OGGETTO:    relazione delle operazioni del Campo di Concentramento durante il rastrellamento

 

All’inizio delle operazioni il C. C. è dislocato a Casa Gandi in Porcigatone.

Prigionieri:     7-3 tedeschi, 2 Alpini, Div. Monterosa, 2 civili. Guardie

7.

Giorno 6/1-

Per l’arrivo dei tedeschi in paese mi porto a Ronco Desiderio (Com­piano). Per nuovo allarme tento di passare il Taro attraverso il ponte dell’Ingegna. Essendo tutta la zona pattugliata dal nemico sono costretto a ritornare sui miei passi. Raggiungo Strela toccando Ronco Desiderio.

7/1 –

Mi porto a Caboara, da cui la sera stessa, per il sopraggiungere dei Tedeschi riparto alla volta di Sidoli.

8/1 

La nostra situazione rimane estremamente critica: mentre i tedeschi sono ancora numerosissimi nella zona, noi siamo senza viveri, sprovvisti di mezzi, sfiancati dalle notti insonni e dalle continue marce nella neve. Qualche uomo presenta i primi sintomi di congelamento; ciononostante ai prigionieri viene sempre fatta buona guardia. Ritorno a Caboara. Si uniscono ai miei uomini 6 patrioti della 32 Garibaldi e 4 della Beretta.

9/1 

52 alpini della Monterosa puntano contro di noi per liberare i prigio­nieri. Decido di attaccarli ma per il cattivo comportamento dei summenzionati non appartenenti alla nostra Brigata, all’arrivo del nemico sono costretto a sganciarmi. Viene catturato e fucilato dai reparti della Monterosa in questa operazione un alpino che, sino allora prigioniero, avendo dimostrato di poter fare affidamento su di lui, avevo mandato di pattuglia. La sera stessa tento di raggiungere Mariano passando per Lisara e Gravago. Anche questo movimento mi è reso impossibile dalla presenza di numerosi tedeschi nella zona. Ritorno a Sidolo.

10/1 

Reparti nemici scendono dal Monte Colla. Nuova marcia verso Dugara dove giungo alle ore 23.

11/1-

Alle ore 4 nuovo allarme. Sempre in mezzo ai tedeschi mi reco a Caboara e di lì a Tocaleto. Il rastrellamento è finito. I prigionieri sono ancora in nostre mani.

  IL COMANDANTE

del Campo di Concentramento

f/to TERRIBILE

 p.c.c. IL CAPO DI STATO MAGGIORE

ORESTE

Comando 1ˆ Brigata Julia         28 Febbraio 1945

 

AL C.U.O.

OGGETTO:    comunicazione di morte

Si comunica che il Patriota Gherrj ( Terroni Domenico ), segnalato come  disperso con  figlio n501 del  9  u.s.,  va considerato come Caduto.

E stata infatti rinvenuta la salma il giorno 15febbraio 1945 sul pas

del Monte S.Donna.

           

IL COMMISSARIO                        IL COMANDANTE

            LINO                                                 LIBERO

Le operazioni riferite nei comunicati che precedono si svolgono nel corso del rastrellamento che i nazifascisti hanno effettuato nella nostra vallata durante mese di gennaio, nell’ambito di un piano generale predisposto in vaste aree montane del Nord Italia allo scopo di attaccare e distruggere le forze partigiane nel momento della loro maggior vulnerabilità. La stagione invernale è appunto quella in cui, con il suolo abbondantemente innevato, al partigiano vien meno la copertura del bosco, suo abituale rifugio e retroterra di manovra, e si rende impraticabile la mobilità propria della guerriglia, mentre le gravi insufficienze alimentari e di vestiario: cappotti indumenti di lana, guanti, calzature, lo mettono spesso alla mercé del gelo della fame, in una condizione di complessiva difficoltà e debolezza, aggrava anche dalle inevitabili lentezze dei collegamenti informativi.

Numerose colonne di «Alpenjaeger», di mongoli dell’URSS passati loro ordini, di Brigate Nere, di alpini e bersaglieri della R.S.I. giungono improvvisamente da più direzioni nel territorio delle Valli del Taro e del Ceni precedute da reparti di esploratori in tuta mimetica su sci e forniti di radio ricetrasmittenti portatili che ne assicurano i collegamenti per azioni di reciproco sostegno. Le loro provenienze delineano una manovra avvolgente diretta a bloccare alle spalle i partigiani dell’intera zona per poi chiuderli in una morsa sempre pi stretta. Il loro numero e armamento è tale da consentire una superiorità schiacciante  sulle forze che vanno ad investire. Il Comando germanico, che ha studiato il piano d’attacco con l’ausilio i spie informate sulla dislocazione dei comandi partigiani, punta con le proprie forze direttamente sugli stessi.

La colonna che attacca il Comando della 1ˆ Julia a Caffaraccia viene subito contrastata e bloccata con una resistenza lunga e accanita fino al limiti del possibile da parte dei nostri (come si è visto dal comunicato n. 14). In un’altra posizione, a Tocaleto, il Distaccamento «Piscina», nel generoso tentativo di andare in soccorso del Distaccamento «Dallara» che, dalla eco di sparatorie provenienti dalla sua posizione, credeva attaccato dal nemico, incappa in una tragica imboscata in cui sette dei nostri perdono la vita. (uno dei due partigiani che nel comunicato n. 15 relativo a questo episodio sono dati per dispersi, il valoroso «Gherry» che comandava e precedeva la colonna di testa, in realtà deceduto e il suo corpo sarà più tardi rinvenuto sepolto sotto la neve d’un canalone dov’era caduto ferito sul luogo dello scontro).

Mentre il nostro Battag1ione «Gardelli», a Pessola, (come si legge nel comunicato n. 16) ritenendosi in vista di un normale attacco del nemico, prende per primo l’iniziativa del fuoco e costringe le truppe fasciste al ripiegamento. Informato poi di trovarsi coinvolto in un ampio rastrellamento, esso procede al proprio occultamento, operazione durante la quale ben 20 dei suoi uomini vengono fatti prigionieri. Il Distaccamento «Dallara», dal canto suo, imbattutosi in fase di sposta­mento verso Ceredasco in una pattuglia nemica, dopo un debole scambio di fuoco durante il quale lamenta il cattivo funzionamento di proprie armi forse dovuto a scarsa protezione delle stesse dal gelo, si defila in un canalone in direzione di Osacca, per fortuna senza riportare perdite.

Nel frattempo il Capo del nostro campo di concentramento, «Terribile», con audacia e non minor fortuna, è così bravo da mantenere il controllo sui prigionieri nemici affidati alla sua custodia, che si trascina dietro attraverso sei giorni di rischiose peregrinazioni (vedasi il relativo resoconto). Nel complesso gli uomini della brigata riescono a fronteggiare l’eccezio­nale emergenza con reazioni armate e comportamenti coraggiosi dove se ne presenta l’occasione, e a occultarsi per gruppi o isolatamente durante le fasi più pesanti del rastrellamento, secondo l’inevitabile necessità del momento. Rastrellamento il cui costo finale si traduce per la nostra brigata nella perdita di 8 Caduti, 5 feriti, 21 prigionieri e un certo numero di colpiti da congelamento.

Un costo purtroppo doloroso ma che sarebbe potuto risultare ben più elevato se si considera la nostra incolmabile situazione d’inferiorità di fronte al massiccio spiegamento di forze d’un attrezzatissimo esercito regolare nel momento in cui il “generale inverno” metteva in seria crisi, anche a prescindere dall’offesa nemica, le nostre precarie strutture. E certamente da questa massiccia operazione i nazifascisti si ripromette­vano risultati decisivi contro l’insieme delle nostre formazioni, risultati che sono invece sostanzialmente mancati. Un risultato che hanno tuttavia sicuramente raggiunto è quello di terro­rizzare ancora una volta la nostra popolazione che, dopo la terribile esperienza del rastrellamento del luglio 1944, vive nell’incubo delle feroci rappresaglie, delle uccisioni sommarie di civili inermi.

Ma se lo scopo era quello di isolare i partigiani dalla popolazione, di creare in essa risentimenti contro di loro individuandoli come responsabili delle sofferenze cui è sottoposta a causa della loro presenza, anche qui il nemico ha fatto male i propri conti. Molti dei nostri in queste drammatiche circostanze, nonostante il pericolo, sono ospitati e nascosti dai civili in loro casolari, soffitte, scantinati o rifugi più o meno segreti. E comunque, al di là della paura e del timore di coloro che invece rifiutano questa ospitalità temendone, non a torto, i rischi di mortali conseguenze per sé e i propri cari, rimane e si rinsalda più che mai in tutti un odio profondo contro l’aggressore e il senso di gratitudine e solidarietà verso coloro che si battono per la sua sconfitta finale. Dell’angosciato stato d’animo con cui la popolazione della nostra vallata vive queste cruciali giornate possiamo trovare un’efficacissima descrizione nel libro “Montagne insanguinate» di D. Riccardo Molinari (dal quale ho a suo tempo ricavato drammatiche immagini del rastrellamento dello scorso luglio) libro da cui trascrivo qui di seguito alcuni stralci.

