Gli Uomini del Penna Carlo Squeri, <>

Gli uomini del «Penna»

            (Cronistoria)

Carlo Squeri, << Venor >>

Il monte Penna (1735 m.l.m.).

Le forze attive della Resistenza nella zona di Bedonia in tutte le fasi della loro azione hanno sempre fatta propria la denominazione «Monte Penna».

All’inizio delle vicende partigiane del Bedoniese sta una riunione te­nutasi a Bedonia al n. 12 di via Trieste, alla quale parteciparono Gianni Moglia (Golico Scarpa), Mario Squeri (Battaglia), Giorgio Mazzadi (Gior­gio), Domenico Roffi e Carlo Squeri (Venor).

A seguito delle iniziative decise in detta riunione nacque il «Gruppo Penna», che scese in campo nell’inverno 1943.44.

Tale Gruppo diede successivamente origine, come si vedrà più avan­ti, oltre che alla 32′ Brigata Garibaldi «Monte Penna», anche ai quadri base di varie Brigate, tra le quali la 59′ Garibaldi comandata dall’lstriano (Div. Cichero, VI Zona Operativa); la l’ Julia comandata da Libero (Brin­dani Libero), Div. Val Taro C.D. di Parma; Gruppo Val Taro comandato da Dragotte (Del Nevo Giuseppe), Div. Val Taro C.D. di Parma.

A Bedonia si costituì pure un comitato politico cospirativo che col­laborava con gli operatori militari; tale comitato inizialmente era così costituito: Sghia Alfonso, Mazza Zeffirino, Serpagli Pierino, Silva avv. Angelo, Gonzaga Gino, Squeri Giovanni, Berni Giovanni, Squeri Peppino e Sante Caramatti, responsabile militare fino al suo arresto, avvenuto il giorno 29 gennaio 1944. Nel periodo iniziale si distinse in modo particolare Gianni Moglia (Golico Scarpa), il quale per quanto esposto nella sua qualità di im­piegato presso l’Amministrazione comunale di Bedonia, incurante di ogni pericolo, provvide con dedizione instancabile alla organizzazione ed al coordinamento militare e logistico dei primi gruppi.

Il primo fatto d’armi risale al 15 dicembre 1943 e fu rappresentato da una sparatoria tra alcuni uomini, guidati da Cosimo Caramatti (ca­duto il 4-4-1944), che trasportavano armi ed una pattuglia di carabinieri in località Sambuceto. Nell’inverno si organizzarono gruppi locali di armati in località Ca­vignaga, Ubbia, Prato, mentre sorsero i primi distaccamenti, ospitanti soprattutto elementi provenienti da Borgo Val di Taro, presso gli abi­tanti di Tomba e di Cese, tutte frazioni del comune di Bedonia. Il 29 gennaio 1944 fu tentato un attacco di sorpresa alla caserma di S. Stefano d’Aveto (Genova). Il 14 febbraio venne attaccata la caserma di Santa Maria del Taro, azione nella quale rimase ferito Cosimo Ca­ramatti.

Nella notte del 21 marzo 1944, in località Cascina dei Bertazzi sul monte Oroco, avveniva il primo lancio di materiale bellico a mezzo di un trimotore alleato. Nella notte del 23 marzo 1944 una squadra del Gruppo, al comando di Monteverdi Albino (Messina), attaccava la ridotta di S. Lorenzo presso S. Stefano d’Aveto, mettendo in fuga il presidio costituito da militi fa­scisti. Nella stessa notte, con azione concomitante altra squadra faceva saltare la caserma di S. Stefano d’Aveto, ottenendo la resa dei carabinieri che la difendevano. Nel febbraio, il Gruppo risultava costituito da varie squadre così distribuite: una a Casalporino, comandata da Del Nevo Giuseppe (Dra­gotte); una a La Tomba, comandata da Alfredo Moglia (Bill); una a Co­sta D’Azzetta, comandata da Messina; una a Volpara, comandata da Istria­no; una a Fontanino, comandata da Cosimo Caramatti; una a Spora, co­mandata dal cap. Bernini, sbarcato ad Moneglia con una squadra di sa­botatori che avrebbero dovuto far saltare il ponte parabolico di Ostia sulla linea Parma-La Spezia (impresa in un primo tempo fallita).

