La Repubblica Partigiana dell’Alta Valtaro avv. Gino Cacchioli

Uno degli episodi più significativi della guerra partigiana verificato si nell’Alta Val Taro in provincia di Parma, si svolse dai primi di giugno del ’44 alla fine di luglio dello stesso anno. Mentre i fatti di cui furono protagonisti i partigiani dell’Ossola e di Montefiorino sono stati ampiamente trattati, gli avvenimenti accaduti nel­l’Alta Val Taro, non hanno ancora costituito oggetto di studio da parte di coloro che si interessano delle vicende che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese in quel periodo.

Eppure, tratta si di uno dei più notevoli avvenimenti della guerra parti­giana se si pone attenzione non solo al significato politico di esso e ai fatti d’arme che lo contraddistinsero, ma, alla circostanza che un ampio terri­torio occupato dai tedeschi e posto nelle immediate vicinanze della linea Gotica, fu liberato da un gruppo di partigiani i quali lo difesero per oltre un mese in drammatiche condizioni. V’è da premettere, che in queste zone, l’attività partigiana aveva avuto inizio nel novembre del 1943.

I primi nuclei si erano insediati nell’Alta Valle del Ceno, posta ai piedi del Monte Penna, e nella zona di Monte Groppo e Groppo, due piccole frazioni queste del Comune di Albareto, estremo territorio parmense, con­finante con la regione Ligure e Toscana. Tali gruppi erano formati prevalentemente da giovani residenti nei paesi della VaI Taro, con i quali la popolazione del luogo aveva fin dal l ‘inizio collaborato.

L’attività di queste bande armate era stata sorprendente. Nel giro di pochi mesi, esse avevano registrato al proprio attivo impegnativi com­battimenti contro reparti nazifascisti e disarmato numerose caserme pre­sidiate da truppe nemiche. Questi nuclei, a loro volta, avevano dato vita ad altri gruppi di partigiani, che si erano trasferiti in altre province e divennero poi Brigate famose.

Verso la fine di maggio le formazioni partigiane operanti nell’Alta VaI Taro erano: la Beretta, la I Julia, il Gruppo Tarolli e la 32a Garibaldi. Gli effettivi armati si aggiravano complessivamente sui 600 uomini. Dal punto di vista politico, i primi partigiani non avevano una caratterizzazio­ne ben definita. Questa avvenne in un secondo tempo.

I comandanti, preoccupati di raggiungere il massimo dell’efficienza sul piano militare, temevano che !’influenza dei partiti potesse provocare dei motivi di discordia fra i combattenti. Anche l’azione del Comitato di Liberazione Nazionale non era stata incisiva.

I gruppi infatti erano sorti su iniziativa personale di alcuni volonterosi, intorno ai quali si erano poi raccolti altri giovani amanti di battersi per la libertà della Patria. L’ideale politico, che li animava, era rappresentato dal desiderio di abbattere la dittatura fascista, di lottare contro i tedeschi, ed era in loro predominante l’aspirazione di assicurare al Paese la conquista della libertà e della democrazia. Di essi, alcuni avevano già combattuto sui fronti della Russia, Grecia ed Africa, mentre altri erano alle loro prime esperienze militari.

L’efficienza di questi primi nuclei, anche sul piano organizzativo, era ottima. Essi, infatti, si suddividevano in piccoli distaccamenti formati da lO o 20 uomini e il comando era affidato a partigiani dotati di particolare coraggio. Più distaccamenti costituivano la compagnia e più compagnie il gruppo. Si preferiva la piccola unità ben armata, perché più mobile e più facilmente utilizzabile per gli attacchi di sorpresa. L’ordine era quello di non dare tregua alle forze avversarie e di im­pegnarle con rapidi colpi di mano. Le formazioni non erano però dotate di molte armi e munizioni.

Gli eventi, quindi, che ebbero inizio il 14 giugno 1944 si svolsero in tale quadro organizzativo e sotto la spinta di vari fattori fra cui la convinzione che gli alleati procedessero con maggior rapidità nella loro avanzata. Già dai primi giorni di giugno, tutte le formazioni operanti nell’Alta Val Taro, avevano predisposto i loro reparti ad un lavoro di meticolosa preparazione. I comandanti avevano, infatti, concordato di liberare tutto il territorio della Val Taro dai numerosi presidi nazi-fascisti ed era loro fer­ma.

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Autore: 4345Resistenza in Valtaro Val Ceno

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