Dal libro Montagne  insanguinate di  D. Riccardo Molinari

 

<< La sera dell’Epifania la notizia di un imminente rastrellamento nella zona del Pelpi, riportava uomini e donne alla ribalta. Colonne  tedesche sbucavano da tutte le parti,  superando ostacoli di intemperie di neve e piombando inaspettatamente, di  giorno e di notte sui piccoli paesi e sulle borgate dove  si piazzavano. Borgotaro, Bedonia, Piane, Bardi, erano in mano agli invasori. La luce elettrica era stata tolta e si doveva brancolare nelle tenebre, come nel primo rastrellamento. Anche le campane da qualche tempo erano diventate mute: brutto segno questo per la gente (perché indizio di pericolo prossimo), e che  rendevano più triste la vita di ogni giorno. Si rivissero le ore angosciose del luglio antecedente e ci si preparò alla secondati prova. L’esperienza aveva insegnato. Nascondersi era necessario. Ma quale la via di  scampo?

La fuga sui monti non era possibile perché la neve alta un metro e più, lo impediva. Situazione questa di sfavore per quanti dovevano sfuggire alla cattura e di vantaggio ai cacciatori germanici, ai quali avrebbero servito di guida le orme  stampate sulla neve. Perciò le tane naturali e artificiali furono la soluzione migliore. Piccole gallerie profonde, o trincee scavate a prezzo di sudori; cloache putride e malsane; stanze sotterranee, dall’adito irrespirabile, antri e spelonche nelle rocce, che si prestavano ad un sicuro nascondiglio: veri covi reconditi in cui le volpi avrebbero potuto trovare la loro migliore dimora; baite abbandonate di carbonai, sperdute tra i monti, in mezzo al ghiaccio: questi i rifugi che tante ore di insonnia e di trepidazione dovevano contare, che tanti battiti sospesi di cuore dovevano attutire; ognuno dei quali potrebbe prestarsi alla narrazione con i tratti di un’autentica storia romanzesca. Di quanti sospiri e lacrime di padri e di figli, furono essi testimoni, in un’alternativa di timori e di speranze, mentre fuori le madri; le spose, le sorelle, trepidavano e pregavano nell’attesa spossante che l’ora passasse!…

Essi si spalancarono precipitosamente per accogliere alla rinfusa centinaia di uomini, al calare improvviso delle orde tedesche, quel pomeriggio 11 gennaio, giovedì (lo stesso giorno del primo rastrellamento). Nessuno li attendeva da quella parte. Anche le vedette del paese, vigili ai vari posti d’avvistamento, erano state colte alla sprovvista. I tedeschi discendevano dal lato settentrionale del Pelpi, provenienti da Masanti, e dopo una traversata lunga e faticosa squarciando la neve alta, si gettavano su di un popolo inerme con il terrore delle belve che vogliono far preda.

Disorientamento generale e quindi una fuga frettolosa ai rifugi. In un attimo il paese fu sgombro di uomini e soprattutto di giovani… L’esperienza del luglio scorso, mi aveva reso perplesso, fino all’ultimo momento, sulla sorte che mi sarebbe toccata se mi fossi dato in mano al tedesco. L’ondata di terrorismo che incolse tutti al suo sopraggiungere inaspettata, decise anche per me la via più sicura e riparai nella prima spelonca offertami… Mi sottoposi a tutte le acrobazie che l’accesso del rifugio, studiatamente stretto, imponeva, come quella di strisciare a somiglianza dei rettili, e mi ritrovai in una canna di piombo, parecchi metri sotto terra, dove otto esseri umani giacevano pigiati, in un silenzio sepolcrale rotto solo di  quando in quando dal respiro ansimante dei polmoni, che dopo una corsa forzata, resa più aspra piede sulla neve, avanzavano anche là entro i loro diritti.

Una  grossa pietra rinchiuse l’entrata e poco dopo si sentì il tonfo sordo della neve  che le donne coraggiose buttavano sul sentiero per cancellare ogni traccia di piede umano. Trascorsero parecchie ore di immobilità e di silenzio… Nulla si udiva: nemmeno un colpo di fucile che denotasse la presenza di esseri tanto temuti. Eppure erano discesi… Solo ad un dato momento si notò, al di  sopra di noi, il passo pesante e  ben  distinto di un soldato. L’orecchio era teso ……. il respiro trattenuto.. . il cuore pulsava. -Qualcuno articolò a fior di labbra, appena percettibile, un «ci siamo» che si ripercosse come il colpo  di uno spillo in fondo all’anima e poi di nuova silenzio. La perquisizione della casa sotto la quale si trepidava,, era avvenuta senza  inconvenienti. S’incominciò a riprendere consueto respiro: l’oscurità della tomba, che fino allora rendeva più tetra e paurosa la presenza in quel luogo, veniva rotta ora dal fioco chiarore di una lampada a olio.

Notizie però non ne arrivavano dal di fuori e l’ombra dal mistero avvolgeva i latitanti e appesantiva maggiormente le ore della reclusione. Che avverrà in Paese?… Saranno tutti salvi e liberi? Chi saranno questi nuovi invasori?… Saremo svelati?. . Prenderanno le donne come ostaggi?… Quando andranno via?… (…) Un’ulteriore comunicazione ci fece sapere che gli Alpini avrebbero dovuto piombare la notte antecedente su Cereseto, provenienti da Noveglia, ma smarritisi in cima al monte – a motivo della tormenta di neve – lasciarono colà i propri bagagli e discesero, bagnati come pulcini, a Masanti, donde ripartivano il giorno dopo.

I soldati si erano divisi  tra loro, per il vitto e per l’alloggio, le poche case rimaste illese (…). Soltanto per noi, confinati sottoterra, (e per tanti altri nelle stesse condizioni vita), le ore divenivano lunghe. Le membra cominciavano risentirsi. La notte inavvertita, penetrava con le sue tenebre anche là sotto a conciliare il sonno: cosa nemmeno da pensarci. perché la ristrettezza del luogo costringeva le membra a legarsi su sé stesse e ad assumere posizioni così irregolari, per non dir buffe, che anche la povera persona umana ne risultava goffamente sformata e contraffatta. Notte insonne, snervante, senza requie. Rivivevo le dure notti di prigionia del luglio scorso. Quel lembo di galleria sotterranea mi richiamava talvolta l’ombra oscura delle Catacombe (ove però lo spirito e i sentimenti di coloro che vi si raccoglievano erano ben diversi, quantunque la realtà apparisse identica!). (…)

Le ore si protraevano, eterne, logoranti. Per buona fortuna non mancava il necessario ristoro del corpo, perché vi erano le buone persone che, di notte tempo, eludendo la vigilanza delle sentinelle, vi provvedevano. Come non mancava il tipo allegro che, con motti e frizzi, commenti sulla situazione e ricordi esilaranti, faceva dimenticare momentaneamente la fiacchezza delle membra e la prolissità del tempo.  A volte l’ irritazione d’animo esplodeva inconsultamente in espressioni audaci e improprie all’indirizzo dell’oppressore, frammiste a qualche moccolo ingiurioso, smozzicato però a tempo per rispetto di chi vi era colà rappresentato.

Quando Dio volle, gli Alpini si accinsero alla partenza. Il fisico era ormai giunto ai limiti estremi della sua resistenza, le membra intorpidite si ribellavano energicamente. L’aria, resa più grave dall’odore nauseante del lumicino ad olio, non entrava più pura dal piccolo tubo che la richiamava segretamente dal di fuori, e s’era fatta insopportabile. Sicché appena arrivò la nuova – dopo 49 ore di inedia e di immobilità – che anche gli alpini se n’erano andati, ci sentimmo rinascere, buttammo all’aria gli ostacoli e uscimmo prestamente in più spirabile aere! Ma dovettero perdere qualche tempo, i muscoli, prima di sgranchirsi e riprendere le funzioni normali. In paese non si lamentavano danni considerevoli, se si eccettuano quelli recati alle cantine e ai pollai. Anche il fatto a Farfanaro di un malaugurato scontro con un gruppo di Partigiani; che poco mancò non compromettesse tutta la frazione, non ebbe alcuna conseguenza molesta. Dalla Chiesa  era solo asportato un servizio intero  di  candele alte, ad uso dei  soldati durante la  notte.