Mentre precedentemente il comando era stato tenuto da Gianni Mo­glia, a partire dall’aprile 1944 assunse il comando del Gruppo Penna Dragotte, con Gianni Moglia vicecomandante e Giorgio Mazzadi commissario. Il giorno 9 aprile 1944, ricorrenza della Pasqua, avveniva il primo scontro armato di una certa importanza. La compagnia fascista Ettore Muti di Parma, rinforzata da alcuni reparti tedeschi, si scontrava con re­parti del Gruppo Lungo il crinale che corre tra il passo di Monte Vaccà e l’abitato di Tasola. Dopo alterne vicende, le forze fasciste erano messe in precipitosa fuga dal contrattacco di una decina di uomini. Tale azione viene ricordata come la «Beffa di Tasola», in quanto nel­l’ultimo contrattacco della parte partigiana il nemico dev’essere stato in­dotto alla rotta per essere caduto in un grosso equivoco circa la consi­stenza delle forze che contrattaccavano. Durante la lotta cadde il parti­giano Ruggeri Pietro, altri partigiani rimasero feriti, mentre da parte fa­scista le perdite furono senza dubbio maggiori.

Verso la fine dell’aprile 1944 si staccava dal Gruppo il distaccamento comandata da Dragotte, costituito in prevalenza da elementi borgotaresi, per trasferirsi nella zona di Borgo Val di Taro e costituirvi la Brigata Prima Julia, comandata da Libero Brindani, ed il Gruppo Valtaro, coman­dato da Dragotte. Il Gruppo Monte Penna si riorganizzava, dopo un passeggero sposta­mento in Alta Val Taro, nell’Alta Val Ceno, avendo per comandante Scar­pa ed articolandosi in tre distaccamenti che si trasferivano: quello co­mandato da Istriano nella foresta del Montenero, quello comandato da Alfredo Moglia (Bill) tra Montarsicio e Tomba, quello comandato da Messina a Costa D’Azzetta. Nel frattempo si staccavano pure una quin­dicina di uomini verso la zona Est Cisa, di dove erano oriundi, per costi­tuirvi il Nucleo Centrale delle Formazioni là costituitesi. Ai primi di maggio una squadra del distaccamento Bill si spingeva nel Pontremolese, dove penetrava in vari paesi prelevando fondi e di­struggendo carteggi in uffici dipendenti dal governo fascista. Contempo­raneamente altra squadra dello stesso distaccamento, nel vano tentativo di distruggere con carichi esplosivi alcuni aerei nel campo di S. Damiamo (Piacenza), era costretta a ritirarsi lasciando sul terreno un morto.

Il giorno 20 maggio 1944 il distaccamento comandato da Istriano at­taccava il presidio di Ferriere in Val Nure occupandovi, dopo uno scontro a fuoco di alcune ore, sia la caserma dei carabinieri che quella dei militi, con ingente bottino. Nella seconda quindicina del maggio 1944 il Gruppo Penna inquadrava una forza di 220 uomini. La sera del 22 maggio 1944 da parte di una divisione tedesca forte di 8000 uomini circa, con l’appoggio dell’aviazione, da tutte le direttrici di marcia – Val Taro, Val Ceno, Val d’Aveto – veniva investito il massic­cio del Penna in un’azione di rastrellamento che durò vari giorni. Il ra­strellamento costò al Gruppo Penna la perdita di quattro uomini. Fra la popolazione civile vi furono alcune vittime.

