
Si celebra quest’anno il 50° anniversario della Liberazione Il 25 Aprile è una data importante per il nostro paese, perché la nuova Italia è nata dalla Resistenza. I festeggiamenti del 25 aprile devono essere un momento di riflessione, di consapevolezza di impegno per tutti noi. Dobbiamo guardare al futuro portando avanti e diffondendo i valori fondamentali di libertà e democrazia. Borgotaro ha vissuto in prima persona la lotta partigiana insieme ai Comuni vicini. Il Gonfalone del nostro comune è stato decorato, perciò nel 1985, con la medaglia d’oro al valore militare.
Testimonianza di Dorà Marco
Durante la seconda Guerra Mondiale il ponte di ferro della ferrovia è stato bersaglio delle forze alleate. Sembra una contraddizione ma alla base c’è un motivo. Infatti questo ponte era utilizzato dalle truppe tedesche nemiche per i rifornimenti di materiali di sopravvivenza e armi. Gli alleati sapevano che se avessero distrutto questo ponte avrebbero creato grosse difficoltà ai tedeschi. Gli alleati partirono con i loro aerei e iniziarono a sganciare bombe sul ponte senza però portare a termine questa missione. Infatti il ponte essendo strutturato in curva era difficile da centrare quindi i bombardieri alleati dovettero pensare ad un’ altra soluzione. Pensarono di lanciare dei paracadutisti guastatori sul ponte per farlo saltare in aria. Con l’aiuto dei partigiani locali riuscirono nell’impresa distruggendone però una sola arcata.

Anche il ponte di Roccamurata venne bombardato e distrutto

Testimonianza di Ida Gasparini anni 71
La mia bisnonna mi ha raccontato alcuni episodi avvenuti nel periodo della Resistenza. Lei abitava alla Costazza di Brunelli, perciò un po’ fuori dal paese; la sua famiglia aveva degli animali per poter mangiare quando aveva finito i bollini sulla tessera. Quando uccidevano il maiale, i soldati andavano a prendere le parti più buone. Suo padre è stato un ostaggio dei tedeschi ma poi per fortuna lo hanno liberato . Hanno ospitato molte famiglie sfollate tra le quali Tagliavini, Montelli, il fornaio del paese, una famiglia di spezzini. In tutto avevano ospitato centoventi persone. Quando hanno bombardato il ponte di ferro stavano battezzando mia nonna Rita. Il sacerdote interrompendo l’Eucarestia disse << Sia fatta la volontà di Dio >>.Otto giorni dopo hanno bruciato Strela. La mia bisnonna mi ha detto che aveva la tessera e perché era nata la nonna le avevano dato più zucchero. Lo zucchero non era bianco, ma marrone. Quando aveva più pochi bollini cercava di nascondere la roba, così quando li aveva finiti, poteva avere un po’ di cose. Il bisnonno non poteva essere nei partigiani perché era appena arrivato da militare e non aveva i documenti giusti.

Intervista al Signor Ruscelli
Il signor Ruscelli mi ha detto che un giorno era in casa con sua moglie e i suoi due figli ed ad un tratto bussarono alla porta. Noi tutti spaventati sperammo che non fossero i nazisti, ma quando andai ad aprire la porta vidi tre tedeschi con i fucili in mano. I miei figli che erano ancora piccoli vedendoli si misero a piangere. Mia moglie li portò in camera sua e così io ebbi la passibilità di parlare con loro. Gli offri qualcosa ma rifiutarono. Dissero che dovevamo andare con essi, così ubbidii e chiamai mia moglie che teneva i bambini per mano. Ci portarono in un campo di concentramento dove c’erano moltissime persone fra cui mia sorella con suo marito. La gente che era in questo campo piangeva e tutto questo ci rendeva spaventati. I tedeschi gridarono ad alta voce che le donne dovevano andare con dei nazisti a cucinare, mentre alcuni uomini dovevano andare con altri tedeschi; fra questi c’ero anch’io.
Alla sera i nazisti andarono dove vi erano le donne e mangiarono e bevvero a sazietà. Noi avevamo molta fame, i bambini piangevano, ma preferivano non mangiare invece di perdere la vita. Il giorno dopo ricordo che alcuni uomini vennero uccisi perché non furono onesti con loro.. Allora la paura divenne ancora più forte. Ricordo che quando sentimmo la notizia che l’Italia era stata liberata e i tedeschi dovettero andarsene lanciammo tutti insieme un urlo e tenendoci per mano gridammo << la libertà ormai è qui >>. Tornammo nelle rispettive case, bevemmo e mangiammo quello che c’era rimasto. Ricominciammo ad uscire, a riprendere le nostre usanze, a mettere a posto le nostre cose cantando a squarciagola senza avere paura di perdere la vita.Questo avvenimento cambiò la nostra vita e ci portò molta felicità.
( Maria Giovanna Bonaccio )
Testimonianza di Cella Teresa
Durante il periodo della Resistenza i partigiani si rifugiarono nei boschi per non farsi trovare dai fascisti. Questi di fermavano nelle case dei contadini, si facevano preparare il cibo e delle coperte per dormire. Durante le giornate si sentiva bombardare e si vedevano in cielo aerei Americani da dove cadevano paracaduti bianchi con appesi pacchi pieni di rifornimenti per la popolazione. Con la tela di questi paracaduti le donne facevano vestiti e lenzuola. A Borgotaro sono state distrutte da bombardamenti abitazioni dove ora sorge la chiesa di San Domenico e non sono più state ricostruite. E anche l’ospedale è stato distrutto da una bomba e le schegge di questa sono saltate sul tetto della casa dove ora abita mia nonna e lo hanno rotto.
(Spagnoli Letizia)
I Lanci

Porcigatone(Borgotaro) arriva il lancio in pieno giorno.


Porcigatone ( Borgotaro ) i paracaduti prendono terra
I Lanci
Dopo l’armistizio dell’ otto settembre 1943, l’esercito italiano si trovava in grande difficoltà: molti soldati preferivano scappare sui monti e così sorsero le prime brigate partigiane. Anche nella nostra valle molti partigiani avevano unito le loro forze per scacciare i tedeschi, che volevano impossessarsi del nostro territorio. I partigiani vivevano sulle montagne aiutati dalla popolazione che; rischiando la vita, dava loro viveri, i vestiti e tutte le cose necessarie per sopravvivere