I MONGOLI

Un secondo rastrellamento, in tono molto minore del precedente, nonostante le previsioni pessimistiche, era passato senza sommergerci, ed ora si rialzava il capo a respirare di nuovo, almeno momentaneamente, un po’ d’aria libera. Il tedesco, è vero, non aveva rinunciato nemmeno stavolta ai soliti sistemi di scorribande terroristiche, razzie di rappresaglie. Le montagne rosseggiavano tuttora di sangue sparso, tanto più visibile sul candore immacolato della neve che abbondantemente le rivestiva. Giovani nel fior degli anni rimasti sul campo in qualche scontro, o colti dal piombo fatale mentre tentavano la fuga, erano senza un soccorso, senza un conforto, sul manto glaciale che li accoglieva… Anche lo strazio delle famiglie, private repentinamente dei loro membri più cari, deportati verso destinazione ignota, si rinnovava…

Ma erano tutti casi isolati, parecchi dei quali non rispondenti a verità o, almeno, che non i-aggiungevano la gravità e il numero del primo grande rastrella­mento: a confronto del quale si potrebbero chiamare scaramucce! L’orizzonte però accennava tutt’altro che a rischiararsi. La quiete non sarebbe stata perfetta fino a che nella zona circostante c’era odore di tedeschi. Questi invece si ostinavano a rimanere nelle posizioni occupate, continuando a far da padroni e a disturbare la pace del prossimo. Giorno e notte passavano e ripassavano attraverso i valichi praticabili Bedonia-Pione, Borgotaro-Osacca per finire a Bardi, quando non venivano da Ferriere attraverso le Moline, lanciando pattuglie in tutte le direzioni, senza mai riuscire a sapere che scopi avessero. Ogni giorno si sentivano nomi e itinerari diversi. Di certo si sapeva che rastrellavano e pettinavano la montagna. E intanto noi si viveva tra la casa e la tana, tra la pausa e il respiro di una notizia buona e la delusione di un’altra che subito li stroncava. Di notte, fino a tarda ora, accanto ad un ceppo, a far commenti interminabili e previsioni funeste, col cuore sospeso, trepidante ad ogni passo che si ripercuoteva daI selciato. Di giorno, a far vedetta sui punti strategici esposti alle intemperie, o a contemplare, nell’attesa guardinga, la neve che sfondava i tetti. In certi momenti – a stare alle voci e alle staffette partigiane – pareva che i tedeschi fossero lì a due passi. Invece erano dei nostri che scappavano. Casi di tal genere si ripetevano infinite volte. (…)

Un giorno poi si seppe per certo che i tedeschi intendevano iniziare un altro rastrellamento da Bardi, e che portavano davvero con sé degli ottimi cani da caccia, dal fiuto così fine da scoprire la preda anche in fondo alle caverne: i Mongoli o Turkestani! La fantasia popolare li ingrandiva, lì faceva giganti, fino a prender forma di essere favolosi, terribilmente rozzi e selvaggi, che incutevano paura solo a vederli. Correva voce persino che i loro padroni li ubriacavano perché potessero più facilmente servire ai propri scopi malvagi e seminare terrore. Invernata sempre  pessima. Nevicate copiosissime: avessero almeno arrestato il terribile  nemico! Invece i Mongoli avanzavano .. In paese la solita  teoria di fuggiaschi interminabile ossessionata, comitive chiassose di partigiani sbandati, demoralizzati, poveri  ragazzi senza pastrano e senza coperte, qualcuno senza scarpe  addirittura. Alla  gente si  stringeva il cuore a vederli e a sentire la  solita storia di  tragedie: compagni scovati nel proprio nascondiglio e massacrati o rimasti assiderati sui monti o morti  di  fame,  di  stenti.  E la  lezione inflitta ai compagni aveva insegnato anche a loro. Perciò avevano imparato a desistere da ogni vana resistenza, perché c’era più probabilità di lasciarci le penne che  di vincere, e deponevamo  le  armi sotto le dune di neve,  divenute depositi di munizioni.

Ansiose domande passavano di  bocca in bocca: dove sono arrivati  i mongoli? Quando capiteranno qui tra noi? Verranno di giorno o di notte? la scamperemo stavolta?… La notizia a forza di contraddirsi divenne realtà. Il mattino del 18gennaio i Mongoli provenienti da Bardi facevano la loro comparsa a Cereseto, prevista in tempo dagli uomini che perciò erano corsi prontamente ai ripari: chi alle solite tane delle volpi, chi all’aria dei monti. E questi ultimi erano la maggior parte, poiché correvano notizie che altrove i sotterranei non avevano dato saggio di molta sicurez­za davanti al fiuto penetrante dei nuovi mastini e s’erano prestati in alcuni luoghi a scene orripilanti di massacri in massa. Si sapeva poi dell’esistenza di una fitta rete poliziesca, nota comunemente sotto il nome di «spie», che contribuiva a facilitare la scoperta e che giustificava il timore generale. E questo va detto ad onor del vero anche se torna ad onta di quei connazionali o conterranei che si prestarono venal­mente a quel losco ufficio.

Per tutto questo e per altre ragioni, i monti lastricati di neve, divennero ancora l’unica via di salvezza. Salire, salire, per sfuggire all’ insidia avversaria… Le alture apparvero ben presto solcate da colonne di fuggiaschi che faticosamente si arrampicavano, in cerca di una posizione impossibile ad essere avvistata dal tedesco. Mi aggiunsi anch’io, sotto mentite spoglie, ad una di queste colonne ardimen­tose, forzata a far da macchina rompighiaccio, e salii ansimando e rabbrividendo dal freddo, fin sopra le più alti pendici del monte, e attesi pazientemente che l’ora della prova, forse l’ultima, passasse. Meglio al freddo, all’intemperie, ma liberi, che schiavi tra le grinfie dei tedeschi!

Passarono anche i mongoli, in fila indiana, dopo aver fatta breve sosta in paese ma senza chieder conto di niente, e ripartirono in ordine, oltre il Pelpi. La lunga colonna di razza gialla, lasciava sullo strato candido di neve, ancora recente, la sua impronta pesante. I mongoli avevano chiesto soltanto un po’ di pane per sfamarsi. Forse un po’ di pudore e di vergogna li trattenne di fronte all’indigeno operato dei loro malvisti padroni, e preferirono proseguire… Anche le donne, ossessionate dalla paura di un affronto morale (i mongoli passavano ovunque con la poco onorevole qualifica di oltraggiatori della virtù femminile) si erano in parte rifugiate e in parte rimaste, dopo essersi ben camuffate per distogliere l’attenzione del soldato brutale, nelle proprie case, ansiose come se attendessero la visita dell’orco descritto nelle fiabe. Ma quando essi se ne furono andati, senza nuocere in alcun modo e senza molestare, dimostrarono la loro meraviglia e si convinsero, assieme agli uomini, che il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge!

 Terminato il rastrellamento le truppe che vi hanno partecipato vengono sposta­te altrove e nella zona rimangono in funzione i soliti presidi nemici, localizzati nei maggiori centri e nei punti nevralgici di transito stradale e ferroviario. E in breve volger di tempo le formazioni partigiane locali – e fra queste la Brigata Julia – si riorganizzano e riprendono la consueta attività di guerriglia. Mentre le nostre file continuano ad accrescersi e, in attesa del disgelo e dell’ormai non lontana primavera, la nostra organizzazione, grazie anche alla ripresa degli aviolanci alleati di armamenti, divise, attrezzature, punta a un rapido potenziamento. Al comando germanico di Parma MK-1008 che aveva predisposto e coordinato il rastrellamento non rimane che tirare le somme sul fallimento dell’operazione invernale diretta all’annientamento delle  nostre forze.

Dott. Sandro Mastrojacovo

Medico Chirurgo         1i 15 -1-45

 Io  sottoscritto medico chirurgo del DISTACCAMENTO MARCHi­NI PRIMA JULIA, dichiaro di aver visitato il patriota APRILE ANTO­NIO (Aprik) affetto da: congelamento 2° e 3° grado 2 d.a. in. D. e due dita piede s. Data la gravità del caso sarebbe indispensabile il ricovero in ospedale, tuttavia tengo il malato in casa sotto le mie dirette cure. I suddetti congela­menti sono stati riportati in seguito al rastrellamento iniziato il 6/1/1945. Attualmente persiste tumefazione con ecchimosi 1° dito piede s. con difficoltà nella deambulazione. Le conseguenze del  rastrellamento invernale: uno dei  casi  di  congelamento

 In  fede

DOTT MASTROJACOVO SANDRO

Comando 1ˆBrigata Julia

 ESTRA TTO

ruolino per Patrioti caduti

 

Cognome e nome                       Tagliavini Mario

Nome di battaglia                     Mago

Paternità   Dante                     Maternità

Grado  nelle formazione Partigiana      Patriota

Grado nelle Forze Armate Italiane     Appuntato

Luogo e data di nascita          Parma 25.6.921

Domicilio della famiglia         Parma

Stato di famiglia celibe

Tendenze politiche apolitico

Anzianità Partigiana             16.1.944

Luogo e data di morte Boio di Solignano (Parma) 17.12.944

Specificazione della malattia o ferita ferito alla coscia sinistra e finito poi

colpi di baionetta.

Luogo di seppellimento Pellegrino Parmense

           

IL COMMISSARIO                    IL COMANDANTE

            LINO                                         LIBERO

Comando 1ˆ Brigata Julia

ESTRATTO

ruolino per Patrioti caduti

 

Cognome e nome                                       Ferrari Guido

Nome di battaglia                                     Guido

Paternità Emilio         Maternità fu          Cucchi Maria

Grado nella formazione Partigiana         Patriota

Grado nelle Forze Armate Italiane          Soldato

Luogo e data di nascita                           Pontremoli (Apuania ) 26-2-1915

Domicilio della famiglia                          Pontremoli (Apuania )

Stato di famiglia                                      celibe

Tendenze politiche                                  apolitico

Anzianità Partigiana                              10.7.944

Luogo e data di morte Monte               S. Donna (Borgotaro) 6.1.945

Specificazione della malattia o ferita colpito agli arti inferiori deceduto inseguito a dissanguamento. Luogo di seppellimento Brunelli di Borgotaro – La salma è stata traslata nel cimitero di Borgotaro.