Nella fase immediatamente successiva al rastrellamento si verificarono altre scissioni: il comandante Istriano si portava in VaI Nure per organiz­zarvi la 59″ Brigata Garibaldi, il distaccamento comandato da Bill si rende­va autonomo occupando il Comune di Bedonia, Compiano e Tornolo, men­tre il distaccamento Scarpa si trasferiva in Alta Val d’Aveto occupando il Comune di S. Stefano d’Aveto. Le forze appartenenti a quest’ultimo distac­camento, nella notte del 14 giugno 1944, facevano brillare in zona Monte­moggio due grosse mine disposte dal Genio tedesco, interrompendo la stra­da Chiavari-Bedonia. Il giorno 15 giugno lo stesso distaccamento procedeva all’occupazione di S. Stefano d’Aveto (Genova), con grande bottino. Il giorno 19 giugno una squadra dello stesso distaccamento faceva saltare tre tralicci della linea ad alta tensione La Spezia-Bobbio. Negli stessi giorni una squadra si portava nella zona di Rapallo, ivi operando. Nell’attacco alla postazione della Milizia di Montallegro cadeva il comandante di detta squadra, Moglia Gio­vanni   da Chiesiola.

Il giorno l° luglio 1944 il distaccamento Scarpa occupava il centro di Rezzoaglio in Val d’Aveto, ed il giorno l0 la squadra sabotatori faceva sal­tare completamente il ponte della Squazza presso Borzonasca, interrom­pendo la strada Chiavari-Piacenza. Nel frattempo il distaccamento Bill interrompeva la linea ferroviaria Parma-La Spezia, danneggiando gravemente il ponte di ferro di Ostia. Lo stesso distaccamento faceva saltare il ponte Malanotte sulla strada Bedonia ­Chiavari, il ponte Pelosa sulla stessa strada ed attaccava, venendo però respinto da rinforzi giunti da Chiavari, il presidio fascista di Borzonasca.

Il giorno 8 luglio 1944 il distaccamento Bill, che aveva operato una puntata da Pontremoli, in collaborazione con reparti della Brigata Beretta e del Gruppo Dragotte, circondava nell’abitato di Grifola, presso Borgo­taro, una compagnia tedesca di un centinaio di uomini e la sgominava. Sul terreno rimanevano una ventina di tedeschi, una trentina si arrende­vano, gli altri si davano alla fuga. Il giorno 12 luglio il distaccamento Bill, trasferitosi in Alta Val Taro, con l’aiuto di reparti della Brigata Beretta tendeva, in località Pelosa, una imboscata ad una colonna tedesca di 200 uomini (tratt’avasi della Compa­gnia Wallenstein II) sgominandola dopo un combattimento di alcune ore.

Sul campo rimaneva un’ottantina di morti tedeschi, 75 erano i pri­gionieri, molti dei quali, feriti, furono ricoverati ed assistiti in alcuni locali del Seminario di Bedonia adibiti all’uopo; ingente il bottino di armi. Il distaccamento subì la perdita di 3 uomini. Nei giorni successivi per il sopraggiungere di ingenti forze tedesche e fasciste da Chiavari le forze partigiane dovettero ritirarsi dai centri abi­tati del Fondovalle. Per rappresaglia i tedeschi fucilarono varie decine di civili, distrussero vari paesi asportando circa 500 capi di bestiame.

Il giorno 19 luglio 1944 fu distrutto col fuoco l’abitato di Strela in Co­mune di Compiano, e vi furono fucilati parecchi capi di famiglia. Comples­sivamente nei comuni di Bedonia, Tornolo e Compiano furono uccisi per rappresaglia 61 civili, furono distrutte completamente 196 case e parzial­mente 76, distrutti oltre 200 cascinali. Il giorno 22 luglio veniva attuata la fusione dei due distaccamenti co­mandati da Scarpa e da Bill nel Raggruppamento Monte Penna al coman­do di Bil. La notte del 23 luglio fu effettuato un altro lancio di rifornimenti per mezzo di un aereo nella zona della Piana del Principe, sotto il monte To­marlo. In tale occasione scendevano pure alcuni paracadutisti della Divi­sione Nembo, costituenti una missione per informazioni alle dipendenze del Servizio informazioni alleato.