Così i partigiani aumentavano e i contadini non avevano più cibo per tutti; per questo gli americani e gli inglesi cominciarono a lanciare dei paracaduti. Nei boschi, alla sera, i partigiani accendevano dei fuochi disponendoli a forma triangolare, oppure di giorno stendevano un lenzuolo bianco, per indicare ai piloti il punto esatto del lancio. Attaccati ai paracaduti scendevano dei recipienti che contenevano. Viveri, cioccolato, sigarette, vestiti, armi, coperte e denaro.
Testimonianza di mio nonno – Guido Brugnoli
Nel 1943 è venuta la caduta del fascismo, e così i soldati e i partigiani andarono in montagna per combattere contro l’esercito tedesco.Iniziarono i combattimenti partigiani contro il fascismo e i tedeschi.Nel combattimento furono uccisi anche molti civili. Nel 1945 finì la guerra e fu un grande avvenimento di pace. Oggi l’Italia ha celebrato il 25 Aprile. Il mio nonno Guido Brugnoli finita la guerra è stato decorato alla “ Croce di guerra ”.
( Laura Gallo )
Testimonianza di : Veniero Nicoli
Mio papà allora aveva 10 anni nel’ 43 e abitava a Zibello Mi racconta che i Partigiani si rifugiavano in montagna “si davano alla macchia”, altrimenti li avrebbero presi, portati in Germania a lavorare oppure venivano fucilati. I Partigiani hanno combattuto per la libertà dal 1943 al 1945 quando i tedeschi erano in Italia. Proprio in quel periodo, di notte, si sentivano gli aerei che lanciavano bombe. Erano gli americani che cercavano di distruggere i porti di Zibello, di Polesine ecc. ,per non fare passare i tedeschi.
E mio papà aveva paura che le bombe potessero colpire il molino che era l’unica risorsa per riuscire a vivere. Intanto avvenivano i rastrellamenti e mio zio era stato preso, ma non l’avevano portato in Germania, era rimasto in Italia a lavorare nelle trincee per i tedeschi, ( perché gli americani erano già sbarcati in Sicilia ). Nel 1945, tornarono i Partigiani che sparavano in aria in segno di vittoria, intanto arrivavano anche i tedeschi ormai stremati, abbandonavano tutto per attraversare il Po e tornare in Germania.
( Paola Niccoli )

Testimonianza di Gandi Giovanni
Ho chiesto al nonno se aveva dei ricordi della Resistenza e mi ha raccontato come vivevano gli abitanti delle nostre zone. Le famiglie erano per la maggior parte numerose e povere a causa della guerra, possedevano qualche po’ di bestiame, grano e farina, spesso questi beni venivano ritirati dai soldati fascisti per sopravvivere. Il capo famiglia e i ragazzi dovevano nascondersi perché se li trovavano in casa venivano mandati in guerra. Si riunivano in gruppi di circa 10 persone, si recavano nei bischi dove c’erano dei nascondigli segreti, le donne del posto facevano da staffetta per portare le provviste da mangiare.

a questi gruppi chiamati << ribelli >> si unirono altre persone provenienti da ogni parte d’Italia. Insieme formavano il Partigianato, si ribellarono ai fascisti combattendo con fucili, bombe ed altre armi vecchie per uscire ad ottenere la libertà. Le donne e i bambini rimasti a casa erano terrorizzate dalle bombe, quando sentivano passare gli aerei, dovevano spegnere i lumi per evitare che i tedeschi li vedessero e lanciassero bombe. Mio zio era stato preso e l’avevano portato a lavorare in guerra e ha combattuto in Francia e quando è arrivato a casa era magro e malato.
( Vanessa Gandi )
Intervista a Giuseppe Spagnoli
1) Dove eri il 25 – 4 – 45, e cosa facevi ? Stavo nella zona di Parma a Felegara dove si sono arresi 12.000 tedeschi che scendevano dalla strada della Cisa che tentavano di attraversare la via Emilia per andare in Germania. Quando sono arrivati sulla via Emilia c’erano gli americani allora sono tornati indietro e si sono arresi nella pianura tra Medesano, Felegara e Sant’ Andrea Bagni.
2) Come ti sei sentito alla notizia di Liberazione? Mi sono sentito molto orgoglioso di tutte quelle sofferenze che abbiamo passato nelle montagne della provincia durante l’occupazione e rastrellamenti dei tedeschi e fascisti, e specialmente per la libertà della nostra Italia.
3)Dimmi qualche episodio che ti è rimasto più impresso dei giorni che precedettero questa data. Gli episodi che mi sono rimasti impressi particolarmente sono successi a Ghiare di Berceto dove un mio compagno è morto con una raffica di mitraglia accanto a mè e un altro episodio sul passo della Cisa mentre stavamo compiendo un attacco ai tedeschi: una bomba a mano nemica mi è scoppiata a qualche metro di distanza per fortuna non mi sono stato ferito gravemente.
4) Come si sono vissuti gli anni di guerra a Borgotaro? Si sono vissuti sempre con terrore pensando alle rappresaglie dei tedeschi e fascisti e dai bombardamenti che hanno fatto a Borgotaro al ponte della ferrovia, nel centro, e anche verso l’ospedale dove sono rimaste molti morti e feriti che hanno portato un gran sconforto al nostro paese.
5) Come si è festeggiato la Liberazione a Borgotaro ? È stato un giorno di gran gioia e orgoglio per tutti
(Sandro Spagnoli)
La zia maria mi ha raccontato…
Nel 1944 iniziò un periodo di tempo molto laborioso per i partigiani della nostra zona che cercavano rifugi per nascondersi quando arrivavano i tedeschi. Mia zia maria ricorda quando il mio bisnonno Giuseppe riuscì a nascondere nella cisterna dell’acqua una decina di partigiani. I mie bisnonni diedero loro da mangiare e da bere; quando arrivarono i tedeschi, cambiarono nascondiglio ai partigiani e li nascosero nel fienile. I tedeschi, sempre tenendo le armi puntate sui miei bisnonni e sui miei zii, frugarono dappertutto. Quando ebbero finito di mettere sotto sopra la casa se ne andarono borbottando parole incomprensibili. Dopo qualche ora dalla partenza dei tedeschi i bambini uscirono dai loro nascondigli e il mio bisnonno andò a chiamare i partigiani.
( Abelli Andrea )
Il bombardamento del ponte di Ostia
Il signor Catini, il cui nome di battaglia era “Vampa” e che comandava i partigiani di Ostia, mi ha raccontato un fatto successo durante la Resistenza. Gli americani bombardavano i due ponti ferroviari di Ostia per interrompere i collegamenti tra l’Emilia e Toscana. La ferrovia serviva ai tedeschi per trasportare materiale bellico come armi e munizioni. Gli attacchi aerei degli alleati erano frequenti. La valle era stretta e gli aerei, non potendo abbassarsi più di tanto, bombardavano ad alta quota. Da quella altezza era molto difficile centrare gli obiettivi. Per questo motivo intervenirono i partigiani in aiuto degli alleati. Loro che erano pratici del posto e conoscevano tutti i sentieri che portavano ai ponti, intervenirono di notte. Nonostante ci fossero le sentinelle tedesche che vegliavano i due lati dei ponti riuscirono ad arrivare alla pila centrale dove piazzarono cariche esplosive. Fatti tutti i collegamenti fra tutte le micce fecero saltare il ponte senza che ci fossero dei morti e i partigiani furono molti soddisfatti dell’azione compiuta.
( Anthong Borzoni )
Testimonianza di Brugnoli Salvatore
Il 21 /1/1940 partii militare per Tolmezzo nel corpo degli alpini. Poi col mio battaglione fui inviato in Bosnia dove rimasi circa un anno e mezzo; dopo siamo rimpatriati e abbiamo occupato l’alta Savoia ( in Francia ). Dopo il 25 luglio del 1943, con la momentanea caduta del regime fascista, siamo ritornati presso il nostro battaglione in Friuli, dove abbiamo combattuto contro i partigiani jugoslavi. E venne l’8 settembre del 43, giorno in cui scappai perché l’Esercito Italiano si sfasciò, e tornai a Borgotaro dove iniziai, assieme ad altri compagni, la lotta armata contro il regime fascista. Il mio nome di battaglia era ”Saga” ed entrai nel C.L.N. ( Comitato di Liberazione Nazionale ).
Nel marzo del 1944 cominciò la guerra vera e propria e sui nostri monti, per la precisione sul Penna, si formò il primo gruppo armato. Assieme a me ricordo altri borgotaresi come Dragotte, Solari, Cucchi, ecc. Vi furono feroci combattimenti, quasi alla fine della guerra, ero di pattuglia sul passo della Cisa, quando camminando nei pressi di una casa cantoniera , saltai su di una mina anti-uomo perdendo la gamba. I miei amici mi strapparono il piede che penzolava inerte e mi portarono a Berceto dove mi cucirono senza anestesia.
( Francesca Cucchi e Daniela Cavazzini )