IL COMMISSARIO LINO                     IL COMANDANTE

                  LINO                                                 LIBERO

Comando 1ˆ Brigata Julia

ESTRA TTO

ruolino per Patrioti caduti

 

Cognome e nome                                 Grassi Oreste

Nome di battaglia                                  Sila

Paternità fu Eugenio  Maternità          Lanfranchi Rosa

Grado nella formazione Partigiana    Patriota

Grado nelle Forze Armate Italiane 

Luogo e data di nascita Collecchio   (Parma) 28.1.1920

Domicilio della famiglia Collecchio  (Parma)

Stato di famiglia celibe

Tendenze politiche      

Anzianità Partigiana 9.5.944

Luogo e data di morte                        Alberi di Vigatto (Parma) 20.1.945

Specificazione della malattia o ferita    fucilazione Luogo di seppellimento Vigatto (Parma). La salma è stata traslata nel cimitero di Collecchio

 IL COMMISSARIO                                            IL COMANDANTE

                LINO                                                           LIBERO

 La morte di tre partigiani nella succinta registrazione del ruolino dei  Caduti.

AL COMANDO UNICO OPERATIVO

                                    A!,OGGETTO: elenco dei morti e dispersi durante il recente rastrellamento

      MORTI

 

I)         Farinacci-Moroni Alessandro fu Giulio, nato a Cremona il 15/9/1891. resi­dente a Cremona, morto il 6/1/45 in combattimento a Caffaraccia.

2)         Michele-Castagnoli Nino di Marco, n.a Borgotaro il 2/3/25, res. a Borgota­ro, morto il 6/1/45 in combattimento sul passo di 5. Donna.

3)         Guido-Ferrari Guido di Emilio, n. a Borgo taro il 26/2/15, res. a Borgotaro, morto il 6/1/45 in combattimento sul Passo di 5. Donna.

4)         Bulba- Tedaldi Armando di Stefano, n. a Borgotaro il 20/3/30, res. a Borgotaro, morto il 6/1/45 in combattimento sul Passo di S. Donna.

5)         Manza-Quotisti Gino di Giovanni  n. a Borgotaro il 28/10/20, res. a Borgotaro, morto il 6/1/45 in combattimento sul Passo di S. Donna.

6)         Gappa-Ferrari Gaspare di Luigi, n. a Borgotaro il 23/9/29, res. a Borgota­ro, morto il 6/1/45 in combattimento sul Passo di S. Donna.

7)         Rita-Catinella Vittorio di Giuseppe, n. a Napoli il 4/7/22, res. in Via Posillipo I5 (Napoli), morto il 6/1/1945 sul Passo di 5. Donna.

  DISPERSI

1)         Gherry-Terroni Domenico di Pietro, n. a B. Taro il 28/10/1920, res. a B. Taro visto cadere in combattimento sul Passo di 5. Donna il 6/1/1945

2)         Raggio-Ruggeri Maurizio di Luigi, n. a B. Taro il 20/8/1925, res. a B. Taro lasciato in consegna a Bardi all’infermeria della 31ˆ Garibaldi per grave ferita al fianco sinistro il 6/1/1945

3)         Milanese

IL COMMISSARIO                                             IL COMANDANTE

LINO                                                                                          LIBERO

Comando 1ˆ Brigata Julia                                                                                               N. 629 di Prot.

                                                                                                                                          li 12.2.1945

 

ORDINE DEL GIORNO n. 1

 Patrioti  della 1ˆBrigata Julia, come già ne siete   a conoscenza, la crisi di  comando determinatasi in seno  alla  nostra  brigata in seguito  al  rastrellamento di  Gennaio, ha portato ad una scissione dolorosa ed alla formazione dell’attuale nuovo Comando La scissione ci ha spiritualmente scossi per il pensiero rovente  ai  nostri  caduti, per il  buon  nome del  nostro Paese, della  nostra Brigata,  del  nostro movimento ed  ha  recato grave nocumento  alla  riorganizzazione dei nostri reparti: comunque la Brigata ne è uscita indubbiamente risanata e colla ripresa dell’attività operativa ha dimostrato la propria vitalità. Rivolgiamo il nostro pensiero reverente ed inchiniamo le nostre bandiere a coloro che sono caduti immolando la propria vita per il raggiungimento dei nostri ideali, dando lustro e nome alla nostra Brigata. Vada la nostra riconoscenza ai feriti che hanno versato sangue per la nostra causa, agli ammalati che nella dura vita dei monti hanno avuto piegato il fisico ma non lo spirito. Patrioti della nostra bella Brigata! Gli alleati premono da ogni parte il nemico nazi-fascista e la fine della guerra si approssima: è primavera, riprendiamo le nostre azioni di guerriglia e, come la primavera-estate scorsa, dimostriamo la nostra attività e combattività. La 1ˆ Julia deve essere additata all’ammirazione di tutti e deve essere motivo di orgoglio averne fatto parte.

IL COMMISSARIO                 IL COMANDANTE

LINO                                                 LIBERO

 Avvicendamento di uomini al Comando della 1ˆJulia.

Se dopo il grande rastrellamento dello scorso luglio la nostra Brigata aveva potuto ricomporsi senza scosse e disorientamenti, le vicende del durissi­mo rastrellamento invernale finiscono invece per mettere in crisi i suoi rapporti interni; e ciò benché essa si sia anche questa volta in breve tempo ricostituita, con la sola ma salutare perdita di qualche elemento meno combattivo che preferisce far ritorno fra le pareti domestiche. Il rastrellamento nazifascista, considerata la sua notevole portata offensi­va e la netta condizione d’inferiorità in cui a causa dei rigori invernali coglieva le nostre formazioni, come ho già sottolineato altrove, avrebbe potuto risolversi per noi con perdite anche più severe di quelle riportate in termini di Caduti, feriti, congelati, e prigionieri.

Ma la tragica fine al Santa Donna in un sol colpo di uomini del distaccamento “Piscina”, di cui 6 nativi di Borgotaro, suscita profondo sgomen­to e rabbia nella popolazione, che naturalmente è pronta a chiedersi se non sussistano negligenze a livello di comando cui far risalire in qualche misura responsabilità nel luttuoso fatto. Sgomento e rabbia che, con  riflesso immediato sugli uomini della  brigata, finiscono inevitabilmente  col tradursi ad opera degli stessi in una vivace recriminazione per  la  scarsa presenza e incidenza dell’azione di  comando riscontrata nelle  fasi critiche  del rastrellamento.

Lo stato di tensione del momento impedisce a molti di considerare che di fronte agli attacchi di soverchianti forze nemiche sopravvenute a ondate im­provvise e all’assedio della fame e del gelo che limitava drasticamente le nostre capacità operative, il nostro Comando, qualunque eventuale contromisura avesse deciso, non sarebbe riuscito a modificare o a fronteggiare con possibilità di successo una situazione che si presentava per noi pregiudicata in partenza.

Inutile ripetere qui le considerazioni esposte poco più indietro nel  descrivere questo rastrellamento per ricordare di  nuovo le  condizioni disperate e il  quadre  generale nettamente  avverso in  cui  si  erano trovate la  nostra e le altre formazioni partigiane dell’Alta Vallata del Taro coinvolte nel rastrellamento stesso. Riguardo alle critiche mosse a «Dragotte» su fatti specifici e particolari e soprattutto perché non s’era trovato presente al momento dell’attacco nemico al Comando della Brigata a Caffaraccia è da osservare che egli se ne era momenta­neamente allontanato sapendo di lasciarlo in buone mani, cioè in quelle del Vicecomandante «Corrado», uomo in grado non meno di lui di far fronte con decisione e competenza a qualsiasi emergenza. Cosa questa poi confermata dai fatti, avendo «Corrado» reagito con la sua consueta fermezza all’attacco dei nazifascisti bloccandoli lungamente sulle loro posizioni e riuscendo a condurre una difficile quanto abile manovra di sganciamento quando la preponderanza nemica era risultata alla fine insostenibile.

Spostandosi da Caffaraccia a Casembola per andare a ispezionare il Distacca­mento di «Gomel», e poi, il giorno successivo 6 gennaio, per raggiungere Brunelli in cerca di notizie di prima mano su eventuali concentramenti e movimenti nemici nelle vicinanze di Borgotaro (e per visitare intanto i suoi famigliari che abitavano a Brunelli) «Dragotte» aveva evidentemente ritenuto di potersi in tal modo render conto con più immediatezza della situazione. Una situazione che dai dati in suo possesso egli presumeva tuttavia assai meno grave di quanto in realtà si stava facendo. Fino a quando a metà giornata, alle prime prolungate raffiche di armi da fuoco che da Brunelli aveva sentito provenire dalla Valle del Vona, insieme alla staffetta del Comando Aldo Feci che l’accompagnava dal giorno precedente, egli si era affrettato a riprendere la via di Caffaraccia.

Giunto a Casembola, dove per prima cosa contava di ricollegarsi col Distaccamento di «Gomel», che si era invece nel frattempo spostato su posizio­ni più dominanti senza tuttavia lasciargli notizie in proposito, non aveva potuto seguitare oltre il proprio cammino a causa dell’improvvisa copiosissima nevica­ta che rendeva ormai impraticabili i sentieri circostanti. A quel punto l’eccezionale caduta di neve, ostacolando seriamente il movimento delle staffette e mettendo in crisi l’intero sistema di collegamenti informativo della brigata, avrebbe tolto in ogni caso a «Dragotte», anche se presente a Caffaraccia prima che sopravvenisse il nemico, la possibilità di intraprendere con i distaccamenti dipendenti, tutti in fase di movimento sotto l’incalzare degli attacchi nazifascisti, gli scambi informativi necessari a valutare gli sviluppi della situazione e formulare le conseguenze direttive, in un generale scollamento dei  reparti contratti, nel  quale erano ormai i singoli Comandanti di  distaccamento a dover adottare le iniziative e gli accorgimenti tattici  del  caso, secondo quanto le contingenze del momento suggerivano a ciascuno di loro.