Ai primi di agosto la fusione del Raggruppamento Monte Penna con distaccamenti liguri di recente formazione, costituiva la 57″ Brigata Garibaldi dipendente dalla 3″ Divisione ligure Cichero, comandata da Bisagni. Detta Brigata, composta di 14 distaccamenti, si distribuì parte nella zona dell’Alta VaI Ceno, parte nella zona dell’Alta VaI d’Aveto. Il giorno 25 agosto 1944 le posizioni occupate dalla 57″ Brigata Garibaldi erano attaccate da ingenti forze fasciste e tedesche, e dopo numerosi scontri a fuoco tale Brigata si ritirò nell’Alta Val Nure. Dopo detto duro rastrellamento, occupando i tedeschi ed i fascisti i centri abitati maggiori, le superstiti forze partigiane si ritirarono in Val Lecca, intorno al centro abitato di Cornolo.

Nel settembre, dovendo si prendere in considerazione il desiderio degli uomini di mettersi alle dipendenze del Comando Unico Operativo della provincia di Parma da poco costituitosi, si aderì a tale Comando costituen­do la 32″ Brigata Garibaldi Monte Penna. Ne era il comandante Bill; commissario politico Braga Dodo (Rolando). L’attività di guerriglia fu ripresa immediatamente. Il giorno 13 settem­bre il distaccamento Fortunin disarmava sulla strada Bedonia”Chiavari una squadra di alpini catturando 5 cavalli. Il giorno 17 il distaccamento Cosimo catturava un’altra squadra di alpini con due muli e una carretta. Il giorno 24 una squadra del distaccamento Turco faceva brillare alcune mine, che procuravano l’interruzione stradale sulla strada Bedonia-Chiavari.

Bloccava di poi una macchina al servizio repubblicano. Il distacca­mento Turco si portava a Tarsogno dove prelevava dopo breve sparatoria un tenente medico, una squadra di alpini con due muli e una carretta. Intensa la reazione di artiglieria che continuava nella notte a far fuoco con pezzi da 75/13. Il 29 settembre la squadra sabotatori del Comando bruciava interamente il ponte di Pelosa, costruito nel frattempo dal Genio tedesco in legno. Il 30 settembre la stessa squadra faceva saltare intera­mente il ponte di Roncareggio sulla strada Bedonia-Chiavari.

Il giorno 4 ottobre una pattuglia del distaccamento Orlando catturava nell’interno dell’abitato di S. Stefano d’Aveto, presidiato dalla Monte Rosa, una pattuglia alpina armata al completo. Il giorno 11 una pattuglia dello stesso distaccamento entrava in Rezzoaglio in pieno giorno catturando tre sergenti alpini e un interprete tedesco. All’uscita dal paese la nostra pat­tuglia era attaccata in forze e si disimpegnava senza perdite. Il giorno l0 ottobre la seconda squadra del distaccamento Fortunin, portatasi sulla strada Varese-La Spezia, attaccava un’autocolonna delle bri­gate nere di ritorna dal Passa di Cento, Croci, dove aveva disarmato gli alpini del presidio perché sospetti di collaborazione con i partigiani.

Un autocarro carico di materiale e di truppa veniva fatta saltare con lancio di cariche esplosive. La reazione nemica era intensa da parte del­l’artiglieria dei presidi vicini: la squadra rientrava senza perdite. Il giorno 13 ottobre una squadra del distaccamento, Turco, mentre rien­trava da una missione nel versante ligure, era circondata ed attaccata da oltre 200 tra alpini e bersaglieri nell’abitato di S. Stefano, d’Aveto. Lo scon­tro violento per intensità di fuoco – i fascisti avevano, mitragliatrici e mortai – aveva breve durata.

I nostri, rotto, il cerchio, riuscivano, a raggiungere il distaccamento,. Il patriota Brin (Fiori Fulvio da La Spezia) cadeva prigioniero perché ferito ed era immediatamente fucilato alla schiena sul sagrato della chiesa di S. Stefano, d’Aveto. Due altri dei nastri rientravano, feriti, tra i quali il commissario del distaccamento” Stefano,. -Il mattino del l7 ottobre, elementi dei distaccamenti Cosimo e For­tunin attaccavano, il presidio tedesco di Bertorella, sulla strada Borgotaro ­Bedonia. La reazione tedesca era intensa. A colpi di bombe a mano, erano, messe a tacere le postazioni delle mitraglie. Dopo alcune ore di combattimento il presidio era sopraffatto can bottino di armi. Perdite avversarie 4 morti, alcuni feriti e due prigionieri. Il grosso, approfittando, della bassa nebbia e delle acque torbide del Taro riusciva a fuggire. Da parte nostra rimaneva ferita L’Apuano, commissario del distaccamento, Cosimo. Nel bot­tino, si rinvennero, importanti documenti militari.