Testimonianza di Boffetti Luigi
Il distaccamento di mio nonno si chiamava “Piscina” ed era distaccato in località Tocaleto.Era armato di fucile, mitragliatore e bombe a mano per difendersi dagli attacchi fascisti e nazisti, molte volte con i suoi compagni andava in perlustrazione e attaccava le truppe tedesche. Si nascondevano in un canalone, perché quando arrivavano i tedeschi non li vedessero, altrimenti li uccidevano. Era il 6 gennaio 1945, le truppe tedesche attaccavano in località Caffaraccia: il comando dei partigiani. Allora il distaccamento di mio nonno decise di andare in soccorso ai loro compagni.
Arrivati sul passo del Santa Donna sono stati attaccati da truppe tedesche. I tedeschi cominciarono a sparare e lasciarono morti sul campo 8 partigiani.. Mio nonno trascinò con sé due compagni dei quali uno era ferito: scese la nebbia che fu la salvezza dei partigiani rimasti. Scapparono per un giorno e una notte in mezzo alla tormenta per sfuggire all’accerchiamento nazista.Arrivati ad un casolare mio nonno aveva i piedi congelati però erano contenti, perché si erano salvati. I contadini del posto si prodigarono di curargli le ferite, gli diedero da mangiare e li riscaldarono. Restarono sui monti fino al 25 Aprile 1945: giorno della liberazione.
( Marchini Gloria )
Interista a mia nonna Angiolina
La mia nonna mi ha raccontato che l’8 settembre del 1943 suo fratello era scappato dalla caserma di Piacenza che era stata occupata dai tedeschi. Un impiegato per salvarlo dai tedeschi gli gettò sulle spalle il suo cappotto, così i tedeschi non videro la sua divisa e non lo arrestarono. Quando arrivò a Ostia vedendo i tedeschi attraversò il Taro e andò nella sua casa alle Spiagge con i tedeschi che lo inseguivano. Si nascose con il corpo in una botte coricata e la testa nella paglia. Quando il soldato infilò la baionetta nella paglia, gli sfiorò la testa. Per ringraziamento alla Madonna suo padre le fece una Cappelletta che ora si trova nel mio giardino dov’è scolpito l’anno 1945 cioè l’anno della liberazione.
Riccardo Zanzucchi.

Testimonianza di Solari Eugenio
Partii militare l’1/1/1942 destinato a Tolmezzo nel corpo degli Alpini. Il 6/8/1942 fui inviato in Russia sul fronte del Don. Alla fine del gennaio 1943 fui ricoverato all’ospedale KharKov in Ucraina. Dopo l’8 settembre del 12943 tornai a Borgotaro, dove assieme ad altri compagni, iniziai la lotta armata contro i nazi – fascisti. Li ci siamo equipaggiati grazie ai lanci dal cielo degli alleati. Il mio nome di battaglia era “Aldo” ed ero diventato vice comandante della 32 Brigata Garibaldi, dopo numerosi combattimenti arrivò il 25 Aprile del 1945, giorno in cui finalmente tornò la pace.
( Francesca Cucchi e Daniela Cavazzini )
Testimonianze di Mortali Santina
Oggi sono andata da mia zia Santina e lei mi ha raccontato un po’ di fatti della Resistenza. Alcuni dei suoi famigliari più giovani erano costretti a rifugiarsi nei boschi, nei canali, per paura che li facessero prigionieri i tedeschi e i fascisti andavano nelle famiglie e prendevano tutto quello che gli serviva ( cibo, bestiame )poi chiedevano a loro perché nelle case c’erano solo anziani, donne e bambini ma loro gli rispondevano che gli uomini non c’erano e che erano in guerra.
Mi ha raccontato che il mio bisnonno è stato prigioniero in Francia in un campo di concentramento e li si nutriva di bucce di patate fino all’8 settembre, poi è riuscito a scappare ed è tornato dalla Francia a casa molto magro e con la malaria. Sui monti c’erano i Partigiani e molte volte si sono battuti con i tedeschi e molte perone sono morte, e hanno anche bruciato molte case.
( Sonia Schiavetta )
Testimonianza di Aldo Borzoni
Io facevo parte del distaccamento “Piscina” 1ˆ Brigata Julia. Nel dicembre 1944, da circa 20 giorni noi controllavamo il fiume Ingenia, ma anche tutti i partigiani della vallata stavano in allarme perché era previsto l’arrivo di truppe tedesche dal Passo di Centocroci .noi eravamo accampati a Tocaleto. Nella notte del 5 gennaio 45 fummo avvisati che stavano transitando truppe tedesche dalla Lunigiana attraverso la galleria del Borgallo e arrivarono al passo Santa Donna il 6 gennaio 1945.
Noi partigiani dovevamo trovarci al passo S. Donna con il distaccamento Garibaldi proveniente da Bardi che non arrivò a causa di una bufera di neve. Ci siamo fatti dei segnali con fischi credevamo che fossero loro. Dalla parte opposta stavano i tedeschi così risposero ugualmente. Facemmo qualche passo e ci trovammo faccia a faccia coi tedeschi: alle 13.13 circa iniziò l’attacco. Iniziammo a sparare però le armi erano ghiacciate e si bloccarono, noi fummo presi dal panico. In un gruppo di otto solo io mi sono salvato e glia altri sette furono trucidati dai tedeschi. Eravamo 60 uomini di cui quasi tutti si sono salvati.I caduti erano:
Quotasti Guidi, Ferrari Guido, Terroni, Catinella, Castagnoli, Tedaldi, Ferrari Gaspare.
( Capitelli Loris )
Testimonianze di Gatti Pasqualina
Nelle nostre zone sono successe molte cose brutte. La gente scappava perché i tedeschi continuavano a buttare dei bengali ( bombe ). Anche mia nonna e tutta la sua famiglia erano andati via da casa; avevano attraversato il fiume Taro e si erano rifugiati a Tiedoli, lì hanno dormito per qualche giorno. Quando ritornarono alle loro cose erano tutte fuori posto perché i tedeschi avevano mangiato quello che trovarono e avevano portato via le cose che gli interessavano ucciso tutte le mucche . Nel prato del nostro del nostro vicino avevano legato un ragazzo di Tiedoli e dopo qualche giorno lo avevano ucciso e lo lasciarono lì per tre giorni.
( Andrea Spagnoli )
Nonna Esterina mi ha raccontato
Il 25 Aprile si festeggia in 50° Anniversario della Liberazione dovuta ai Partigiani. I Partigiani si erano riuniti liberamente per combattere i tedeschi; anche mio nonno Primo era un Partigiano. Siccome lui non c’è più mia nonna mi ha raccontato che a combattuto a Osacca, Santa Donna Fornovo, era stato ferito ad un polpaccio senza grave complicazioni. Mentre il suo amico Roscielli Giuseppe fu ferito gravemente ad una gamba, tanto è vero che è rimasto zoppo per tutta la vita.
Facevano parte della 135° brigata Garibaldi. Il loro capo era Lusardi Ugo anche lui deceduto da parecchi anni. Ogni partigiano aveva un nome di battaglia, ma purtroppo mia nonna non li ricorda più. I Partigiani si nutrivano di quello che trovavano perché non erano sostenuti dal Governo. Nel 1976, a Lago Buono, mio nonno ha ricevuto una medaglia d’oro al valore militare insieme ad altri Partigiani.
( Filippo Santi )
La Resistenza vista dalla signora Anna
Ho raccontato di un giorno in cui eravamo riuniti i famiglia cercando di dimenticare quel brutto periodo quando ad un tratto i tedeschi buttarono giù la porta, erano con i fucili puntati verso di loro, quando uno di essi fece segno di prendere in ostaggio solo gli uomini. Li presero per i capelli e li trascinarono fuori e alla fine li legarono. Le donne restarono dentro dalla paura, e rimasero tramortite e nessuna di loro parlava, solo si pregava.
Dopo un po’ ritornarono i tedeschi e cominciarono a buttare giù tutto, cercavano qualcosa da mangiare, ma non c’era niente, allora presero una donna e cominciarono a picchiarla, perché pensavano che il cibo fosse nascosto. Io per farli andare via gli diedi una bottiglia di vino tenuta gelosamente da mio marito.
Ogni giorno si viveva con la paura di morire, ma vedendo certe scene dei propri famigliari fucilati e specialmente i bambini si aveva la voglia di morire per non vedere quell’inferno. Tutti i paesi scoppiarono in festa all’avvenimento più eccezionale “ LA Liberazione d’ Italia ”
( Sara Bonaccio )
Zio Domenico