E ciò  è avvenuto anche per quanto  riguarda la  nobile  decisione del Distaccamento << Piscina >> di portarsi in soccorso di  altri partigiani della  brigata attaccati altrove, decisone la cui  adozione e il cui tragico sviluppo non si vede come poter attribuire alla responsabilità di «Dragotte». E questo sia detto non per fare la difesa d’ufficio di un Comandante che, come figura fra le più rappresentative della Resistenza Valtarese, non ne ha francamente alcun bisogno, ma per portare un doveroso contributo alla corretta valutazione dei fatti. Ma in ogni organismo a struttura gerarchica, come è appunto anche la brigata, le fortune e le sfortune dei capi sono legate agli sviluppi favorevoli o sfavorevoli della situazione, e il merito o demerito degli stessi vien misurato sul metro di avvenimenti che li coinvolgono anche a prescindere da una loro effettiva responsabilità nelle cause che li hanno determinati.

Il che avviene anche nel caso dei tragici fatti del Santa Donna dando luogo a un netto pronunciamento contro il Comando della Brigata soprattutto da parte dei comandi di distaccamento, in una vivace contestazione che si risolve, dopo accese discussioni e scambi di reciproche accuse, con la nomina di un nuovo Comandante e la chiamata alla testa della Brigata di uno tra i veterani e gli esponenti di spicco della Resistenza locale: «Libero». «Libero» che, quantunque sia entrato a far parte del Comando Unico come Vice Comandante fin dalla costituzione di tale organismo, in questo momento la sua brigata di origine rivuole presso di sè. Sono «Corrado» e «Lupo» a prospettare questa soluzione al «C.U.» e chiedere il ritorno di «Libero» alla 1ˆ Julia per assumerne il comando.

La proposta ha subito il consenso di «Arta» e di «Poe» ed essi, consideran­do di vitale importanza l’efficienza della brigata, inviano nella nostra zona l’ispettore «Alpino» per portare il loro avallo e favorire un avvicendamento senza scosse. Il nuovo assetto di comando, sia pure dopo animato dibattito, sembra infatti definito in questo senso, con un’intesa di massima che prevede anche il passaggio di «Dragotte» al «C.U.» con l’incarico di ispettore. Sennonché nel giro di qualche giorno «Dragotte» è impegnato, forse anche politicamente, ad assumere il comando – con <<Jak>> come Commissario – di una nuova formazione in cui si raccolgono gli elementi locali a lui più vicini.

Nasce così il «Gruppo d’Azione Valtaro», Gruppo che, grazie a successivi accrescimenti numerici, al momento della Liberazione avrà raggiunto la consi­stenza di 101 uomini. Mentre è il Commissario «Giorgio», anche lui un veterano ed esponente eminente della Resistenza dell’Alta Val Taro, ad essere chiamato e valorizzato come ispettore presso il «C.U.». Con la nomina di «Libero» a Comandante, con accanto «Lino» quale Commis­sario, si conclude la difficile crisi, e la 1ˆ Julia, riassorbendo senza traumi il travaglio interno e l’uscita dalle sue file di alcuni componenti che non condivi­dono la soluzione di comando adottata, riprende rapidamente e anzi rinsalda ancor più la sua coesione, pronta ai futuri cimenti.

Volontari della Libertà

1ˆ Brigata Julia

Prot. N. 511

 Zona li, 11/2/45

 AL  DISTACCAMENTO  ZANRÈ

LORO  SEDI

OGGETTO. Servizio di vigilanza

 In seguito all’infruttuoso attacco di questa notte, operato da un Dist. della Garibaldi « Val Ceno”, ai caselli ferroviari della Maccagnana è prevedi­bile che il nemico effettui una piccola puntata nella nostra zona. Mantenere pertanto pattugliate le provenienze e il dist. Zanrè sorve­glierà anche la ferrovia. Considerarsi in stato di allarme.

 IL COMANDANTE LIBERO

Pattugliamento di vigilanza in previsione d’una puntata nemica.

Comando Unico Operativo

della Prov. di Parma

  1. 1004 di prot.

13febbraio 1945

 

A TUTTE LE BRIGATE OVEST CISA

 OGGETTO:    Documenti periodici

Si invitano ancora una volta i Comandi di Brigata a trasmettere con assoluta regolarità ed urgenza i seguenti documenti periodici:

giornalmente: informazioni militari

ogni decade (il 10, 20, 30, di ogni mese).

—        situazione forza ed armamento

—        relazione sulle operazioni militari compiute

—        situazione nomina tiva prigionieri

Si richiama l’attenzione sul servizio informazioni che deve essere riorganizzato con larghezza di personale, sotto il diretto controllo dei Capi di

S.M.

IL CAPO DI STATO MAGGIORE OTTAVIO

 << Si invitano ancora  una  volta i  Comandi .. >>; il Comandante Unico sollecita maggior regolarità nell’invio delle segnalazioni prescritte da parte delle Unità dipendenti, sottolineando la necessità di dare ampio spazio al servizio informa­zioni.

Volontari della Libertà

Comando Unico Parmense

            prot. N. 1007

14.2.1945

 A TUTTE LE BRIGATE

 Nell’adunanza tenuta i giorni 11-12 del corr. mese, furono presi accordi e deliberazioni, che, per vostra precisa norma, qui sotto Vi trascriviamo:

  1. A)        DICHIARAZIONI DEL COMANDO INTERALLEATO

Il Capitano Bob, capo della Missione del Comando Interalleato presso il C. U. Parmense, ha fatto le seguenti dichiarazioni:

1°)       Approssimandosi la fine della guerra, tutti, compreso il C. U., debbono sapere e ricordare che la loro opera e la loro disciplina saranno conosciute e giudicate dal Comando Supremo dal Governo Nazionale.

Ognuno dovrà rendere conto di quello che avrà fatto, e deve attendersi giusta pena o giusto e onorevole premio secondo che avrà contribuito al felice esito delle nostre operazioni con coraggio, con iniziativa, e con disciplina.

2°)       Ognuno può professare le idee politiche che preferisce; ma adesso si fa la guerra e non politica, ne’ si deve mescolare l’una con l’altra

3°)       La cosa più importante che tutti i volontari, i graduati, i comandanti di brigata, debbono d’ora in poi riconoscere il C. U. come investito della piena e assoluta responsabilità del comando; deve essere obbedito da tutti, come la legge. Il Comando Supremo riconosce soltanto il Comando Unico, e le Brigate e i loro Comandi sono riconosciuti soltanto se obbediscono, disciplina ti militar mente il C. U.

4°)       Gli ordini del C. U. sono garantiti e sanzionati, attraverso la mia persona, dal Comando Supremo. Chi non sente di attenersi alla disciplina e all’obbedienza, disobbedisce al Comando Supremo e si mette fuori del Corpo dei Volontari, e fuori della Guerra Nazionale.

5°)       Accade spesso che i volontari armati, tengano verso civili un contegno provocatore e minaccioso. Questo deve cessare, sotto la responsabilità dei Comandanti di Brigata. La guerra si fa per il popolo, e non contro il popolo. Il C. U. deve intervenire, qualora non provvedano i Comandi di Brigata.

6°)       E necessaria una rapida e severa epurazione delle Brigate dagli elementi malfidi, poco coraggiosi, indisciplinati. Deve valere la qualità e non la quantità dei combattenti.

(. ..)

IL COMANDANTE                     IL COMMISSARIO POLITICO

ARTA                                                            POE

Comando 1ˆ Julia

            N519. di  prot

20.2.1945

 

A TUTTI I REPARTI DIPENDENTI

 Per opportuna conoscenza e norma e affinché ne venga fatta scuola morale ai

patrioti.

 

D’ordine

IL CAPO DI S. M.

ORESTE

 Con queste dichiarazioni il Capitano «Bob», Capo della Missione Interal­leata accreditata presso il «C.U.», nel ribadire il ruolo e l’autorità del Comando stesso, richiama i partigiani alla disciplina stabilita dal Comando Supremo e dal Governo Nazionale. Come occorre ricordare riguardo a questo intervento, se il Movimento partigiano ha indubbie caratteristiche di autonomia, esiste tuttavia un suo naturale legame con gli Alleati e il Governo Nazionale che scaturisce dall’impe­gno comune nella lotta armata per la democrazia e la liberazione dell’Italia dall’occupante tedesco. E poiché nel quadro bellico complessivo l’azione partigiana riveste un ruolo marginale seppure specifico e viene ad inserirsi nell’ambito dei complessi piani operativi delle armate angloamericane, ciò comporta necessariamente per il nostro Movimento l’adesione di massima alle linee direttive e coordinatrici dei comandi alleati. Cosa, questa, che naturalmente i nostri Comandi responsa­bili non misconoscono e liberamente accettano.