Nella notte del 20 ottobre una squadra di pochi uomini, al comando di Bill e di Rolando, si recava nell’accampamento, degli alpini al Passo del Bocco e prelevava un’intera squadra di mitraglieri; complessivamente ot­to uomini armati, una mitragliatrice tedesca P. 42 e molte cassette di munizioni. Intensa la reazione nemica con fuoco di 75/13 che batteva la zona circostante per più ore. La notte del 31 dicembre 1944 s’iniziò il grande rastrellamento, concen­trico dell’inverno,. Una colonna nemica, forte di parecchie centinaia di uo­mini, attaccava le nostre posizioni nei pressi di Carniglia, difesa dal di­staccamento, Orlando. Dopo alcune are di combattimento il nemico, che evidentemente aveva esatte informazioni sulle nostre postazioni e sulla nostra forza, riusciva a sfondare aprendoci così la strada per Bedonia. Nella scontro il nemico subiva perdite. Da parte nostra un prigioniero ed un mulo, carica di materiale da casermaggio catturato. Si dispose per una linea di difesa corrente sul crinale tra l’Alta Val Ceno e la Val Lecca.

La mattina del 2 gennaio, 1945 gli alpini entravano, nella valle del Ceno, congiungendosi con altre forze provenienti da S. Stefano, d’Aveto. Una pun­tata dalla Val d’Aveto ci minacciava alle spalle. Ogni resistenza sarebbe stata contraria al più elementare criterio, strategica. Tuttavia, pur di mantenere la compattezza della formazione, ci si ritirava su una linea più ar­retrata versa le pendici del Monte Ragola. Il giorno 7 la Brigata al com­pleto, esclusi due distaccamenti che si sganciavano, verso Cereseto, tentava di rientrare in Val Ceno, in parte già rastrellata. Una colonna di tedeschi e mongoli  partita da Pertuso e scesa a Cornolo, attraversa lo, Zoallo, e la presenza di forze alpine a Illica e Ponteceno, nonché la nevicata eccezionale, impedivano il passaggio in massa.

La sera del giorno 7 la Brigata veniva frazionata in gruppi di 10 uomini guidati ognuno da un caposquadra pratico del luogo, per poter più agevol­mente durante la notte eludere la sorveglianza delle truppe accerchianti. Un gruppo di 80 uomini col Comando di Brigata, essendo stato avvistato e inseguito da colonne avversarie, riusciva, solamente dopo due giorni e due notti di marcia nella neve, a raggiungere la zona già rastrellata, nel­ l’alta Val Ceno. Nostre perdite complessive 7 tra uccisi e morti per assideramento; quaranta tra ammalati e congelati tra cui il comandante e il commissario di Brigata. Durante la marcia sulle montagne il distaccamento di soldati russi disertati dalle file tedesche si distinse particolarmente nell’aprire la strada nella neve assai alta.

Al rastrellamento dell’inverno seguì un lungo laborioso lavoro riorga­nizzativo. Si procedette ad una severa epurazione di elementi che il ra­strellamento aveva rivelato di scarso spirito partigiano. Riorganizzati i reparti si passò all’azione. Nella notte del 7 marzo uomi­ni del Battaglione Cosimo attaccarono in azione di disturbo le munite postazioni nemiche del Passo del Bocco. La reazione avversaria appoggiata dal fuoco di 75/13 fu intensa e durò per tutta la notte. Il Battaglione Turco portato si nella zona della Via Emilia attaccava a più riprese il movimento nemico il giorno 8 marzo distruggeva un’autobotte; la sera dell 10 attac­cava due camions carichi di truppa distruggendoli e il nemico lasciava sul terreno 14 morti; il giorno 12, sulla strada Salsomaggiore-Fidenza, attac­cava e distruggeva un camion infliggendo tre perdite e catturando un prigioniero; la mattina del 16 una pattuglia dello stesso Battaglione si spingeva nella piazza di Salsomaggiore attaccando il presidio delle Bande Nere durante l’istruzione; i militi si sbandarono in preda a panico.