Questo è il mio pro zio: Domenico Terroni detto “Gherri”, che combatteva nella 1ˆ Brigata Julia. Quando non c’erano i tedeschi, si spostava a cavallo da un luogo all’altro sui monti della Val Taro. Quando venne a sapere che era morta sua madre, seguì il suo funerale lungo la “costa” rischiando di essere poi preso dai tedeschi. Purtroppo morì il 6 gennaio 1945, ucciso dai tedeschi sul monte S. Donna; siccome c’era tanta neve, il suo corpo fu ritrovato il 17 febbraio dello stesso anno.
Nonna racconta…
Mia nonna, che era sfollata a Tiedoli con tutta la famiglia, nell’Epifania del 1945, era rimasta senza zucchero. Per i suoi figli si recò a Borgotaro. Il viaggio di andata si svolge senza partitori difficoltà; ma al ritorno, una pattuglia di tedeschi, ormai in ritirata la bloccò. Potete immaginare l’angoscia: mia nonna costretta a pernottare presso una famiglia, mentre i figli erano soli ad attenderla. Mia zia Silvana aveva solo 8 anni i tedeschi nonostante l’avessero presa in ostaggio, alla mattina la lasciarono tornare verso casa. L’unico inconveniente fu che per tutta la notte nevicò così mia nonna camminò per ore sulla neve. Quando la nonna mi racconta questa sua esperienza io l’ammiro per il suo coraggio.
( Antonio Spagnoli )
Testimonianza di Piera Stoto
Nel gennaio del 1945 avevo 10 anni era il giorno dell’Epifania. Io e la mia famiglia eravamo alloggiati vicino a Brunelli, perché a Borgotaro, dall’estate precedente gli attacchi si succedevano e queste continue incursioni avevano causato molte vittime tra la popolazione. Così vivendo in campagna i rischi erano minori. Quella mattina del 6 gennaio nevicava già forte e faceva tanto freddo quando all’improvviso, guardando verso la valle sottostante, vedemmo una colonna lunghissima di soldati vestiti di bianco che avanzavano verso le nostre case. Molti proseguirono, ma alcuni si fermarono e bussarono alla nostra porta.
Mia madre uscì dicendo loro di che avevano bisogno, ma loro entrarono senza rispondere cominciarono a frugare dappertutto: cercavano i “BANDITEN” come dicevano, ma in casa c’erano solo le mie zie, i miei fratelli ed i miei cugini. Allora un tedesco si avvicinò a me e carezzandomi estrasse dalla tasca alcune fotografie di bambini biondissimi: probabilmente si trattava dei suoi figli. Poi uscì ed assieme agli altri soldati proseguirono verso il monte. Dopo qualche girono ci raccontarono che poco più in alto, sul Passo del Santa Donna, sette partigiani vennero uccisi da quei tedeschi. Nel 1956 il comandante di quel gruppo di partigiani, scampato al massacro con altri 50 uomini circa, divenne un mio marito.

