



COMUNE DI BORGOTARO
INAUGURAZIONE DEL SACRARIO DEI CADUTI PER LA LIBERTA’
BORGOTARO, 26 LUGLIO 1964
Il cammino della libertà è costellato di croci
Ogni volta che dinnanzi a questo Sacrario recante le spoglie dei giovani sacrificati nella lotta per la Libertà vien fatto di scorgere una madre con il capo chino e il pensiero fisso nel ricordo di una giovinezza spenta all’improvviso, si rivive la scena di un addio dato vent’anni fa . .. quando con un paio di scarponi e un involto sotto il braccio Egli iniziava il cammino difficile sul sentiero della montagna, dove un pugno di coetanei avevano deciso di costituire una nuova comunità sottratta all’oppressione, al sopruso, alla negazione dei più elementari valori umani. Sapeva che una vita fatta
di sacrificio l’attendeva lontano dal conforto della famiglia, nella penuria di tutto, con la certezza di passare notti fredde all’addiaccio . . . ma quello, costellato di croci, era il sentiero della Libertà e tanto bastava a giustificare la scelta. Al Monte Penna guardavano i giovani borgotaresi nelle tristi giornate dell’inverno 1943-44, sotto le minacce dei proclami assurdi, in attesa che sull’onde dell’etere arrivasse il segnale convenuto (<< I promessi sposi >>), per evidenti motivi di equipaggiamento e finalmente la sera del 13 marzo la Radio trasmetteva la frase convenzionale. Il massiccio del Penna ha una estensione notevole (circa 2000 ha.) e alle sue pendici si trovano le costruzioni rudimentali disabitate di Chiesiuola, Selvola, Alpe e Setterone nel versante emiliano, mentre la caserma della Forestale nel versante ligure costituiva un punto base ideale per l’osservazione su tutto l’arco appenninico. Era una zona vasta, difficilmente controllabile dai presidi nemici dislocati nei centri maggiori e perciò favorevoli al gruppetto esiguo dei primi Patrioti e quando col primo lancio notturno dei rifornimenti (per la verità tanto esigui forse per mancanza di una valida referenza verso gli alleati) tutti erano in grado di possedere un’ arma che non fosse un fucile da caccia, il morale saliva alle stelle insieme col desiderio di lottare apertamente per riscattare un prestigio e una tradizione risorgimentale.
Alla notizia che un’autocolonna stava avvicinandosi alla zona, venne studiato un piano d’azione per sorprendere il nemico al Passo di Montevacà.
Purtroppo le cose non andarono come previsto (Pietro Ruggeri) e i ragazzi del Penna dovettero sganciarsi lasciando le postazioni: l’intervento di altre squadre ha poi scompaginato e volto in fuga gli attaccanti. Questo di Pasqua 1944 era il battesimo di fuoco, il collaudo dei mezzi e delle possibilità di lotta: dal Gruppo del Monte Penna i vari distaccamenti si spostarono dando origine a nuove Brigate. I giovani borgotaresi costituivano la I Julia (e poi il Gruppo Val Taro) trasferendosi in località Linari, sul fianco del Molinatico, donde lo sguardo spaziava sui tetti delle loro famiglie.
Un’intensa attività di colpi di mano lungo la ferrovia Parma-Spezia e la strada di fondo valle Taro (Mario Piscina) caratterizzano tutta la prima metà del mese di giugno: non passa giorno che non si compiano azioni di disturbo, di guerriglia (Guido Gardelli). Finalmente il 15 giugno i Patrioti che avevano lasciato quasi furtivamente le loro case, i parenti, le persone care, ritornano trionfanti alla luce del giorno e sfilano per le vie cittadine fra lo scroscio degli applausi e lo sventolio delle bandiere. Ma la giornata viene funestata dall’arrivo imprevedibile di due vetture tedesche, catturate in combattimento (Remo Dallara). Dieci giorni più tardi viene attuato da tutte le formazioni il piano di liberazione dell’intera Vallata e la I Julia occupa e presidia la stazione ferroviaria di Borgotaro. Alla fine del mese la situazione logistica diventa precaria per le retrovie tedesche che decidono una puntata in forze su Borgotaro, calando da Berceto; ma non arrivano a destinazione perché a Frascara vengono attaccati: sulla via del ritorno hanno preso molti ostaggi, la cui sorte è segnata. La I Julia, rinforzata da altri reparti blocca l’autocolonna sul torrente Manubiola (Bruno Antolini, Adolfo Marchini) e l’annienta. Intanto gli alleati bombardano il ponte della ferrovia ponendo in serio pericolo il presidio della stazione (Cesare Bassani). Pochi giorni dopo i tedeschi tentano di arrivare nella Valle liberata attraverso il passo del Bratello, contando sulla sorpresa (Gino Bozzia, Errico Vincenzo), ma a Grifola sono fermati e catturati. Le notizie delle ultime azioni avevano dimostrato ai nemici lo spirito e le capacità combattive di quelli che si ostinavano a chiamare « banditi» e coi quali non disdegnavano ormai di scendere a compromesso, a patti veri e propri fra formazioni regolari in guerra. E’ questo il periodo romantico della guerra di liberazione, alimentato dalla speranza di una celere avanzata degli alleati in seguito ai successi delle truppe sbarcate in Francia; è il momento della responsabilità democratica, di un nuovo senso civico.