Il giorno 20 marzo una pattuglia del Battaglione Cosimo, in collabora­zione con elementi della 1ªJulia, attaccava un pattuglione tedesco nei pres­si di Valmozzola causandogli perdite e mettendolo in fuga. Ai primi di marzo 1945 veniva costituita la Divisione << Val Ceno >>, for­mata dalle Brigate: 32a Garibaldi <<Monte Penna >>, 31a Garibaldi <<Coppelli>>, 31a Garibaldi «Forni», 135a Garibaldi. Secondo i piani prestabiliti dai nostri Comandi Superiori d’intesa col Comando Supremo Alleato, nel quadro delle azioni in grande stile per ap­poggiare l’ultima offensiva alleata sul fronte appenninico, la 32a Brigata Garibaldi, la notte dal 7 all’8 aprile 1945, prendeva posizione sulla strada

del Passo del Bocco. La mattina del 9 nostre pattuglie avanzate, entrate nei campi minati avversari, mitragliavano e colpivano ripetutamente con colpi di bazooka le postazioni nemiche. Una postazione di mitraglia era sconvolta. Il giorno 10 mattina 40 tedeschi partivano dal Passo per far saltare la strada in località Giarriette, dove in precedenza avevano scavato profonde buche per la sistemazione dell’esplosivo. Attaccati dal distacca­mento Cosimo, dovevano desistere dall’impresa subendo vari morti e feriti. Nella previsione che nuovi rinforzi giungessero al Bocco si pensò di prevenirli attaccando immediatamente. Alle 13,30 s’iniziò l’attacco contro le postazioni nemiche sistemate anche in caverne. Il tiro preciso dei nostri mortai mettevano a tacere i mortai loro e il pezzo da 75/13. Un deposito di munizioni colpito saltava e una casa adibita a caserma bruciava pro­vocando nuove esplosioni. Pure due boschi vicini prendevano fuoco ed un campo minato saltava. Vista l’impossibilità di un’ulteriore difesa i tede­schi e gli alpini si ritiravano, facendo saltare i 70 quintali di esplosivo che dovevano servire a interrompere la strada. La distruzione era così com­pleta. Le perdite loro assommarono a vari morti, numerosi feriti e quindici prigionieri. Da parte nostra due feriti.

Il giorno 11 nostre pattuglie si spingevano sulla strada Borzonasca ­Borgonovo e attaccavano una colonna che si ritirava dal Passo della For­cella, occupato dalle Brigate liguri. Il giorno 12 il distaccamento Fortunin, appoggiato dai mortaisti, attaccava in azione di disturbo il nemico concentrato in Borgonovo. Al Passo del Bocco furono ricuperate e rese in­nocue oltre 2000 mine. Ricevuto l’ordine di spostarci verso il Po, durante la marcia, il giorno 27 aprile i distaccamenti s’incontrarono, a Pieve di Cusignano, con una colonna tedesca che si ritirava dal fronte di Fornovo. Attaccata, la colonna si sbandava e veniva successivamente rastrellata da noi e da altri reparti. La Brigata proseguiva verso il Po incontrandosi con le truppe alleate avan­zanti sulla Via Emilia.

Raggiunto il Po, in operazioni che duravano più giorni, procedeva al rastrellamento della zona tra la Via Emilia e il Po nel territorio compreso tra Castelguelfo e Roccabianca, con ingente bottino in prigionieri, armi, materiale e cavalli. Il giorno 9 maggio la 32″ Brigata Garibaldi «Monte Penna», in assetto di marcia, prendeva parte alla sfilata generale delle Formazioni patriotti­che della provincia di Parma per le vie cittadine. Subito dopo, secondo le disposizioni superiori, consegnava alle autorità militari designate le armi strappate al nemico o ricevute dagli Alleati e tenute in pugno con onore per quasi 20 mesi di lotta.

Carlo Squeri, << Venor >>

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Autore: 4345Resistenza in Valtaro Val Ceno

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