Funerale Vittime Santa Donna

( Daniela Cavazzini Francesca Cucchi )
Ricordi
Mia zia maria si ricorda bene gli anni della 2à guerra mondiale, quando gli alleati bombardavano il ponte della ferrovia, ma non lo hanno mai colpito. Ricorda anche quando hanno bombardato Borgotaro vicino alla chiesa di san Domenico dove abito io e vicino all’ospedale dove ci sono rimasti molti morti Borgotaresi sfollati in campagna per salvarsi dai bombardamenti.
Ricorda anche quando in una notte d’inverno un gruppo di partigiani fu scoperto dai tedeschi e parecchi di essi rimasero uccisi in mezzo alla neve. Alcune strade di Borgotaro portano il nome di questi caduti. Sui nostri monti i partigiani ricevevano i lanci da parte degli alleati.
( Jessica )
Testimonianze di Costa Pietro
Durante la seconda guerra mondiale sulle nostre montagne si nascondevano tanti giovani che si opponevano a Mussolini e ai Tedeschi: i Partigiani. Questi giovani non avevano mo0lte armi e non potevano affrontare i tedeschi allo scoperto, perciò tendevano delle imboscate. Una di queste imboscate avvenne in una località della Cisa, chiamata Manubiola.
Una colonna di tedeschi che saliva i tornanti della Cisa venne attaccata all’improvviso dai partigiani nascosti nelle boscaglie. Nel combattimento morirono tanti tedeschi e alcuni partigiani, così ogni tanto passavano nei vari paesini alla ricerca di questi nemici nascosti erano chiamati rastrellamenti. I rastrellamenti quando erano improvvisi facevano scoprire i partigiani, che però non si arrendevano e venivano così uccisi dai tedeschi, così come è successo sul passo del Santa Donna.
Tanta gente dei nostri monti era stata partigiana e tante hanno nascosto dei partigiani, pur rischiando anche così la propria vita. Quando i tedeschi trovavano nel paese dei partigiani, potevano anche distruggere e incendiare il paese, oltre ad uccidere gli abitanti; questo succedette a Strela, ora interamente ricostruita. La lotta dei partigiani sulle nostre montagne ha coinvolto tutta la popolazione. Per questo il comune di Borgotaro ha ricevuto recentemente, con l’intervento del ex presidente della repubblica ,Cossiga, la medaglia d’oro al valore militare.
( Nicolò Costa – Enrico Baudassi )
Intervista al sig. Emanuelli Alberto
Il primo combattimento si svolse a pelosa vicino a Santa Maria. Questo combattimento era stato molto duro ed erano rimasti uccisi 50 tedeschi e 2° 3 partigiani. Un altro combattimento si svolse nei pressi di Borgotaro dove morirono tantissimi tedeschi e dei borgotaresi. Uno dei più duri si svolse a Ponte Ceno contro i fascisti dove si erano fermati circa 2 mesi questi territori erano chiamati. Zone libere della Valtaro.
I partigiani erano quasi riusciti a conquistare questo territorio, però l’esercito nemico era troppo forte così fu ceduto ai fascisti. Il più grande, sanguinoso rastrellamento con il quale i tedeschi si disonorarono era stato fatto a Cereseto, Strela, Bergotto dove per vendetta avevano bruciato tante case, furono fucilati tanti abitanti del posto e fra di loro c’era il parroco e altri 2 sacerdoti. Il 13 luglio 1944 uscì a Borgotaro il primo numero “ La Nuova Italia ” che parlava del territorio libero della Valtaro. Il primo eroe di tutta la valle era stato Mario Piscina.
Intervista a sig.na Barbara Folli
I miei bisnonni erano sfollati a Folta perché bombardavano su Borgotaro. Li passavano sempre i partigiani e la mia bisnonna faceva loro da mangiare. Un giorno erano arrivati un gruppo di partigiani e la mia bisnonna aveva dato pane e formaggio. Un ragazzo aveva lasciato lì la crosta, cosa che gli altri non avevano fatto. Un paio d’ore dopo la mia bisnonna aveva guardato fuori dalla finestra e c’era il ragazzo morto

Partigiani in Formazione
( Serena Emanuelli )
Dai Ricordi sulla resistenza di Mario Gasparini
Dal 1939 io ero imbarcato come “sottocapo”, sull’incrociatore “Bolzano”. Rimasi in marina fino all’atto settembre 1942, giorno in cui la nave fu affondata. Già in precedenza questo incrociatore, in cui mi trovavo, aveva subito bombardamenti aerei compreso quello del 1941 in cui io ero rimasto ferito ed ustionato. Per il coraggio e l’abnegazione dimostrata in questa circostanza mi è stata concessa la “ croce al valore militare” Dopo l’affondamento della nave fui trasportato a Marina di Massa dove rimasi fino all’8 settembre 1943.
Durante il governo Badoglio alcuni italiani avevano deciso si collaborare con le forze “nazi – fasciste” altri di entrare nella Resistenza. Io decisi di fuggire e perciò, la sera stessa dell’ otto settembre, chiesi asilo ad una famiglia di Massa, dove scambiai i miei abiti da marinaio con abiti civili. Il comando tedesco aveva, nel frattempo esposto un proclama, in cui si affermava che tutti coloro che avessero ospitato ed aiutato disertori fuggiaschi sarebbero stati condannati a morte. Per non mettere nei guai coloro che mi avevano aiutato, rimasi nascosto due giorni in attesa che le cose si sistemassero. Rientrai a Borgotaro il 10 settembre 1943 e poiché i nazi – fascisti ricercavano i disertori fuggii sui monti insieme ad altri; purtroppo, si era ormai giunti alla guerra civile.
La popolazione borgotarese subì molte incursioni aeree. Io ricordo in particolare, quella del maggio 44, mi trovavo sul ponte del Taro quando vidi dei caccia – bombardieri. All’improvviso sciolsero la formazione e iniziarono il bombardamento della stazione. Io scappai sulla strada del cimitero e nascosto dietro a una pianta vidi tutta la manovra. Il 15 giugno 1944 ci fu l’attacco al presidio tedesco di Borgotaro. Le formazioni partigiane erano riuscite a liberare una vasta zona comprendenti i Comuni di Borgotaro, Bedonia, Compiano, Tornolo e Varese Ligure. Si era venuto così a formare il “ Territorio libero del Taro ”. ricordo che in questo periodo a Borgotaro fu pubblicato il primo numero della “La Nuova Italia”, primo giornale partigiano.
………. E di Pietro Granelli
Nel 1943 io avevo 18 anni. Ero stato chiamato alle armi e dovevo presentarmi al distretto militare, ma non volevo entrare a far parte dell’esercito nazi – fascista, perché in Italia c’era la guerra civile. Dovevo perciò stare nascosto. Abitavo a Casaleto nell’alta Val ceno e pur passando gran parte del tempo sui monti potevo rientrare spesso in famiglia. Andavo a casa soprattutto per fare rifornimento di viveri, per avere notizie e per tranquillizzare i miei famigliari. Ricordo che una mattina, in cui era venuta una fortissima pioggia, io ero nel bosco, alla macchia. Ero completamente fradicio e bagnato e perciò decisi di recarmi a casa per indossare abiti asciutti. Giunsi dai miei a mezzogiorno e, vedendo che tutto era tranquillo, decisi di fare un pasto caldo a casa. Poi, nonostante le ripetute insistenze di mio padre che continuava a ripetermi di tornare sui monti dato che rimanere li troppo a lungo poteva essere pericoloso, mi sdrai sul letto e mi appisolai.
Mi risvegliai di colpo a causa dei rumori e affacciandomi alla finestra mi accorsi che il paese era completamente circondato dai tedeschi.. Decisi di fuggire immediatamente dalla porta sul retro della casa e di raggiungere il bosco più vicino. Per mia sfortuna indossavo una giacca chiara e costituivo perciò un bersaglio facilmente individuabile. Un soldato tedesco, di guardia su un muro, iniziò con un moschetto a sparare contro di me. Sentivo le pallottole fischiare ripetutamente sopra il mio capo e dato che strisciavo per terra sotto un albero sentivo le foglie che, colpite dai proiettili, mi cadevano addosso. Grazie alla mia agilità ( ed anche un po’ di fortuna ) riuscii a saltare una staccionata al di là della quale non ero più sotto tiro. Col cuore in gola camminai velocemente per chilometri in salita e mi trovai, senza neanche sapere come, in uno spiazzo sul monte dove erano radunate tante altre persone, scappate per sfuggire al rastrellamento.
Tutti mi chiesero notizie e sentendo le mie peripezie si congratularono con me. Ma io desideravo vedere cosa stava succedendo a Casaleto. Ritornai perciò indietro, mi appostai, in modo da vedere i movimenti del paese, senza essere scoperto. Quando i tedeschi se ne andarono rientrai in casa per vedere se i miei stavano bene. Erano tutti in apprensione per me e nel vedermi si tranquillizzarono. Anch’io mi tranquillizzai: i tedeschi avevano solo rubato molti viveri e il mio orologio da polso. Anche un’altra volta rischiai la vita . era d’estate ed io, in compagnia di altri uomini, stavamo trebbiando manualmente il grano ( eravamo infatti impossibilitati ad avere la trebbiatrice e dovevamo arrangiarci ).tutti intenti nel nostro lavoro non ci accorgemmo che nel frattempo, era sopraggiunto un camion carico di tedeschi. Presi dal panico scappammo tutti nel boschetto appena sopra Casaleto. I tedeschi, nel frattempo vedendo la nostra precipitosa fuga, insospettiti, avevano piazzato la mitragliatrice e stavano per spararci. Il provvidenziale intervento delle donne del paese soprattutto della signora Nella Demarose moglie del dottor Attilio Gandolfi fece volgere al meglio la situazione. “ Non sparate , non sparate sono uomini del paese che stanno trebbiando. Sono scappati perché avevano paura. Vi prego non sparate!” i tedeschi, perplessi, si lasciarono convincere. Chiesero alle donne da mangiare e dopo aver ricevuto una buona razione di viveri presero d’assalto una cantina, si ubriacarono e si ritirarono in buon ordine ubriachi e felici.