Non desta perciò meraviglia che, approssimandosi il tempo dello scontro decisivo finale, il Cap. «Bob» intervenga in prima persona facendosi latore delle direttive superiori, direttive che consistono in una esplicita sottolineatura della preminenza del fattore militare su quello politico in questo momento in cui tutte le forze e tutti i pensieri devono essere rivolti alla lotta. << Non date torto ai nostri generali se essi lavorano essenzialmente con criteri militari >>, aveva detto Mc. Caffery. Capo dei Servizi Speciali britannici in Italia. rispondendo a Ferruccio Parri che si lagnava della contrarietà degli Alleati verso taluni aspetti più propriamente politici della Resistenza.

Ed ora ritroviamo una eco di ciò nell’affermazione del Capitano << Bob >>, il quale avverte: “Adesso si fa la guerra e non politica; né si deve mescolare l’una con l’altra. Affermazione questa evidentemente  condivisa dal  << C.U. >>.  Che provvede a darne debita informazione alle Unità dipendenti, e accetta senza riserve dall’insieme delle stesse . Il Cap. << Bob >> lamenta poi il contegno riprovevole di taluni partigiani scarsamente rispettosi dei  civili e sollecita l’epurazione degli elementi indesiderabili, in quanto << .. vale  la qualità e non la quantità dei combattenti >>. Infatti, ingrossandosi via via  le  file partigiane col passare dei mesi e col profilarsi sempre più certa e imminente  la vittoria  alleata, quassù fra gli ultimi venuti non mancano  i pesi morti e gli opportunisti, pronti a saltare fin che si è in tempo sul carro  dei partigiani ma non a condividere nei fatti il loro  spirito e ardore di  combattenti.

Comando Unico Operativo

            della Prov. di Parma                                                                                          N. 1006 di Prot.
                                                                                                                                    15febbraio 1945

A TUTTE LE BRIGATE

  1. I)         SPIE. – D’ora in poi, tutte le persone sospette di spionaggio, che saranno prese dalle singole Brigate, dovranno essere senz’altro inviate al C. U., il quale provvederà così agli interrogatori, come agli eventuali processi.

Il)        LANCI. – Accade di frequente che le nostre formazioni rivolgano richieste di armi e munizioni, e abbigliamento, direttamente alle Missioni che trovano in zona, o specialmente quella del  Capita no Bob Per desiderio delle stesse Missioni, e per  ragioni di  disciplina e di unità, tutte le richieste di tal  genere debbono essere esclusivamente rivolte al C.U. Non a sarà tenuto nessun conto di quelle indirizzate ad altre persone od Enti.

III)       CORPO SPECIALE DI POLIZIA. – Si ricorda ai comandi delle Brigate l’ordine tassativo del C. U.. di spedire a volta di corriere al C.U., le generalità di tutti gli ex carabinieri, e guardie di finanza, compresi tra Volontari alle loro dipendenze.

IL COMANDANTE     ED IL            COMMISSARIO POLITICO

                                     ARTA                                                       POE

1° PUNTO:

questa disposizione è connessa alla recente riorganizzazione del servizio informazioni e controspionaggio del <<C.U.>> e alla centralizzazione dei relativi compiti;

3°PUNTO:

nel corpo di polizia si è constatata l’opportunità di impiegare personale fornito di preparazione ed esperienza professionale, come appunto lo possono essere Carabinieri e Guardie di Finanza confluiti nel nostro Movimento.

COMANDO UNICO  OPERATIVO

della Prov. Parma                                    N.1015 di Prot. 17 febbraio 1945

AL COMMISSARIO DI TUTTE LE  BRIGATE

OGGETTO Riorganizzazione

Seguito della lettera N. 1007 di  prot. del 14 febbraio

Dalla relazione dei Comandi  di Brigata è risultato  che  le  nostre  formazioni hanno superato il durissimo rastrellamento, durato  oltre un mese, senza  danni molto gravi, ne alle persone ne  alle  cose. Salutiamo con rispetto la memoria dei caduti e  riprendiamo  la  nostra  opera.

B)  DIRETTIVE NEI  RIGUARDI DELL’ AZIONE MILITARE

Resta stabilito che  dovrà  essere adottata esclusivamente la  tattica della  guerriglia: rapidità di movimento con deciso orientamento offensivo, evitando in modo assoluto che il nemico  agganci  le formazioni e le  costringa a difendersi  su posizioni.

Pertanto: non guerra di posizione ma imboscate, colpi di mano e atti di  sabotaggio; non linea di  difesa, ma  occupazione  di  zone.

Le singole formazioni provvederanno alla  propria sicurezza con un oculato sevizio di  vigilanza, tendente ad evitare qualsiasi sorpresa.

Ad ogni brigata è assegnata  una  zona di  appoggio( nella quale  la brigata vive, si  addestra, si prepara all’azione) ed una zona di  operazione.

Per il momento deve essere considerata zona di operazioni  per tutte  le Brigate:

-A Nord: la zona  pedemontana  di pianura verso la Via Emilia;

– Est: tutta la  strada nazionale della Cisa.

In linea  temporanea, tenuta presente la necessità di evitare disturbo durante l’attuale delicato periodo di  riorganizzazione, le  azioni nel  fondo Val di Taro sarano svolte soltanto  nel tratto a valle  della stazione di Solignano ed in quello a monte di Bedonia.

Nessuna limitazione però per gli atti di  sabotaggio.

Le dette zone di  operazione sono comuni a tutte le brigate. Ciascunadi  esse vi agisce liberamente.

L’azione di  guerriglia deve essere immediatamente ed intensamente ripresa.

C) RIORGANIZZAZIONE

Circa la riorganizzazione delle formazioni si  stabilisce:

-La  Brigata deve avere una struttura tale da rispondere a l concetto della leggerezza  e manovrabilità ( Forza compresa  fra  200 e 350 uomini);

Le Brigate hanno completa libertà di iniziativa per quanto concerne l’ azione di guerriglia, nell’ambito degli orientamenti generali dati dal C.U.;

È in facoltà del Comando  di brigata la riunione, o meno, di più distaccamenti di battaglione.

Il Distaccamento ( unità fondamentale della guerriglia) sarà costituito con una forza di 25 a 40 uomini. Avrà una  organizzazione tale da  consentire la  maggior autonomia possibile. Ai Comandanti di Distaccamento sarà  lasciata un ampia libertà di iniziativa e di  azione.

Si dovrà evitare la costituzione di grossi  depositi di materiale.

Pertanto: massimo funzionamento e decentramento dei materiali stessi.

Si conferma che  la  nomina dei Comandanti è effettuata con procedura democratica.

D) INTANDENZA

Per le  ragioni ampiamente illustrate bell’ adunanza, si  ritiene opportuno il funzionamento dell’Intendenza.

Funzioneranno due Intendenze: una  per le brigate della Val di Taro, formata da Mario e dagli Intendenti delle Brigate della zona, ed un’altra per la Val di Ceno,  formata da mauro e dagli Intendenti delle Brigate di zona.

Ogni  brigata porrà a disposizione dell’Intendenza di Zona, due o  tre Patrioti, i quali formeranno  un nucleo alle dirette dipendenze dell’Intendenza di  zona, per gli acquisti,  le requisizioni e le altre operazioni necessarie.

Si  conferma che  sono vietate le requisizioni di  qualsiasi  specie da  parte delle  formazioni.  Le requisizioni  sono di  esclusiva competenza della Intendenza.

Se reparti devono operare lontano dalla  loro zona di appoggio il  loro Comando è  autorizzato a procedere a requisizione, effettuando, se possibile, il pagamento immediato, ed in caso  contrario rilasciando buono che dovrà essere subito presentato all’Intendenza per la regolarizzazione e liquidazione.

E) EPURAZIONI

Dovrà essere operata  una  accorata e severa epurazione fra le  file  dei volontari, per escludere tutti i gli  elementi malfidi, di scarso rendimento, di  scarso spirito aggressivo, etc. L’ epurazioni sarà  compiuta nell’ambito di  ciascuna Brigata da  apposita Commissione.

I Commissari politici di ciascuna Brigata riferiranno sollecitamente a questo Comando i risultati dell’epurazione e comunicheranno i nomi dei partigiani espulsi dalle  formazioni.

F) TRIBULALE DI  GUERRA

È stabilita la  costituzione  di un  Tribunale Superiore di  guerra, presso il C-U. Tale  Tribunale giudicherà tutti i casi  di  spionaggio, i reati imputabili a patrioti investiti del grado di Comandanti e di Commissari Politici di Battaglione e di  gradi  superiori, tutti i reati per i quali è comminata la  pene di  morte.

IL COMANDANTE – ARTA                                        IL COMMISSARIO POLITICO -POE

il durissimo rastrellamento invernale  è  finito.

Ci si leccano ferite, ci  si  riorganizza.

Come abbiamo visto nelle  nuove disposizioni del C. U.

Comunicato N. 17

20 Febbraio 1945-

Alle ore 17 circa una pattuglia del Distaccamento «Marchini», all’al­tezza lei casello ferroviario di Solignano, sorprendeva una pattuglia tedesca che faceva  servizio lungo la linea ferroviaria Parma-Spezia. Dai patrioti veniva intimato «mani in alto» sennonché i tedeschi facevano uso delle loro armi, allora i patrioti rispondevano parimenti. Nello contro rimanevano morti i due tedeschi di pattuglia. Sono state catturate le seguenti armi: un mitra ed fucile mod. 38, con relative munizioni e bombe a mano.