Ma il 15 luglio le illusioni pacifiche finiscono perché ha inizio un grande rastrellamento: da Chiavari, dalla Cisa, dal Bratello in direzione di Gotra (Alberto Zanrè), dopo furiosi combattimenti (Lino Giovanazzi) i tedeschi, pagando a caro prezzo, riescono a passare sfogando in parte la loro ira sulla popolazione e sottoscrivendo poi un accordo per lo scambio dei prigionieri. Passata la furia, Borgotaro rimaneva sotto l’effettivo controllo amministrativo della I Julia, anche se un grosso presidio tedesco veniva collocato alla stazione ferroviaria appoggiato da un reparto di alpini della Monterosa. Ma i convogli in transito spesso saltavano in aria e quei tèdeschi che si avventuravano a depredare le case coloniche sovente finivano per essere catturati e internati in appositi campi di prigionia delle forze della Resistenza. L’attività continua e gli attacchi di sorpresa (Luigi Marioni, Mario Tagliavini, Eugenio Bigliardi) provocano un altro rastrellamento il giorno dell’Epifania del 1945. Reparti tedeschi addestrati ed equipaggiati per la guerra sulla neve, giungono nottetempo alla stazione ferroviaria e alle prime luci si incamminano nella Val Vona per sorprendere il Comando della I Julia dislocato a Caffaraccia, mentre contemporaneamente una colonna raggiunge il Monte S. Donna, per tagliare ogni via di scampo agli uomini del distaccamento
Antolini (magg. Alessandro Moroni). Ma la sorpresa non è riuscita perché la reazione è stata immediata ed efficace impegnando il nemico per tutta la giornata. Il generoso tentativo del distaccamento Piscina, avviatosi in faticosa marcia sulla neve alta per portare aiuto ai compagni impegnati, si infrange nello schieramento nemico appostato sul S. Donna, favorito dall’imperversare della tormenta e costituisce un luminoso esempio di sacrificio e di solidarietà umana (Gaspare Ferrari, Armando Tedaldi, Vittorio Catinella, Gino Quotisti, Domenico Terroni, Nino Castagnoli, Guido Ferrari). Con questo contributo di sangue (Oreste Grassi, Luigi Molinari, Sergio De Giorgi, Remo Balboni, Salvatore Passini, Cesare Bellocchio, Guido Bonatti, Eugenio Ronco, Severino Piovesan, Giuseppe Fochi) si sigla praticamente la fase più gloriosa della lotta di liberazione locale, culminata poi con la battaglia contro il presidio della stazione ferroviaria (Domenico Caccioli) all’inizio del mese di aprile (Luigi Barbieri) a Ostia Parmense, seguita da una serie nutrita di azioni di guerra sulle vie di comunicazione con la pianura (Teodoro Mussi).
Il sentiero glorioso iniziato sul Penna ha condotto gli eroi della I Julia al Po, la meta finale, l’ultima frontiera dei sacrifici e delle croci disseminate sul difficile percorso della speranza per la conquista della Libertà per tutti e per la Patria. Riconsegnate le armi, i combattenti borgotaresi della Resistenza hanno voluto ricordare coloro che hanno immolato la giovinezza sul campo di battaglia nel movimento di Liberazione, hanno rinunciato a una parte dei premi sudati per erigere un monumento degno di Loro, perché il ricordo viva nel pensiero dei posteri, simbolo di gratitudine e monito per la tutela dei valori universali di umanità.
Ma ancora tanti altri nomi gloriosi testimoniano nel Sacrario la dimensione del sacrificio alla causa della guerra di Liberazione. I Patrioti deceduti a Mathausen: Mario Malcotti, Guido Agnetti, Artemio Malcotti, Eugenio Frigeri, Ferruccio Ferrari, Albino Coprini, Bartolomeo Gabassa, Adelmo Bertoncini.
Deceduti in seguito a malattia contratta in guerra: Giuseppe Necchi-Ghiri, Enzo Mussi, Luigi Delgrosso, Antonio Mariani, Gino Fontana, Antonio Richetti, Giovanni Rolandi, Mario Mussi.
Vittime civili: Fernando Pellacini, Francesco Bozzia, Bruno Benci, Attilio Levanti, Girolama Cosciali, Rosetta Delnevo, Gaetana Raffi, Vittorio: Gavaini, Girolamo Brugnoli, Giuseppe Ruggeri, Giovanni Brugnoli, Mario e :Giovanni Salvanelli, Pietro Bracchi, Luigi Vincastri, Bruno Borzoni).
Camillo Del Maestro
Hanno operato nella Valle del Taro le seguenti formazioni:
I Brigata Julia
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Gruppo Valtaro
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II Brigata Julia
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Brigate Berretta (1, I I, I I I)
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Brigata Barbagatto
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Brigata Siligato
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XXXII Brigata Garibaldi