Comandante della Divisione Valtaro
( Elisabetta Gasparini )

Intervista
Ho intervistato una persona di nome Angela, che allora era una bambina delle scuole medie inferiore, ella mi ha raccontato quanto segue: “ La gente della nostra vallata era impoverita ancora di più a causa della guerra; non si poteva nemmeno comprare il cibo sufficiente a causa del razionamento, per di più il pane e la pasta erano poco buone. Era il settembre del 1943 l’Italia, per rimediare ad una guerra ingiusta chiese l’armistizio con i Paesi contrari e vincenti.
I tedeschi, ancora sotto la guida di Hitler, si trovarono in Italia e fecero la guerra anche agli italiani, non solo al fronte, ma anche deportando in Germania gli italiani che non volevano più combattere con loro. Qui, nel nostro paese si trovava una parte dell’esercito tedesco che cominciò subito a rastrellare tra la popolazione e i soldati che tornavano a casa, per portare più uomini possibili nei campi di concentramento in Germania.
Per difendere i soldati i soldati “ borghesani” e quelli che si trovarono di passaggio, le famiglie davano loro alloggio, vestiti diversi dalle divise e indicavano strade sicure a chi doveva proseguire per la propria casa. Però i rischi erano tanti, per tutti. Così anche nella nostra vallata si formarono i primi gruppi di uomini che volevano, non solo resistere, ma mandare via i tedeschi invasori e proprio qui nella Valtaro fondarono una piccola Repubblica Italiana.
Si stampò il primo giornale libero ( nella tipografia di Cavanna ). Anche per Borgotaro fu un periodo tremendo perché i Tedeschi, con qualche fascista continuarono a far rappresaglie, altri rastrellamenti a portar via animali utili per la nostra vita. Un momento molto duro fu quello del rastrellamento fatto proprio a cavallo della sagra. I partigiani sostennero alcune battaglie contro gli invasori, però dopo aver perso degli uomini dovettero disfare le squadre e nascondersi.
Però i tedeschi si misero a raccogliere tutti gli uomini che trovavano e li radunavano: in parte al campo sportivo, parte nell’albergo Roma, tra i quali il parroco di Borgotaro. Fu un miracolo che i bombardieri Americani non bombardassero il paese a tappeto, perché erano passati nel nostro cielo proprio per questo. Le squadre germaniche attraversarono: i boschi, le strade e i paesi, entravano in casa, nella stalla, portando via tutto quello che a loro serviva in modo particolare le bestie, uccidendo persone tra i quali due sacerdoti borgotaresi, dei papà borgotaresi, compianesi, bedoniesi, bruciando anche sei paesi ( esempio Strela ).
La nostra gente non poteva nemmeno accendere il fuoco nella stufa per la minestra per paura di essere sospettati, scambiati per spie, perché il fumo poteva essere un segnale e di conseguenza quelle case potevano essere bruciate. Noi non sapevamo se i nostri cari ( papà, fratelli, figli, zii ) si trovavano in pericolo o al sicuro, se erano stati presi o no, perché avevano dovuto scappare lontano da casa. Ricordo che in una di quelle piene notti tremende quasi tutti i “ borghesani” erano sfollati fino alle ultime case di Brunelli e di Porcigatone, un contadino di Brunelli basso aveva bussato alla porta della casa dove eravamo ( molti) sfollati e alloggiati per avvisare che gli invasori stavano arrivando, e mio papà dovette scappare con gli altri; Mia mamma gli diede il solo pezzo di pane che aveva, l’uovo l’ha lasciato per noi bambine.
L’indomani mia mamma non aveva niente per lei, anche perché mancava il fuoco per cuocere. I tedeschi portarono via tutto le mucche e i buoi così eravamo senza latte e i contadini piangevano. Le cose potevano andare peggio se non si fosse adoperato il parroco Monsignor Boiardi il quale, rischiando di persona, aveva ottenuto qualche concessione e aveva pregato tanto insieme agli uomini prigionieri con lui”