Nessuna perdita nostra e nessun ferito.

 IL CAPO DI S. M.  – ORESTE

AL COMANDO UNICO OPERATIVO

Sua sede

 OGGETTO: Richiesta lancio

 In considerazione della situazione precaria in cui si é venuta a trovare la Brigata,  in seguito al recente rastrellamento ed ai combattimenti sostenuti, si prega, codesto Comando voler sollecitamente far avere a questa Brigata un lancio, di materiali. Ciò che maggiormente necessita é il seguente materiale:

ARMI; Maxime Sten n. 30; Sten n. 30; Bazzuche n. 4, Merlen n.10.

MUNIZONI: per Bren, Sten e mitragliatrice cal. 8.

VESTIARIO: scarpe, pantaloni, giubbetti, calze, maglie, camicie, coperte.

Esplosivo Q. li 5 ed accessori relativi.

Viveri: di riserve e di conforto. Sigarette.

COMMISSARIO       IL COMANDANTE

LINO                          LIBERO

25 Febbraio1945

Caro Corrado,

dal C. U. sono riuscito a farmi assegnare il seguente materiale di equipaggiamento in deposito presso il loro magazzino:

            Berretti           n. 150

           Pantaloni         n. 200
          Giubbe a vento n. 200
          Camicie            n.30
          Calze – paia      n.250

Per il ritiro, provvedi ad inviare un adeguato numero relativi (Buoi o muli). La consegna di detto materiale verrà effettuata martedì conseguenza ad inviare gli incaricati presso il C. U. in località  Brè. Per le armi da ritirare ad Osacca, domani saranno pronte Al C. U. occorrerebbe un nastro per macchina da  scrivere tipo Olivetti portatile. (Urgente) Il rastrellamento invernale è stato causa d’un salasso equipaggiamenti che occorre reintegrare e per quanto possibile accrescere. Da qui la richiesta per ottenere un lancio in esclusiva al «C.U.», che le assegna un’immediata fornitura di i suoi magazzini.

AL COMANDO DELLA Iˆ BRIGATA BERETTA

OGGETTO:    Azione di sabotaggio.

 In conformità alle disposizioni impartite dal C. U. conf. 1015 di prot. in data 17 c. m. (<<Nessuna limitazione però per gli atti di sabotaggio>>), due nostre squadre ed una sabotatori vengono inviate nella zona di Guinadi per compiere un’operazione di sabotaggio. Comandante del nucleo è il Patriota Battista, nostro Comandante di distaccamento.

Pregasi dare tutto l’appoggio possibile ai nostri uomini.

 IL COMANDANTE

LIBERO

Si preavverte il Comando della 1ˆ Brigata «Beretta» che nostre squadre vengono avviate per azioni di sabotaggio nella sua giurisdizione territoriale e se ne chiede l’appoggio.

Comando Iˆ Brigata Julia

  1. 272 di prot.

10 Dicembre 1944

 

AL COMANDO UNICO OPERATIVO

e P.C.: AL COMANDO 12° BRIGATA GARIBALDI

OGGETTO:    Delimitazione di zona

In località Cà Bruna di Brunelli (B. Taro) si trova una squadra della 12° Brigata Garibaldi composta da circa 20 uomini. Essi si trovano in detta zona dal giorno 26 novembre u. s. e non si sa precisamente quale sia il motivo della loro Permanenza in zona su cui ha giurisdizione un’altra Brigata. Il ns/ Comando d’altronde non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale ne’ dal C. do Unico né dal C. do della 12 Garibaldi e neppure dalla squadra suaccennata. Diventando la situazione di questa squadra insostenibile nei ns/ riguar­di, facciamo presente che entro il 15 p. v. il C. do Unico e il C. do della 12° dovrà ordinare il ritiro di questi uomini, diversamente procederemo alloro disarmo.

IL COMMISSARIO               IL V. COMANDANTE

GIORGIO                               CORRADO

Comando 1ˆ Brigata Julia         28 Febbraio 1945

 

AL COMANDO 135 BRIGATA GARIBALDI

e p.c.

AL COMANDO UNICO OPERATIVO

 Contrariamente alle autorizzazioni verbali date in precedenza, pregasi disporre l’immediato rientro alla Vostra Brigata di tutti i patrioti che attualmente risiedono nella nostra zona.

Ciò dettato un increscioso episodio verificatosi oggi presso questo Comando, come da relazione a parte.

            IL COMMISSARIO                               IL COMANDANTE

                      LINO                                                   LIBERO

 La presenza cli gruppi di partigiani in zone territoriali di competenza di brigate diverse dalle loro crea situazioni anomale e problemi di convivenza con le formazioni locali, come vediamo in queste due comunicazioni del 28 Feb­braio e dello scorso Dicembre.

Comando Unico Operativo

Volontari della Libertà                                                                           N. 1124 di prot.
                                                                                                                  li 28 Febbraio 1945

 

ALLA DELEGAZIONE DEL C.U.

ALLE BRIGATE OVEST CISA

Loro sedi

OGGETTO:    Costituzione del Tribunale Superiore di guerra.

 I°) Nella zona occupata dai volontari la giustizia sarà amministrata, secondo i casi, o dal Tribunale Superiore di Guerra o dal Tribunale delle singole Brigate.

2°) Tutti i reati commessi nella zona occupata dai volontari della libertà, dovranno essere direttamente denunziati al C. U., a cura dei Commissari Politici delle singole Brigate. Il C. U. stabilirà il Tribunale competente.

3°) Il Tribunale Superiore di Guerra é costituito da:

I Presidente

I Pubblico Accusatore

4 Giudici

Vi é inoltre.’

I Giudice Istruttore

I Cancelliere

Il Presidente, il Pubblico Accusatore e due Giudici saranno di volta in volta designati da questo C. U. Gli altri due Giudici saranno designati dal Coman­dante e dal Commissario Politico delle Brigate a cui appartiene o appartengo­no gli imputati. Nel caso di imputati appartenenti a diverse Brigate, si estrarrà a sorte la Brigata che dovrà designare i due Giudici. Il Giudice Istruttore ed il Cancelliere, stabili, verranno nominati dal C. U.

4°) Il tribunale Superiore giudica i reati:

commessi da Patrioti insigniti del grado di comandante o di Commissario Politico di Btg. di grado superiore; di spionaggio; implicanti pene superiori a cinque anni di reclusione.

5”) I tribunali di Brigata sono costituiti da.’

I Presidente

I Pubblico Accusatore

4 Giudici

vi ~ inoltre un Giudice Istruttore.

Il Presidente ~ il Comandante di Brigata o un suo Delegato di grado non inferiore a quello dell’imputato. I quattro giudici vengono scelti fra i patrioti delle Brigate, siano semplici volontari, siano graduati. Da Giudice Istruttore funzionerà un Commissario Politico di Battaglione odi distaccamento di reparto diverso da quello o da quelli donde provengono gli imputati. Il Tribunale di Brigata giudica tutti i reati che non sono deferiti al Tribunale Superiore di Guerra.

6°) L ‘esercizio delle sentenze capitali é subordinata al nulla osta del C. U.

IL COMANDANTE                           IL COMMISSARIO POLITICO

         ARTA                                                                                 POE

Il  problema del funzionamento della giustizia penale nel territorio con­trollato dalla Resistenza parmense, siano i reati militari o comuni e gl’imputati dei nemici, dei partigiani o dei civili, viene regolato con giusta severità ma al tempo stesso con l’intendimento di escludere procedimenti arbitrari e sommari, altrimenti ineluttabili in una situazione d’emergenza e scollamento dei pubblici poteri come quella che qui stiamo vivendo. Gl’imputati devono avere la garanzia di procedimenti quanto più regolari possibile; i casi di maggiore gravità sono deferiti alla competenza del Tribunale Superiore di Guerra operante nell’ambito del «C.U.» e quest’ultimo si riserva di decidere in ultima istanza sulle sentenze capitali emesse dai tribunali di brigata, dove per verità gli esperti in campo giuridico non abbondano.

Coloro che i nazifascisti usano definire dei «banditi» e <<fuorilegge >>, nonostante l’infuriare della guerriglia e le molte altre difficoltà obiettive della situazione, hanno mente a un’amministrazione della giustizia in tutto rispettosa dello spirito e della norma del diritto. Tanto che alla fine della guerra i tribunali italiani, presa visione degli incarta­menti, porteranno a termine i procedimenti penali iniziati presso i nostri tribunali senza neppure rinnovare le prove assunte. Mentre le Autorità alleate, dal canto loro, rileveranno ed elogeranno lo sforzo esemplare compiuto dal << C.U. >> per assicurare nel parmense il buon funzionamento della giustizia partigiana.