( Marisa Vignali)
Nonno Edoardo Ricorda
… Solo da qualche settimana a casa, credendo d’esser un libro cittadino, iniziò la Resistenza e mi trovavo a dover sfuggire, perché i Tedeschi cercavano i partigiani e gli uomini civili. Ormai si trovavano vicino alla nostra casa io e i miei vicini fuggimmo nei boschi e anche fuori provincia. Arrivammo in un paese Zeri nella provincia di Massa Carrara, dove ci ospitò una famiglia conoscente. Dormimmo alla meglio, poi all’alba del mattino seguente ci fu detto che i tedeschi purtroppo si stavano avvicinando.
Così insieme all’amico che ci aveva ospitato, fuggimmo di nuovo nel bosco. Dopo un po’ di strada mi accorsi che ero solo, poi improvvisamente vidi una pianta screpolarsi dalle pallottole e capii che i tedeschi mi stavano sparando. Mi gettai a terra e rotolai giù per quella riva che non conoscevo.
Vidi molte pietre. Esplorai per bene quella piccola zona, poi guardando giù in basso vidi come un rifugio scavato nella terra, avvicinandomi fra la neve gelata ritrovai i miei vicini di casa.
Domandai se fossero feriti. Fortunatamente Giuseppe mi rispose di no e che aveva solo un graffio causato dalla neve gelata. Domandai se si fermavano lì.
Il fratello di Fontanini mi chiese perché?. Allora io risposi se non si erano accorti che i tedeschi si stavano avvicinando dall’alto e che li era pericoloso. Non perdendo tempo decisi che era meglio percorrere il fiume. Dopo tanto eravamo al confine tra l’Emilia e la Toscana e anche se camminavamo in mezzo alla neve, il nostro paesano Giuseppe Del grosso che era pratico di quelle zone ci seppe indicare i sentieri giusti.
Arrivati ad un crocevia di strade, il Fontanini Giuseppe vide su un cucuzzolo un uomo vestito di bianco. Capii subito che si trattava di un tedesco e dissi di buttarci a terra. Fontanini disse che c’era una colonna di tedeschi che andavano verso le baite di Nola, allora decidemmo di proseguire per il bosco non più per la strada. Percorrendo un sentiero che usavano i boscaioli , giungemmo in un luogo chiamato Fontana Fredda.
Correndo ancora, arrivammo vicino alle nostre case, ma prima di entrare in paese ci fermammo ad una casa isolata per chiedere informazioni dove si trovavano i tedeschi. I tedeschi si trovavano proprio dalle nostre case dove avevano fatto bottino di galline, buoi, muli ecc. Ci nascondemmo in quella casa isolata e visto che ormai era vicina la sconfitta dei tedeschi riuscimmo a salvarci.
( Bardini Daniele )
Nonna Bruna Ricorda
Il 6 gennaio 1945, è stato un anno con tanta neve, sono venuti i tedeschi a fare il rastrellamento vestiti di bianco per confondersi con la neve per catturare i partigiani di sorpresa. E difatti li hanno sorpresi e ci sono stati tanti morti al Santa Donna alcuni con mio fratello Nello sono riusciti ad entrare in paese e a scappare ai tedeschi che erano di guardia a Porta Farnese.
Io con mio babbo abbiamo nascosto mio fratello insieme ad altri partigiani in una stanza e ne abbiamo coperto l’entrata con dei mobili. Li facevano uscire di notte quando non c’erano tedeschi in giro per farli mangiare. Dopo 8 giorni uno per volta li ho accompagnati fuori dal paese facendo finta di essere morosi. E loro hanno attraversato i campi e sono tornati sui monti verso Caffaraccia.
Per la Madonna del Carmine 1944 siamo dovuti scappare perché sono arrivati i tedeschi a fare un grande rastrellamento e abbiamo dovuto dormire fuori in una stalla. Al mattino sono tornato in paese poiché mi hanno detto che portavano via le cose. Io pensavo alla macchina da cucire che mi serviva per il mio mestiere. Arrivata a Porta Farnese mi si avvicina un tedesco e mi fa segno di seguirlo e mi ha accompagnato a Porta Portello deve c’era altra gente che era prigioniera, ci hanno tenuti fino a sera e ci hanno lasciato liberi in cambio di prigionieri tedeschi che i partigiani avevano catturato. Poi siamo tornati a casa con molta paura.
( Michele Sartori )
Intervista a Aldo Barbieri “Ghidein” ( Manuel Barbieri )
Mio nonno si è unito ai partigiani molto giovane, aveva 17 anni. Si trovava nella zona di Montevacà, Monte Penna, Orocco, Segalino. Mio nonno si è ricordato soprattutto l’imboscata che gli hanno teso i nazi fascisti a Montevacà. Erano molti pochi e avendo pochissime munizioni molti dei suoi compagni sono stati uccisi mentre lui e i suoi amici si sono divisi; 2 erano rimasti con mio nonno, poi gli altri li hanno ritrovati nei loro vecchi nascondigli.
Mio nonno ha assistito a molte battaglie. Poi è stato ospitato in molte case dove gli hanno dato da bere e da mangiare. Mio nonno ha assistito a un lancio Al Pian del Principe nella zona del Monte Nero quella roba lanciata c’erano molte armi, munizioni, vestiari, viveri e denaro per comperare la roba necessaria. Il nonno apparteneva alla 32ˆ Brigata Garibaldi; il comandante era Gianni Moglia ( nome di battaglia “ Scarpa ”), il secondo Comandante Moglia Giovanni ( detto Bil ). Alla fine della guerra si sono ritrovati tutti insieme i partigiani e americani per festeggiare la fine della guerra.
( Manuel Borzoni )
Il racconto di mio nonno ( Filippo Delgrosso )