COMANDO 1ˆ BRIGATA «JULIA»

RENDICONTO

Dal

22 Dicembre 1944

Al

28 Febbraio 1945

DATA Titolo   MOTIVO DELLE OPERAZIONI                      ENTRATE                                                                                                                                                                     USCITE                   

1944

22/12   Ricevuto dal C. U.      124.000
            Per vitto 3 staffette inviate a Bardi per                                               124.000
            accompagnamento prigionieri                                                                                     400
            Premio Patriota Pescara                                                                                             250
22/12   Sussidio Famiglia Marchini                                                                                     4.000
            Al Distacc. Antolini premio feste natalizie                                                               5.000
            << Zanré                 <<     <<          <<                                                                  5.000
            <<  Btg. Gardelli    <<     <<        <<                                                                  10.000
           Anticipo Btg. Gardelli                                                                                             10.000                                                  
            Pagato per carne C. do Brigata-Sq. Sabotat. e G. C.                                              1.300
27/12   
»                 »          Buoni arretrati Distacc. Zanré                                                 9.467
            Sussidio famiglia Tambini (morte figlio Patriota Monti)                                         5.000

           Al Distaccam. Dallara premio feste natalizie                                                           5.000

                 <<         Antolini acconto pagamento scarpe                                                     10.000

 28/12               Pagato per spese funerali Patriota Monti                                                   1.000

                        »          » vino (Preversa)                                                                              1.600

           Al Campo Concentramento premio feste natalizie                                                    1.300

            << Sig. Corvi Domenico per saldo viveri                                                                2.800

           »     » Ferrari Paolo acconto materiale calz. (1°)                                                     2.000       

            Pagato per medicine e visita medica Patr. VINCO                                                    500

            »          coperte acquistate dalla sq. Sabotatori                                                           600

           »           vino C.do Brigata lt. 50 a Lire 40                                                                 2.000

            Anticipo Btg. Gardelli                                                                                            10.000

            Rimborso Patriota Crema (1V0)                                                                                  500

            Antincendi Campo Concentramento

           Al Distaccamento Piscina premio feste natalizie                                                      5.000

            Pagato per frutta e formaggio C. do Brigata                     

            riunione C. U.                                                                                                              742

            Pagato per trasferte Patriota Prevesa                                                                        180

            Riscosso per vendita cavallo tedesco                                               25.000

            Anticipo Distacc. Dallara                                                                                       25.000

 30/12  Per premio feste natalizie uomini C. do                                                                   3.100

            Pagato per vitto Corrado e fieno cavallo                                                                   200

                »         medicinali e visita med. Patriota Crok                                                          65                                    

               »          verdura e frutta dal 14 al 25/12/44                      

            C.do Brigata                                                                                                             1.985

            Alla sq. Sabota tori premio feste natalizie                                                                   900

31/12   Pagato per cena Brunelli a mezzo Barbaro                                                             1.900

            Al Distacc. Antolini saldo 31/12/44                                                                          2.052

1945

3/1       Sussidio Sig. Brindani morte marito (Patriota

             GUELFO)                                                                                                                5.000

4/1       Ricevuto dal Distacc. Drago                                                             30.000

                                                                                                                    179.000          135.521

 Data    Titolo       MOTIVO DELLE OPERAZIONI                        Entrata                   Uscite

1945                                             Riporto                                                    179.000        135.521

 6/1          3       Ricevuto dal C. U. (Gomel                                                   15.000

10/1         4       Sussidio famiglia Tedaldi morte figlio (Patriota

                         Bulba)                                                                                                          5.000

                5       Sussidio famiglia Castagnoli morte figlio (Patriota

                         Michele)                                                                                                       5.000

15/1         6       Pagato per casse morto legno e zinco per n~’ 6 Caduti                           42.700

                7       Ricevuto dal Distacc. Drago                                                20.000

21/1         8        » » C. U. (Oreste)                                                                15.000

25/1         9       » » C.U.                                                                              250.000

3/2           10     Per risarc. danni Sig. Zazzi Rosalinda 1°ac.)                                             5.000                               11     Pagato per sale Kg. 55×130                                                                        7.150

                12      »          »    salsa » 20×100                                                                          2.000

4/2           13      »         »    mensilità dicembre1944 e gennaio 1945

                         infermiere Dulcamara                                                                                 3.500

5/2           14     Sussidio famiglia Ferrari Emilio per  la  morte  del  figlio

                         (Patriota Guido)                                                                                          5.000

                15     Sussidio  famiglia  Quotasti morte figlio ( Patriota

                          Manza)                                                                                                        5.000

9/2           16     Sussidio  famiglia   Giovanazzi morte  del  figlio(Patriota

                         Bil )                                                                                                              5.000

                17     Al Patriota Mezzolitro rifusione danaro                                                     5.000

10/2         18     Pagato per  spese sostenute  dal  distaccamento Antolini                          3.500

                          rastrellamento  di  gennaio 1945(v titolo)

                19     Per recupero  di  un mulo catturato  dai tedeschi                                     12.150

                20     Pagato per acquisto  salsa Kg 50,500×120                                                6.060

11/2         21      <<      <<  vitto ed alloggio Patriota Ras rastrellamento

                         Gennaio 1945                                                                                              1.500

12/2         22      Ricevuto  da C.U.                                                              150.000 

16/2         23      Pagato per  cassa da morto Patriota Farinacci                                        2.700    

20/2         24      Riscosso per vendita  ql 18,19 grano                                    7.276

                25      Pagato per  acquisto ql 18,19 grano                                                          7.276

21/2         26      Sussidio  famiglia Ravasio                                                                          4.000

                27     Al     Sig.       Ferrari Paolo acconto mat. Calz (11°)                                  4.000

22/2         28      << <<       Rossano  Antonio saldo  somma dovutagli                              1.500

                29      Riscosso per  vendita lano Kg 79×250                                19.750     

28/2         30     Al   Sig.  Delchiappo Alberto saldo nota  spese

                         riparazione scarpe  febbraio                                                                       6.800

                31     Al    Sig.    Folli Francesco saldo nota riparaz. Scarpe

                          per febbraio                                                                                                6.200

 

32    Per spese sostenute dalla squadra Sabotatori dal

                         25/12/44 al 6/1/45 (v. titolo)                                                                          825

                33     Al  Sig. Bernassoli  Giuseppe  risarc. danni                                                5.000     

                34     Pagato per  debiti arretrati del  Distacc. Marchini

                         (v. titolo )                                                                                                    14.560    

                35     Pagato per spese  rastrell. Gennaio 1945 sostenute dal

                         C.do Brigata Sq. Sabotatori – campo  concentr.  ( v. titolo)                     35.006  

                         Pagato per   spese sostenute dal  C. do Brigata nel mese

                36     Di  gennaio 1945 ( v. titolo)                                               656.026         348.857   

 

 

 

Data    Titolo       MOTIVO DELLE OPERAZIONI                        Entrata                   Uscite     

1945                                                       riporto                                           656.026        348.857

28/2         37     Pagato per spese sostenute dal  C.do di  Brigata nel

                          mese di  febbraio (v. titolo)                                                                       37.932

                38     Pagato per spese sostenute dal  Distacc Piscina nel

                         mese  di  Febbraio (v .titolo)                                                                       9.154

                39     Pagato per spese sostenute a B. Taro dal 18 al 28

                         Febbraio 1945 (v .titolo)                                                                             4.699

                40     Riscosso, per cambio sistema amministrativo

                         rimanenza al 31 / 12 / 1944 del  Distacc. :

                                                                         Dallara         L.22.521

                                                                         Zanrè           L.     247           22.768

                41     Per spese sostenute dal  Distacc. Dallara dal 1° gennaio

                         al 28 febbraio 1945(v .titolo)                                                                    33.208

                42     Per spese sostenute dal  Distacc. Zanrè 1945

                         mese di  gennaio  1945 (v .titolo)                                                              19.368

                43     Per spese sostenute dal  Distacc. Zanrè 1945

                         mese di  febbraio  1945(v .titolo)                                                              17.649

                44     Per spese sostenute dal  Distacc. Antolini1945

                         mese di  febbraio  1945(v .titolo)                                                                9.737  

                45     Per spese sostenute dal  Distacc. Marchini 1945

                         mese di  febbraio  1945(v .titolo)                                                              15.685

                46     Per spese sostenute dal  Distacc. Bassani 1945

                         mese di  febbraio  1945(v .titolo)                                                                3.029  

                47     Per spese sostenute dal  Distacc. Bigliardi 1945

                         mese di gennaio e  febbraio  1945 (v .titolo)                                           21.000  

                                                                                                          678.794                  520.678                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

                                                                                 

 Questo il rendiconto parziale delle spese della Brigata compilato in rela­zione alla richiesta del «C.U.» che abbiam visto il precedente 4 marzo. Ho riportato il documento integralmente perché anche  semplici voci di spesa – come la storiografia insegna – con le loro varie indicazioni correlazioni possono fornire significativi elementi di analisi delle situazioni in generale cui si feriscono. Ma vale la pena di prendere visione di questo rendiconto anche per un atro motivo, cioè come testimonianza della precisione, dello scrupolo, che mostra, qui come sempre nelle incombenze amministrative, il suo compilatore, Commissario della 1ˆ Julia << Lino >>, trovando il tempo e la disposizione d’animo, pur nell’accozzaglia delle note di spesa dei distaccamenti che deve accorpare e nelle continue emergenze della guerriglia, di ordinare le svariate voci e riferimenti ai titoli di spesa perché tutto quadri alla lira.

 

                                                                                                                                                         

 

 

 

 

 

 

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Autore: 4345Resistenza in Valtaro Val Ceno

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