<< Corrado >> in una fotografia dell’ottobre 1944
Il mio nonno Bruno mi ha raccontato questo episodio da lui vissuto in prima persona durante la Resistenza. “Bill” questo era il nome di mio nono in battaglia, apparteneva alla divisione Julia distaccamento “ A. Zanrè ”.
Nel 1944 si era sparsa la voce che si stava avvicinando al nostro paese una colonna di tedeschi perciò si rese necessario effettuare un perlustramento il località Gotra. Insieme al comandante Zanrè purtroppo al bivio di Albareto vennero fatti prigionieri. Mentre il nonno veniva interrogato, il suo compagno Zanrè tentò di fuggire e venne ucciso.
Con lo scambio dei prigionieri e l’intervento di Mons. Signor. Boiardi; allora parroco di B. Taro, il nonno venne liberato. Il mio nonno è ancora oggi grato a questo prete che non ebbe paura di esporre la propria vita pur di salvare quella di un altro. Dopo aver giurato il falso, egli disse infatti che il nonno non era un “ Partigiano ribelle ” giustificò il suo comportamento sostenendo che per salvarlo un anima Dio lo avrebbe perdonato. La sua figura di Monsignor Boiardi è veramente esemplare per il nostro paese perché grazie al suo intervento fu evitata la distruzione di Borgotaro da parte dei tedeschi.
( Filippo Delgrosso )
Fra i ricordi indimenticabili della mia nonna
La mia nonna allora era una bimba molto piccola, e anche se è passato molto tempo si ricorda ancora qualche fatto accaduto proprio qui nel nostro paese. A lei sono rimaste impresse due episodi. Prima quando il suo papà e altri cittadini furono arrestati, perché un gruppo di partigiani avevano ucciso un soldato tedesco, in una osteria in Viale Bottego. I tedeschi arrivarono e trovarono il soldato tedesco morto, allora uccisero il padrone dell’osteria; arrestarono tutti quelli che si trovavano nell’osteria e fra questi il papà di mia nonna e li portarono nel palazzo Ostacchini in Viale Libertà.
Li tennero prigionieri per giorni mentre venivano fatte trattative fra i tedeschi e le autorità cittadine, ma i soldati tedeschi ormai avevano deciso che volevano dieci vite per quella del soldato ucciso. Ma subito dopo accadde una brutta cosa: gli ufficiali tedeschi volevano fare saltare il palazzo dove era stato ucciso il soldato, ma volevano che il corpo del padrone dell’osteria fosse fatto saltare in aria con il palazzo. La mia nonna che tutti furono fatti prigionieri nell’albergo Appennino aspettando lo scoppio che avrebbe distrutto il palazzo, ma quando questo avvenne si seppe che il corpo del signor Pellacini fu dato alla sua famiglia; furono giorni bruttissimi. Aspettavamo sempre qualche parola dal parroco di Borgotaro era l’unica persona con cui i tedeschi parlavano.
Alla fine dopo una settimana di pianto e preoccupazioni giunse parola in casa della mia nonna che avrebbero fucilato tutti i prigionieri. Erano tutti in casa vicini uno all’altro aspettavano notizie per andare a prendere il corpo del loro papà, quando tutto ad un tratto si spalancò la porta e il cugino della mia nonna “ gridò ” – Arrivano, sono vivi! Prima che la nonna, la sua mamma, e tutta la famiglia potessero andare a Porta Portello tutto il paese correva verso il ponte di San Rocco per poter riabbracciare tutte quelle care persone che per giorni avevano tanto sofferto e pensato di non rivederli mai più.
( Sebastian )
Ricordi di nonna Ilda
La seconda guerra mondiale durò cinque anni, fu una guerra con molti morti. Mi ricordo che quando avevo quattro anni, alcune guardie tedesche bussarono alla porta, mia madre aprì, e loro entrarono. I miei fratelli più piccoli piangevano dalla paura e io terrorizzata, andai sotto il letto a pregare con la speranza che non succedesse niente, non capii molto quello che dicevano, ma una cosa forse si: volevano vedere mio padre, ma non c’era.
In quei tempi c’era molta miseria, a volte non avevamo neanche i soldi da comprare il pane, c’era poco da mangiare. Mi ricordo che si vedevano volare molti aerei da combattimento; nessuno usciva per paura che piovessero bombe. Era il 15 aprile 1945 e da quasi un anno non vedevo i miei genitori, non avevo loro notizie.
La nonna per tranquillizzarci diceva che la guerra stava per finire, ma per me era un sogno lontano. Era un periodo di crisi, non c’era libertà, non si poteva ne leggere, ne scrivere giornali. Noi più piccoli non sapevamo cosa fare, io mi dedicavo al disegno e se c’era un po’ di lana al cucito, cosa che ho sempre amato. Le bestie che avevamo morivano o di malattia o per mancanza di cibo.
In casa il nonno Luigi aveva la bandierina tricolore davanti a un mazzetto di fiori. Davanti ai nostri occhi succedevano cose orribili, così verso le 21,00 ci mettevamo a pregare si sentirono grida e urla di gioia, dicendo: la guerra è finita, siamo liberi !. Dopo un giorno arrivarono mamma e papà; papà era ferito, perché un tedesco lo aveva colpito nella gamba destra; ci sentivamo felici:
(Dellapina Isabella )
L’ex comandante della 1ˆ Julia << Dragotte >> rievoca la battaglia della Manubiola
ore 11 del 30 Giugno 1944, alla << Fraschara di Pontolo >>, a pochi chilometri da Borgotaro, un gruppo di Partigiani aprono il fuoco sul primo dei dieci camions carichi di truppe tedesche, che stanno puntando su Borgotaro. L’ordine è partito dal comando della 1ª Brigata Julia << Sparare, fermare i tedeschi il più lungo possibile >> per dar tempo a tutti i gruppi partigiani della valle di arrivare in forze sufficienti per affrontarli in battaglia.
I tedeschi rispondono al fuoco, entrarono nella casa, prelevarono ostaggi ( donne, anziani, bambini), invertirono la marcia facendosi scudo di gente inerme per assicurarsi la fuga e l’impunità. La Battaglia della Manubiola è cominciata li a << Fraschara di Pontolo >> il 30 giugno 1944. La Valle è in tumulto: le staffette partono rapide in tutta le direzioni per avvisare i distaccamenti partigiani che arrivarono a centinaia sulla strada di Pontolo – Ostia.
I tedeschi sono armatissimi ma i partigiani della Brigata Julia sono superiori di numero e conoscono bene la zona. Sono un esercito nuovo che si batte per una causa giusta. L’indipendenza dei popoli, la dignità dell’uomo! I tedeschi sono motorizzati, i partigiani dovevano inseguirli a piedi, ma il ponte sul Manubiola è stato fatto << saltare >> e per uscire dalla valle dovranno deviare su Ghiare di Berceto: perdono altro tempo prezioso e i partigiani sperano di poterli raggiungere.
L’unico automezzo a disposizione dei partigiani è quello di << Gigièn >>, che raccoglie gli uomini più stanchi li porta avanti un paio di chilometri, li scarica e quindi torna alla colonna per prendere un altro gruppo. I tedeschi, finalmente raggiunti sul Manubiola, vengono fermati dalla raffica del mitragliatore di Poppay dando l’alt alla colonna tedesca.
Il combattimento dura circa tre ore. I tedeschi sono frastornati; ormai senza scampo si trovano in una trappola mortale. Se ne rendono conto: qualcuno sventola un drappo bianco. I partigiani risalgono il costone gridando ed eccoli a frotte sulla strada con i mitra puntati. Nella battaglia della Manubiola molti partigiani persero la vita. << Il tempo che sfuma i ricordi, che annebbia le cose. Che imbianca i capelli, che spegne gli amori, non ha cancellato da me le immagini dolenti dei morti del Manubiola >>
( Martina Pesci )
DICONO I MORTI
Un giorno lontano partimmo
remava nei cuori l’amor di mamma
vibrava nei cuori una fede,
una fiamma avversa ai tiranni.
Cantammo nei boschi la nostra passione
nei boschi spuntavano le prime viole
sui nostri fucili spuntavan due fiori
<< Giustizia e Libertà >>
e contro il nemico ergemmo il fucile
in pochi, con poche cartucce;
e il pane era scarso talvolta
e il letto era secco, di foglie;
dai muri filtrava la luna col freddo.
Ma Libertà, Libertà, ci riscaldava,
essa fuggita dalle nostre case
dalle città, dai borghi,
visse con noi. Noi funno i suoi soldati.
Visse con noi tra i fiori e le nevi
visse con noi ai canti di mitraglia
visse con noi nei cimiteri sparsi
della montagna.
Ed oggi siam scesi con essa
e noi che morimmo viviamo.
Consolati o madre: un giorno morimmo
per vivere nei cieli del mondo.
O madre consolati. ……… “ O morti fratelli
Se i nostri compagni son vivi nel sole, del Manubiola
pur noi siam vivi, nel sole e nei cuori. Su quelle rive scoscese,
al tramonto,
Portammo sui monti una fiamma Vi raccogliemmo ….
Per essa morimmo; Pietosi”.
per essa viviamo.
Consolati o mamma!
Giuseppe Delnevo << Dragotte >>, 1945


A Mario Gasparini




